Varie, 5 dicembre 2007
BETTIO
BETTIO Giorgio Treviso 10 febbraio 1956. Professore di scuola superiore secondaria. Consigliere comunale a Treviso, «[…] dagli scranni del Palazzo dei Trecento [...] ha trovato la soluzione e la urla in piena seduta: ”Con gli immigrati dobbiamo usare lo stesso metodo delle SS, punirne dieci per ogni torto fatto a un nostro cittadino”. Accade [...] quando è ormai sera tarda e in consiglio comunale la soglia dell’attenzione è già scemata; talmente scemata che nessuno batte ciglio. Solo il sindaco Gian Paolo Gobbo, leghista già firmatario dell’ordinanza Bitonci, annuisce. Confuso il pretesto che muove il vendicativo Bettio: una cosa da assemblea condominiale più che da consiglio comunale, perché pare che il cittadino che ha subito ”il torto” lo abbia patito sulle scale del palazzo dove abita. ”Non è possibile che gli immigrati vengano a vivere nei nostri condomini - protesta Bettio - e poi si comportino da ras del quartiere”. Da qui l’idea di andare a ripescare nella storia quel che la storia dovrebbe aver insegnato a cancellare per sempre: punirne dieci per ogni torto subito. L’onda lunga della notizia arriva a Roma, e quel ”come i nazisti” non può passare sotto silenzio. In serata arrivano le reazioni ed è condanna unanime. Il vice presidente della Camera Pierluigi Castagnetti, del Pd, invita i vertici della Lega a condannare le affermazioni di Bettio, poiché’ ”alimentare odio e disprezzo è ginnastica fin troppo facile ma sempre irresponsabile”. Per il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero, ”la Lega ha detto finalmente quello che davvero pensa, gli immigrati sono il capro espiatorio sociale su cui far cadere i problemi di un’epoca, così come è stato per gli ebrei da parte dei nazisti». Per la senatrice, ed ex partigiana, Lidia Menapace sono ”parole agghiaccianti”. Dalla Lega stigmatizzano: per il segretario piemontese Roberto Cota sono ”frasi un po’ forzate”, dovute ”all’esasperazione che ci sta dietro”, mentre l’eurodeputato Mario Borghezio sia augura sia ”solo una battuta, altrimenti sarebbe un’espressione inaccettabile”» (Anna Sandri, ”La Stampa” 5/12/2007). Il giorno seguente chiese scusa: «[…] Ho sbagliato, ha detto, ma dovete capirmi, un immigrato aveva minacciato la mia mamma e la mamma è sempre la mamma. Nessuno ha trovato nulla da replicare a questa sacrosanta affermazione, tratta dall’articolo 1 della Vera Carta Costituzionale (il testo letterale recita: l’Italia è una Repubblica di individualisti fondata sulla mamma). Anche quel bravo figlio di leghista tiene una mamma in fondo al cuor e questo giustificherà pure un peccatuccio di nazismo [...]» (Massimo Gramellini, ”La Stampa” 6/12/2007).