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 2007  novembre 29 Giovedì calendario

Dalle termiti arrivano nuove possibilità per la produzione di biocarburante. Nell’apparato digerente di questi insetti alcuni ricercatori del California Istitute of Technology hanno infatti individuato un migliaio di enzimi in grado di degradare la cellulosa del legno trasformandola in etanolo

Dalle termiti arrivano nuove possibilità per la produzione di biocarburante. Nell’apparato digerente di questi insetti alcuni ricercatori del California Istitute of Technology hanno infatti individuato un migliaio di enzimi in grado di degradare la cellulosa del legno trasformandola in etanolo. Oggi il bioetanolo è uno dei combustibili alternativi più diffusi. Ma le tecnologie di produzione attualmente in uso, che prevedono la fermentazione degli zuccheri di substrati vegetali, quali mais, canna da zucchero, frumento e barbabietola, hanno uno scarso rendimento a fronte di costi economici ed ambientali molto elevati. La cellulosa, uno dei principali componenti delle pareti vegetali e quindi disponibile in natura in forma pressoché illimitata, rappresenta un’interessante fonte alternativa per la produzione del biocombustibile. In questo caso, però, il procedimento è assai più complicato, poiché la fase di fermentazione zuccherina deve essere preceduta dalla scomposizione della molecola di cellulosa nelle singole molecole di glucosio che la compongono, attraverso un processo che richiede l’intervento di enzimi specializzati. Ed è proprio grazie alla loro microflora batterica intestinale che le termiti sono in grado di digerire in modo efficiente questo polisaccaride. I ricercatori hanno isolato il Dna dall’apparato digerente di centinaia di esemplari di Nasutitermes corniger (specie tropicale di termite) catturati nelle foreste del Costarica e, attraverso un approccio di metagenomica (ossia il sequenziamento e l’analisi del genoma di intere comunità microbiche prelevate nello stesso ambiente), hanno identificato e analizzato porzioni di materiale genetico di numerosi microrganismi che vivono come simbionti nello stomaco di questi insetti. Con questa tecnica è stato possibile individuare circa mille geni che codificano per enzimi in grado di scindere i carboidrati complessi delle piante, tra cui la cellulosa.