Mattia Feltri, La Stampa 4/12/2007, 4 dicembre 2007
La sollecitudine e la durezza con cui si risolve il problema Forleo sono forse altri indizi dell’ingresso nella Terza repubblica
La sollecitudine e la durezza con cui si risolve il problema Forleo sono forse altri indizi dell’ingresso nella Terza repubblica. La Prima morì (anche) per mano della magistratura. La Seconda non è decollata (anche) per il conflitto irrisolto fra il potere legislativo e quello giudiziario, e culminato dieci anni fa nel fallimento della Bicamerale di Silvio Berlusconi e Massimo D’Alema dopo la sentenza di Gherardo Colombo: « figlia del ricatto». Oggi il giudice delle indagini preliminari del tribunale di Milano - il tribunale che ha spesso comandato la vita pubblica italiana - vive gli effetti di uno spietato isolamento; interno ed esterno, ma comunque della corporazione. Il procuratore aggiunto Armando Spataro ha chiesto ieri la ricusazione del gip Clementina Forleo designata ad accogliere o respingere la domanda di processo per un presunto terrorista islamico. Secondo Spataro - monumento della magistratura di sinistra - l’inadeguatezza della Forleo ha presupposti tecnici: si è già occupata del caso e non può replicare; se ne occupò, infatti, e ne derivò una polemica furibonda con la Procura. Orientamento unanime al Csm Nel pomeriggio, poi, si è conosciuto l’orientamento sostanzialmente unanime (le piccole divergenze sono state assorbite senza dolori) con cui la commissione del Consiglio superiore della magistratura formalizzerà oggi la procedura di trasferimento d’ufficio per la signora Forleo. Il Csm si appresta a stabilire la sua incompatibilità ambientale e funzionale, e cioè è incompatibile con i colleghi e con i collaboratori, turbati delle sue accuse e dai suoi atteggiamenti, ed è incompatibile con il ruolo di giudice monocratico. Leggeremo le motivazioni, ma si può dedurre che, secondo il Csm, la Forleo non possiede più la serenità e la caratura per occupare un ruolo solitario, come è quello del gip. Dovrà essere riciclata in posizioni ad autonomia più limitata: pm oppure giudice in organo collegiale. una punizione di eccezionale gravità, casi simili troveranno forse domicilio negli archivi, non nella memoria. Le ragioni trovano invece supporto nelle parole spese ieri dalla vicepresidente della Commissione, Letizia Vacca, laica del Partito dei comunisti italiani: «Clementina Forleo e Luigi De Magistris sono cattivi magistrati e non perché fanno i nomi dei politici». L’ultimo pessimo segnale Sarà magari vero. Giuristi di solida reputazione hanno dichiarato abnormi i metodi e lo stile dei due, sia sotto l’aspetto procedurale sia negli appelli al popolo per mezzo della televisione. L’unanimità raggiunta ieri nella Commissione del Csm è un sintomo ulteriore, e merita attenta valutazione. Il silenzio o l’ostilità dell’intero catalogo politico - che per tradizione si è diviso fra sostenitori e avversari della magistratura, e non sempre per nobili fervori democratici - sono un ultimo pessimo segnale indirizzato al gip milanese. Non si trova un suo difensore, non uno, nelle istituzioni né nei palazzi di giustizia, dove in altri tempi e per vicende non del tutto dissimili si sono profuse energie ed eloquio a protezione della sacralità togata. C’entrerà poco che De Magistris indagasse su Romano Prodi e sul ministro della Giustizia, Clemente Mastella. E che la Forleo volesse inchieste più approfondite su Piero Fassino e su D’Alema. Entrambi verrano traslocati e sottratti al lavoro cominciato. Questo conta: verrano traslocati nell’accordo planetario e con la patente di folli, o giù di lì. Stampa Articolo