First Panorama 23/11/2007, FRANCESCO BONAMI, 23 novembre 2007
GAGOSIAN
First Panorama 23 novembre 2007. L’ultimo film del mitico Sidney Lumet si intitola Before the devil knows you’re dead (Prima che il diavolo sappia che sei morto). Pensando al gallerista americano Larry Gagosian si potrebbe immaginare una versione intitolata Before the devil knows you’re an (good) artist, ovvero Prima che il diavolo sappia che sei un (bravo) artista. Infatti, nel mondo dell’arte, molti considerano Gagosian il Diavolo, uno che, per comprarsi l’anima di un grande artista, è disposto a spendere qualsiasi cifra. Go-Go, come lo chiamano gli addetti ai lavori, non è in realtà né più buono né più cattivo di altri galleristi, ma è il più bravo. In ogni caso, nell’infernale mercato dell’arte contemporanea di oggi, è meglio essere Lucifero, Satana o Belzebù che un diavoletto qualsiasi. Gagosian ha una grande passione per l’arte, anche se ancora più grande è la sua passione di venderla. I detrattori, sbagliando, dicono che sia ignorante e cinico, non accorgendosi che la sua è solo una strategia per muoversi indisturbato fra i collezionisti spesso sospettosi di chi ne sa più di loro. La storia di Larry Gagosian, classe 1945, inizia a Los Angeles, quando vendeva manifesti a Santa Monica per 15 dollari. La leggenda vuole che i primi grandi affari li abbia fatti fotografando capolavori di Lichtenstein, Warhol o Jackson Pollock dalle riviste di arredamento e architettura, per poi proporli a possibili acquirenti all’insaputa dei proprietari. Quanto di vero ci sia in questa storia non si sa, ma certo descrive bene il personaggio. Gagosian, infatti, è famoso per essere uno che non ha fretta, anzi. Quando lo intervistai molti anni fa nella sua, allora unica, galleria su Madison Avenue (oggi ne ha due a Chelsea, due a Londra e il 15 dicembre ne inaugurerà una a Roma con una mostra di Cy Twombly), gli chiesi se avesse mai provato a convincere Bruce Nauman, uno dei più importanti artisti americani contemporanei, a esporre nella sua galleria. Mi rispose, serafico: "Certo! Ma la risposta è stata no". La cosa lo disturbava? "Nemmeno per sogno, una delle mie regole è ”mai dire mai”". In-fatti, con tanti altri, da Jeff Koons a Damien Hirst, da Richard Serra a Cy Twombly, a giovani rampanti come il nostro Francesco Vezzoli o Ellen Gallacher e Douglas Gordon, non c’è voluto molto per strappare un sì.
Oltre al denaro, sul piatto, il nostro Larry mette anche il glamour delle sue inaugurazioni dove arrivano stelle di Hollywood, quelle della finanza e i più importanti collezionisti e direttori di museo del mondo. Gagosian, con il suo aspetto a metà fra lo Steve McQueen di Bullit, Lee Marvin e il Clint Eastwood dell’Ispettore Callaghan, ha un fascino molto particolare.
Ai suoi opening, anziché lavorarsi istericamente gli invitati come molti suoi colleghi, si aggira rilassato come se quello che gli sta attorno non lo riguardasse. Non ignora - ma nemmeno adora - i suoi ospiti, creando attorno a sé un alone intrigante. In un mondo dell’arte dove i galleristi si comportano con gli artisti come madri troppo protettive, Gagosian si presenta come il compagno di scuola con il quale si può giocare a tennis, farsi una bevuta o semplicemente cenare parlando di donne e di macchine, senza annoiarsi con l’arte e con gli affari.
Chi lo ha visto in azione conferma che questo eterno giovanotto dai capelli bianchi e la faccia segnata dall’acne ha la capacità di mimetizzarsi di un camaleonte. Se, a una cena, Cy Twombly lo fa sedere accanto alla zia novantenne anziché al direttore di un museo, lui non fa una piega, conversando amabilmente con la vecchietta e magari aiutando a sparecchiare. La potenza di Gagosian è quella di saper nascondere il proprio potere e di esibirlo solo quando necessario. Un’altra delle sue qualità - o difetto, dipende dai punti di vista - sta nel saper individuare le persone giuste con le quali lavorare. Arrivato a New York, Gagosian capì subito che la persona giusta era il mago del business dell’arte contemporanea, il leggendario Leo Castelli, dal quale si fece prendere sotto protezione. A vederli insieme, i due galleristi non potevano sembrare più diversi: uno piccolo, l’altro grande; uno elegante e fragile, l’altro grezzo e robusto; uno più diplomatico della Regina d’Inghilterra, l’altro sfacciato come un cowboy. Eppure, in arte e in affari, erano sulla stessa lunghezza d’onda. Castelli, che non aveva eredi qualificati ai quali passare lo scettro e i segreti del mestiere, trovò in Gagosian il suo successore naturale. La difficoltà, per il vecchio gallerista, era tenere a freno la curiosità e la bramosia del collega più giovane.
Si racconta che un giorno Gagosian, dopo infinite suppliche, ottene da Castelli il permesso di seguirlo da un collezionista molto riservato per vedere un’importante opera di Roy Lichtenstein assolutamente non in vendita. La visita durò solo pochi minuti. Qualche settimana dopo Castelli, visitando la casa di un altro collezionista, si trovò davanti lo stesso quadro. Sconcertato, chiese al proprietario da chi lo avesse acquistato e la risposta fu: "Da Larry Gagosian". Gagosian, infatti, non solo vende arte, ma è in grado di farla vendere e di farla comprare rendendo felici contemporaneamente, e sorprendentemente, acquirente e venditore. Recentemente ha ”aiutato” un collezionista a comprare una Marilyn di Andy Warhol per 80 milioni di dollari riuscendo a convincere, si fa per dire, chi ce l’aveva a rinunciarci. Per la galleria di Gagosian lavorano ex esperti di Sotheby’s e Christie’s, ex critici ed ex galleristi molto ben pagati. Gli spazi che Gagosian apre non sono mai semplici sfoggi di grandiosità, ma hanno obiettivi precisi. La prima galleria a Chelsea, Gagosian la costruì pensando esclusivamente alle mastodontiche opere dello scultore Richard Serra. E a convincere l’artista fu proprio il luogo che il gallerista era stato in grado di mettergli a disposizione per la sua arte, dimostrando di capire meglio di altri di cosa si trattava. C’è chi si chiede perché uno come Gagosian venga ad aprire una galleria a Roma, piazza sonnolenta per l’arte contemporanea in confronto a Londra o Manhattan. Sicuramente, come nel caso di Serra, l’obiettivo anche se non dichiarato deve essere preciso. L’Italia è una miniera inesplorata di collezioni di arte moderna e contemporanea private e nascoste. Il mercato di artisti come Fontana o Burri, per non parlare di quello di De Dominicis, è ancora tutto da sfruttare, nonostante i prezzi possano sembrare già alti. Uno come Larry Gagosian, in una situazione come questa, va a nozze. Per uno che ogni anno maneggia centinaia di milioni di dollari e ne guadagna di persona probabilmente una cinquantina, una galleria a Roma influisce sulla sua economia come un posto macchina in un garage per una persona normale. La sua libertà di manovra sarà dunque totale. L’unico pericolo, allora, per il nostro gallerista ”pigliatutto” è che il Diavolo, prima o poi, si accorga di chi è davvero Larry Gagosian.
FRANCESCO BONAMI