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 2007  dicembre 04 Martedì calendario

In un libro molto interessante («La politica estera dell’Italia. Dallo Stato unitario ai giorni nostri», Edizioni Laterza) Giuseppe Mammarella e Paolo Cacace ricordano che l’accordo del 1987 tra americani e sovietici rese superflua l’installazione a Comiso di quei missili Cruise che tanto avevano agitato le nostre piazze quattro anni prima, e scrivono: «In verità quell’accordo – al di là del suo significato psicologico – non comportava alcun vantaggio per l’Italia

In un libro molto interessante («La politica estera dell’Italia. Dallo Stato unitario ai giorni nostri», Edizioni Laterza) Giuseppe Mammarella e Paolo Cacace ricordano che l’accordo del 1987 tra americani e sovietici rese superflua l’installazione a Comiso di quei missili Cruise che tanto avevano agitato le nostre piazze quattro anni prima, e scrivono: «In verità quell’accordo – al di là del suo significato psicologico – non comportava alcun vantaggio per l’Italia. Al contrario, rappresentava un declassamento poiché la rimozione dei Cruise (...) riduceva l’importanza strategica del nostro Paese agli occhi alleati e soprattutto degli Stati Uniti». Mi sembra che tale affermazione non tenga conto dell’influenza di altri fattori d’ordine «psicologico» sulla popolazione, quale quello di trovarsi nella posizione di «bersaglio nucleare principale». Ma se ciò fosse generalmente vero, dovremmo considerare che la Polonia e la Repubblica Ceca, per il solo fatto di essere state scelte, anche se principalmente per la loro posizione geografica, quali siti per il nuovo sistema di difesa missilistica programmato dagli americani, assurgano «ipso facto» a un ruolo gerarchico più importante nel contesto internazionale? Pierpaolo Merolla p.merolla@telenet.be Caro Merolla, R icordo ai lettori che l’installazione dei missili Cruise a Comiso fu il risultato di una vicenda iniziata nella seconda metà degli anni Settanta, quando i sovietici cominciarono a collocare nella Russia occidentale gli SS 20: missili nucleari con testate multiple, un nuovo sistema di puntamento e una gittata (circa 3.000 km) che permetteva ai sovietici di tenere sotto tiro tutte le città europee. Quando il cancelliere tedesco Helmut Schmidt denunciò il pericolo ed esortò la Nato a reagire con l’installazione di missili americani in alcuni Paesi dell’Alleanza, il governo italiano, presieduto da Francesco Cossiga, sostenne l’iniziativa. Più tardi Bettino Craxi confermò la scelta di Cossiga e contribuì così al buon rapporto che ebbe, nonostante l’episodio di Sigonella, con l’America di Ronald Reagan. Avremmo avuto una base missilistica americana a Comiso, quindi, se Reagan e Gorbaciov, alla fine del 1987, non avessero deciso l’eliminazione di tutti i missili di media gittata installati in Europa.  giusto affermare, come fanno Mammarella e Cacace, che l’intesa sovietico-americana privò l’Italia di una parte della sua importanza strategica? Credo che occorra tenere conto del ruolo che le basi hanno avuto durante gli ultimi cinquant’anni nelle relazioni fra gli Stati Uniti e i loro alleati europei. Se le relazioni sono equilibrate e tendenzialmente paritarie, l’apertura e la chiusura di una base hanno, tutto sommato, una importanza relativa. Anche la Gran Bretagna, in quella occasione, dovette rinunciare ai missili Pershing che gli americani si apprestavano a installare sul suo territorio. Ma le basi americane nel Regno Unito sono pezzi di un rapporto molto più ricco e vario di quello che ha tradizionalmente legato Roma a Washington. Gli inglesi cedono una parte della loro sovranità territoriale agli americani, ma hanno armi nucleari, spendono per le forze armate una somma considerevolmente superiore a quella dell’Italia, dispongono di un servizio di Intelligence efficace che rende all’America servizi notevoli. Priva di queste virtù, l’Italia invece paga la propria sicurezza fornendo all’America il suo territorio. Se a questa ragione lei aggiungerà che un governo di centrosinistra non può permettersi di litigare con gli Stati Uniti, comprenderà meglio perché sia stato consentito agli americani il raddoppio della base di Vicenza.