Sito RaiUno, 2001, 4 dicembre 2007
Intervista a Fabrizio Frizzi Qual è stata la sua prima esperienza in tv? La mia carriera incominciò sabato 25 ottobre 1980 col programma Il barattolo, pomeriggio di giochi e intrattenimento per ragazzi su quella che allora si chiamava Rete Due
Intervista a Fabrizio Frizzi Qual è stata la sua prima esperienza in tv? La mia carriera incominciò sabato 25 ottobre 1980 col programma Il barattolo, pomeriggio di giochi e intrattenimento per ragazzi su quella che allora si chiamava Rete Due. Inizialmente facevo i collegamenti esterni con Roberta Manfredi, poi fummo coinvolti anche nella conduzione del programma. Cosa pensa quando si accendono le telecamere? Penso che c’è qualcuno - dall’altra parte dell’obiettivo - che mi sta guardando e che non si accontenta di poco. Che ha un forte spirito critico e che forse non sarà soddisfatto di me anche se darò il massimo. A mio vantaggio il fatto che la luce rossa delle telecamere dà una scossa, una scintilla che fa innescare la classica marcia in più. Cosa farebbe se non lavorasse in tv? Potrei fare le seguenti cose: il pilota extra-large in gare di formule minori (col sogno di una gara in F1), il pianista di piano bar, il compositore di canzoni (e talvolta cantante delle stesse), il ristoratore, il contadino. Cosa guarda in tv? Preferisco in assoluto i programmi degli anni ’60, del sabato sera (Studio Uno, le Kessler, Vianello, Panelli e Valori e la meravigliosa Sylvie Vartan!) Qual è il suo sogno nel cassetto? Cantare a Sanremo (in gara, visto che non riesco a presentarlo). Il momento più felice? In tv? Quando ho finito - con un’ora e venti minuti di ritardo - la mia prima trasmissione in prima serata. Era Europa Europa, il 5 marzo 1988: capii che ero riuscito a superare l’ostacolo della prima volta nel mitico Teatro delle Vittorie, un esordio che non mi aveva fatto dormire per mesi. Il suo porta fortuna? Non sono ostinatamente scaramantico. Ogni tanto non mi dispiace accarezzare qualche cornetto rosso che, nel tempo, mi è stato regalato e che ho disperso qua e là. Contro la cattiveria degli altri ho uno specchio ideale (come le città rinascimentali) che rimanda al mittente ogni eventuale maledizione. Il momento più imbarazzante? Uno dei momenti più imbarazzanti e formativi della mia carriera è legato alla mia prima trasmissione televisiva Il barattolo, durante la quale avevo anche un angolo con un vero e proprio monologo comico. Per poterlo fare bene, avrei dovuto studiarlo a memoria mille volte e invece non avevo mai il tempo. Quindi studiavo un po’ e poi cercavo di andare a braccio. Ma non essendo un attore comico, né avendo la preparazione adatta, in una particolare occasione, a metà del monologo cominciai a perdere il filo e farfugliando parole senza senso - non volevo arrendermi - piano piano rimasi senza parole. Oggi mi pare incredibile ma è proprio successo! Feci la classica scena muta, una delle cose più brutte che possa capitare ad un professionista. In quell’occasione fui salvato dalla disponibilità e dalla generosità di Gianni Agus che era ospite del programma e che mi trasse d’impaccio con grande maestria. In quell’occasione fu talmente forte l’umiliazione della brutta figura, che promisi a me stesso che non mi sarei mai più fatto trovare impreparato. Da allora ho sì improvvisato mille volte, ma sapendo molto bene che cosa stavo facendo. Il complimento più simpatico che ha ricevuto? Quelli che fanno piacere sono i complimenti di chi ti sente quasi come un familiare, come qualcuno che ti tiene compagnia e riesce anche a farti venire il buonumore. Il complimento più fantasioso me lo fece il mio capostruttura Maffucci al termine di un programma tortuoso di presentazione dei palinsesti Rai: mi disse "bravissimo, hai chiuso nei tempi giusti!". E non per aver cantato bene una canzone, non per una particolare intervista ben riuscita, non per una battuta particolarmente brillante, ma solo perché avevo chiuso in tempo. Simpatico, no? La sua qualità migliore? La facilità di comunicare. Il difetto che vorrebbe eliminare? Vorrei essere più concreto nella gestione della trasmissione in corso. Ma nell’ultimo anno ho fatto buoni passi avanti. Il suo piatto preferito? Spaghetti aglio olio e peperoncino (ma anche col pomodoro fresco vanno benissimo). La sua canzone del cuore? Ne ho tante. Ognuna segna qualcosa d’importante. Penny lane (Beatles), Senza neanche avvisare (Concato), con Giovanni (Battisti), Io e te (Canzone di Gianni Togni che ricorda a me e mia moglie Rita i nostri primi tempi). Il suo viaggio ideale? Anche qui tre tipologie molto diverse: fuga d’amore (dal week-end alla settimana, dovunque), zingarata con amici (poco praticata, ma ce ne vorrebbe una ogni sei mesi) o fuga sportiva per vedere un bel grand prix - preferibilmente dall’altra parte del mondo. Chi è il suo angelo custode? Mio padre. La sua passione segreta? Le emozioni forti, tutte. La domanda che nessuno le ha fatto? Perché non vai da Marzullo a farti fare le solite domande? Oppure, più imbarazzante: perché non scappiamo insieme? (faccia sgomenta) Cosa le piace di una donna? Prima di tutto l’espressione degli occhi. Per chi volesse contattarla? Se volete mandarmi comunicazioni ed entrare in contatto con me, potete farlo scrivendo alla e-mail: fafrizzi@tin.it Accetto tutto, critiche e commenti affettuosi. E appena potrò, risponderò a tutti. Col computer, obiettivamente è più facile. Grazie per la pazienza e a presto.