Oggi 14/11/2007, Alessandro Penna, 14 novembre 2007
La superdonna è (quasi) sola. Oggi 14 novembre 2007. Milano, novembre Le foto esclusive di questa pagina potrebbero avere due didascalie separate da una differenza che è piccola a parole, enorme nel significato: "Una donna sola al comando", ma anche "Una donna sola allo sbando"
La superdonna è (quasi) sola. Oggi 14 novembre 2007. Milano, novembre Le foto esclusive di questa pagina potrebbero avere due didascalie separate da una differenza che è piccola a parole, enorme nel significato: "Una donna sola al comando", ma anche "Una donna sola allo sbando". La donna sola è Clementina Forleo, gip che ha rinunciato per protesta alla scorta e che vedete passeggiare per Milano seguita e sorvegliata, a una distanza doppiamente discreta (in metri e in visibilità), da un carabiniere in borghese (nel tondo rosso). Se sia al comando o allo sbando è questione di punti di vista, di tifo, di sensibilità. Perché Maria Clementina Forleo, 44 anni vissuti energicamente tra Brindisi, Bari e Milano, è giudice che divide, spiazza, calamita fan, colleziona avversari. Per molti è un’ eroina, l’ erede in tacchi e gonnella di Falcone, Borsellino, Di Pietro e altri santi togati, magistrato senza padroni e senza guinzaglio, incorrotto e incorruttibile. Nella categoria dei sostenitori, tanti giovani, pochi e selezionatissimi colleghi, Grillo e i "grillini", una buona fetta di opinione pubblica. Il fronte dei nemici è meno composito: dentro, ci sono i ministri di Giustizia più discussi degli ultimi lustri (Castelli e Mastella), politici di destra e sinistra, colleghi e superiori che ne censurano l’ eccessiva esposizione mediatica. Qui, volano altre recensioni: da "rompiscatole" a "primadonna", da "esibizionista" a "squilibrata". vita e opere Nata a Francavilla Fontana, cresciuta in una casa a due piani di un rione centrale e popolare di Brindisi, Maria Clementina è una bambina maschiaccio ("Preferivo le pistole dei miei amichetti alle bambole"), una studentessa modello tirata su senza bambagia dal papà avvocato e dalla madre insegnante di matematica. Maturità e laurea in giurisprudenza sono registrate nel curriculum con il massimo dei voti. La ciliegina è il premio come uno dei 25 diplomati più bravi d’ Italia, arrivato anche grazie a una tesina ("Molto critica, però", smussa lei) su Karl Marx. All’ epoca, il sogno è restare in Università, fare il salto da ricercatrice a cattedratica, insegnare diritto, meglio se penale. Ma Bari e baroni glielo mozzano sul nascere: "Ho capito subito che senza spinte non sarei arrivata da nessuna parte". Si butta allora su due concorsi: superfluo dire che li vince entrambi. Il primo porta in dote la divisa da poliziotta, il massimo per una che ama sparare ("Solo per sport, al poligono", precisa) e azzerare ingiustizie. In pochi mesi, arriva al grado di commissario e merita l’ encomio solenne per il lavoro svolto durante gli sbarchi dei clandestini albanesi in Puglia. Il secondo concorso la traghetta in magistratura. il 1991. "io, gatta randagia" Giudice contro corrente e senza correnti, cane sciolto (ma lei preferisce la variante felina di "gatta randagia"), la prima riga di notorietà la arpiona nel dicembre del 1994, quando assolve dall’ accusa di calunnia aggravata Gianni Melluso, il pentito che aveva inguaiato Enzo Tortora. Tre anni più tardi, le tocca una tranche del processo per la strage di Piazza Fontana. Poi, una cascata di provvedimenti famosi. Rinvia a giudizio per bancarotta fraudolenta Marcello Dell’Utri, pronuncia l’ assoluzione post mortem di Bettino Craxi ("procedimento da archiviare per estinzione del reo"), ordina ai finanzieri di incollarsi alle calcagna e ai conti di Giulio Tremonti, che sospetta di evasione fiscale. Non trovano nulla. il 2005, anno terribile Il 2005 è l’ anno della consacrazione e crocefissione mediatica. Clementina lo inaugura prosciogliendo tre jihadisti magrebini dall’ accusa di terrorismo aggravato. "Hanno obiettivi militari e non civili: sono guerriglieri, non terroristi", motiva. Viene giù il finimondo. Il senatore Gustavo Selva la definisce "un magistrato con la kefiah", Cossiga le consiglia di "darsi al tennis". L’ allora Guardasigilli Castelli le spedisce gli ispettori. Sotto al suo ufficio, al settimo piano del tribunale, un gruppuscolo di "ammiratori" leghisti le intona un coro da saloon: "Scendi che ci prudono le mani". Lei assume l’ avvocato Giulia Bongiorno (parlamentare di An) e smitraglia querele. adesso che sulla Forleo si accendono i riflettori. Non la lasceranno più, anche per "colpa" sua. Alla ribalta ci risale infatti poco più di cinque mesi dopo, quando a Milano interviene in energica difesa di un immigrato irregolare pescato sul tram senza biglietto e ammanettato in malo modo dalla polizia. Lei si mette in mezzo, sguaina il tesserino, si indigna per i metodi spicci usati dai poliziotti. La forma zoppica (" stata un po’ arrogante", dice una testimone), la sostanza no. Tempo poche settimane, e uno degli agenti rimbrottati dal gip viene radiato dalla polizia per "gravi maltrattamenti e lesioni a un cittadino peruviano". In estate le tocca l’ inchiesta Bancopoli. Lei stoppa l’ ascesa dei "furbetti del quartierino" (è griffato Forleo l’ ordine d’ arresto di Fiorani) e azzoppa gli "intercettati" D’ Alema e Fassino. Allora cambiano i commenti ("Non guarda in faccia nessuno", ammettono a destra), cambiano i cori ("Clementina, facci sognare"), arrivano mazzi di rose rosse, ma anche minacce scritte, telefonate mute, un incendio doloso che incenerisce i terreni dell’ azienda agricola di famiglia a Francavilla Fontana. Una lettera a orologeria promette: "Presto moriranno i tuoi cari". Il 25 agosto, in un incidente d’ auto, perdono la vita papà Gaspare e mamma Stella. Lei pensa a un sabotaggio ("Alla guida avrei dovuto esserci io"), ci ripensa (" stata solo una drammatica fatalità"), promette battaglia ai carabinieri e alla procura di Brindisi ("Non hanno indagato a fondo sulle minacce a me e alla mia famiglia") e, per la prima volta, rifiuta la scorta: "Vogliono difendermi da una minaccia italiana, ma quando mi avevano chiesto di occuparmi di islamici ritenuti "pericolosissimi" nessuno si era preoccupato della mia incolumità", spiega. Bancopoli è un’ onda lunga, che le assorbe due anni di vita e lavoro. Nel luglio scorso definisce D’ Alema e Fassino "complici e non tifosi" nella scalata "rossa" di Unipol alla Banca nazionale del lavoro, cancellandoli, di fatto, dalla corsa alla poltronissima del Partito democratico. Il resto è vernice fresca: l’ appoggio al pm catanzarese De Magistris, le scintille con Mastella, la busta con dentro un proiettile calibro 38 e la promessa che "la prossima volta sarà reale", le "pressioni e minacce da ambienti istituzionali" legate alle inchieste sulle scalate bancarie, la seconda rinuncia alla scorta, almeno "finché l’ Arma non farà luce su quanto ho denunciato". Sullo sfondo, un’ immagine che oscilla tra implacabile lavoratrice e donna che ama abbronzarsi alla luce dei riflettori. infaticabile lavoratrice Clementina coltiva il culto del lavoro e anche quello della personalità. In tribunale "è puntualissima, gentile, preparata. Si legge gli atti da cima a fondo e mi creda: sono pochi i magistrati che lo fanno", ci confida un’ avvocatessa che frequenta il suo ufficio. "Se hai bisogno, ti riceve anche fuori orario, e quasi sempre con un sorriso. Certo, fa un po’ la maestrina, sa di essere brava, ha pose da primadonna, ma è forse un peccato, questo ?", aggiunge e chiede un altro legale, che la vede spesso rincasare in tarda serata, "con il trolley pieno di fascicoli e paccate di lavoro da sbrigare". Con i colleghi è invece grande freddo: "Ormai è isolatissima, il suo ufficio assomiglia a un bunker, non parla con nessuno. una che parte in quarta, che si schiera troppo. Negli ultimi tempi è peggiorata: prima sembrava solo impetuosa, ora pare una pazza. Il rapporto con la stampa, poi...", getta lì un vicino di corridoio. con la stampa Con la stampa la Forleo ha rapporti ambigui: un po’ la usa, un po’ l’ accusa. Dal salotto di Annozero ha denunciato "pressioni e minacce che non arrivano dalla piazza, ma da ambienti istituzionali" e formato con il pm di Catanzaro Luigi De Magistris la coppia di giudici più loquaci a memoria di televisione. Si è concessa volentieri alle Invasioni barbariche, l’ interrogatorio chic di Daria Bignardi. Meno tenera è stata con i cronisti della carta stampata, incrociati il 27 ottobre scorso a Pescara: "Alterate la realtà, volete farmi passare per mitomane e tenete comportamenti maschilisti: con voi non parlo", ha sibilato prima di commuoversi per il "Premio Borsellino", vinto con Henry John Woodcock. Insomma, alla discrezione e alle ruvidità dei taccuini sembra preferire le luci delle telecamere, meglio se amiche. Che non è il massimo della coerenza. Ma neppure un reato. ***** più dei gatti ama soltanto suo marito ingegnere Gusti. Ama i gatti, i tacchi, l’ eyeliner che usa senza risparmio, il nuoto, le passeggiate con il labrador Pippo, il collega Woodcock ("Ce ne fossero cento come lui, al Sud"). Odia il maschilismo, l’ indulto ("Una grande vergogna"), Porta a Porta. Politica. Di lei si dice che scriva sentenze politiche, ma nessuno sa con certezza per chi voti. Le accreditano tiepide simpatie destrorse. Lei, che in gioventù militò in Azione cattolica, si dice apolitica. Famiglia. Nel luglio 2006 ha sposato l’ ingegnere Giuseppe Franzoso, più giovane di tre anni. La coppia vorrebbe due figli, uno naturale e uno adottivo. Alessandro Penna