Claudia Voltattorni, Corriere della Sera 6/12/2007, 6 dicembre 2007
MILANO
Sembra impossibile. Ma è così. Il loro numero aumenta di anno in anno. Anzi, in tre anni sono più che raddoppiati. Non ci sono crisi economiche che tengano. Gli ultramiliardari, quelli che la rivista americana
Forbes fotografa per dritto e per traverso, si moltiplicano. Americani e russi, ma anche indiani e sudamericani: l’ultimo conteggio del 2007 ne ha scovati 946 in tutto il mondo. Nel 2006 erano 793. Nell’86, 140. In testa c’è sempre Bill Gates, (56 miliardi di dollari a 52 anni), ma ormai è un veterano. A colpire sono altri. Quelli che parlano russo. Roman Abramovich (18,7 miliardi di dollari, classe ’66) è il capofila dei 53 miliardari from Russia che solo un anno fa erano 33. O gli indiani: industriali, maghi della finanza, banchieri d’Oriente passati da 14 a 36 nella
top list.
Fortune facili, si dice, rapide, e, per alcuni, senza storia alle spalle. Molti stra-ricchi sono giovani, alcuni poco più che quarantenni, la maggior parte sono
self-made men, uomini che arrivano dal nulla, spesso orfani, che in poco tempo mettono insieme patrimoni inestimabili. Ieri sconosciuti, oggi protagonisti per le loro imprese. E per le loro spese. Perché gli iper-ricchi non si fanno mancare niente. Anzi, l’obiettivo per molti di loro sembra essere «più ho meglio sono ». E quel «più» deve essere «unico». Lo spiega bene il giornalista del Wall Street Journal
Robert Frank che sugli «assurdamente ricchi» ha scritto il libro
Richistan: viaggio attraverso il boom della ricchezza americana e le vite dei nuovi ricchi: «La sfida è distinguersi: vogliono cose che nessuno può permettersi, la vittoria è riuscire ad essere sempre un passo avanti». Possibilmente sborsando più di tutti.
Bastava fare un salto alla Fiera dei milionari appena conclusa a Mosca (la prossima è ad Amsterdam, da oggi al 10 dicembre). Tra gli stand (molti italiani) era tutto un luccichìo di brillanti, ori, rubini su telefonini, letti, lampadari, macchine. Il nuovo stra-ricco ama sbrilluccicare per meglio farsi notare. Così, perché non dotare la Bentley di cerchioni con diamanti incastonati? Un milione di dollari. Oppure regalarsi una Mercedes incrostata di Swarovski (prezzo su richiesta) e il tavolino da salotto che si regge sulle zanne di un vero mammuth (270 mila dollari)? «Lo sviluppo del gusto richiede molto tempo», dice l’organizzatore della Fiera Yves Gijrath, che vorrebbe insegnare ai miliardari russi soprattutto che «lusso non si traduce solo in costoso, ma anche in tradizione e storia di un marchio».
Alcuni abitanti di Richistan lo hanno capito. Tanto che farebbero follie per un orologio Patek Philippe in serie limitatissima (intorno al milione di euro), incluse liste d’attesa di anni. Farebbero la fila anche per il jet privato, indispensabile per ogni ultraricco (ma molto ambito anche dagli altri). Il G550 della Gulfstream, scrive Time, è il più ricercato: 47 milioni di dollari per un’attesa che arriva al 2011. Peggio se l’ultraricco sceglie il nuovissimo 787 Dreamliner della Boeing: paga 188 milioni di dollari e aspetta fino al 2015.
Altri «richistani» invece spendono milioni «per avere appeso al muro il nome famoso, come se fosse uno status». Ma «le opere d’arte devono dare un’emozione – spiega Mario D’Urso, maestro d’eleganza italiano ”, io ho appena comprato una scultura di Manetti che mi ha emozionato e senza spendere una fortuna ». Il punto, riflette D’Urso, è che «i nuovi ricchi hanno una grande insicurezza perciò esibiscono tutto ciò che hanno». Però, aggiunge l’ex senatore, «meno male che ci sono, le grandi famiglie di un tempo erano molto morigerate, i nouveaux riches invece sono spendaccioni, un po’ cafoni, ma almeno fanno girare i soldi, mica si tengono tutto, è una specie di redistribuzione della ricchezza». E poi, «sono divertenti », interviene Giuseppe Scaraffia, professore di letteratura e frequentatore di salotti, soprattutto a Roma dove «di nuovi ricchi se ne vedono parecchi: hanno l’argenteria e poi mangiano con la bocca aperta». Li ha studiati bene: «Per quanto squali nei loro ambienti, tanto sono impacciati, ingenui e insicuri a contatto con la mondanità». Molti di loro pagano perfino qualcuno che li introduca negli ambienti giusti, dove poi, racconta lo studioso, «vengono sfruttati da parassiti che li trattano da animali da circo». E loro si fanno sfruttare, pagando sempre per tutti nella speranza di «ripulirsi». Gente senza storia né blasoni gli ultra-ricchi, ma con anni di fatica per accumulare ricchezza, «che però le seconde generazioni snobbano e le terze dilapidano». Ieri c’era il parvenu
del Grande Gatsby. Ora, sospira Scaraffia, «è tutto un clima da "Isola dei famosi"».
Claudia Voltattorni Status e lusso
In alto, a sinistra, il Boeing 787 Dreamliner, il top del jet privato per chi può: 188 milioni di dollari con lista d’attesa fino al 2015.
Qui sopra, cellulare ricoperto di diamanti: un milione di dollari
I parassiti
«Pagano sempre per tutti. E sono circondati da parassiti che li trattano come animali da circo»