Salvatore Vassallo, Corriere della Sera 6/12/2007, 6 dicembre 2007
La proposta di un «nuovo bipolarismo » avanzata da Walter Veltroni non ha messo sotto tensione solo i rapporti tra i partner del centrodestra
La proposta di un «nuovo bipolarismo » avanzata da Walter Veltroni non ha messo sotto tensione solo i rapporti tra i partner del centrodestra. Com’era prevedibile, trattandosi di un disegno che mira a ridisegnare il sistema politico, ha fatto emergere prospettive divergenti anche all’interno della coalizione di governo e dello stesso Pd. La rivolta dei micro-partiti non esprime in se stessa una strategia, ma solo, come è ovvio, l’ostinato tentativo di mantenere a ogni costo privilegi impensabili, a fronte del due per cento dei voti o anche meno: un generoso finanziamento pubblico, risorse e staff per i gruppi parlamentari, un posto assicurato nel governo e un potere di veto di ultima istanza sulle sue decisioni. Privilegi per alimentare i quali si è spinti a cercare ogni giorno «visibilità», logorando la capacità di decisione e l’immagine pubblica dell’esecutivo di cui si è parte. Peraltro i leader dei micro-partiti dovrebbero intuire che, dopo questa legislatura, quale che sia il sistema elettorale, se il centrosinistra si presentasse un’altra volta di fronte agli elettori nel formato arlecchino del 2006, le chances di vincere sarebbero pari a zero. Gli elettori portati in dote da ciascuno di loro ne allontanerebbero altri a causa della scarsa credibilità dell’insieme. C’è invece una strategia politica e un preciso disegno dietro il sostegno al modello tedesco, come ha detto con la consueta schiettezza Massimo D’Alema. Non è una teoria nuova perché, con lievi varianti, fu già alla base dell’esperimento del primo governo da lui presieduto alla fine degli anni novanta. Il sistema tedesco serve per consentire l’affermazione di un «centro cattolico» con cui il Pd possa dialogare e magari intessere accordi parlamentari. Lasciamo perdere per un attimo il quesito se questo «centro cattolico», dopo aver ottenuto quello che cerca, abbia effettivamente interesse a dialogare con il Pd. Cosa possibile solo se divenisse ago della bilancia tra i due poli o perno di una coalizione simile al pentapartito, che taglia stabilmente le estreme e dunque ammazza del tutto il bipolarismo. Ma perché mai, dentro lo schema di una «sinistra laica» che dialoga con il «centro cattolico », Enrico Letta e Francesco Rutelli dovrebbero rimanere nella prima casella? Se si prende per buono lo schema concettuale dalemiano il Pd diventa al limite un posto per «cattolici di sinistra», simili a quelli già arruolati dal Pci negli anni Settanta o dal Pds-Ds nei decenni successivi. Ciò detto, la mia personale impressione è che, alla fine dei conti, questo schema non porti alcun vantaggio né al centrosinistra, né al Pd, né a sue componenti, né tanto meno alla stabilità dei governi, ma solo una straordinaria rendita di posizione per alcuni gruppi di interesse e per l’onorevole Casini. Nel frattempo, chi è diffidente verso il «nuovo bipolarismo» perché teme sia poco bipolare, viaggia in ordine sparso: si va dalla richiesta delle istituzioni della V Repubblica Francese con semipresidenzialismo e doppio turno (Parisi), al ritorno al Mattarellum (Bindi), strizzando l’occhio a Pecoraro, Mastella, Diliberto, Boselli, Di Pietro; dall’evocazione di un sistema elettorale che non solo abbia una soglia antiframmentazione elevata ma anche un consistente premio di maggioranza (Andreatta), alla ipostatizzazione del taglia e cuci referendario (Guzzetta). La mia personale impressione, che so essere speculare alla loro, è che queste posizioni, oggi, essendo prive di una strategia, stiano portando inconsapevolmente acqua al mulino dei tedescofili. Nell’ipotesi migliore, se prima i proporzionalisti non avranno avuto la meglio in parlamento, vanno bene per prendere tempo in attesa di un risultato referendario che si presume salvifico. Resta il fatto che, prima o dopo il referendum, il Pd dovrà scegliere se puntare su un bipolarismo basato su due grandi partiti che si contendono l’elettorato di centro e su pochi altri partiti di dimensioni medie collocati sulle loro ali, se puntare su un sistema elettorale che incoraggia il partito del «centro cattolico», oppure se è meglio semplicemente rimanere dove siamo, nel pantano del bipolarismo frammentato, pur di non irritare i nanetti.