Lucia Annunziata, La Stampa 29/11/2007, 29 novembre 2007
Insegnanti con il mal di scuola Suona il telefono: «Scusa, non posso venire, devo andare a scuola a prendere il bambino, che non sta bene»
Insegnanti con il mal di scuola Suona il telefono: «Scusa, non posso venire, devo andare a scuola a prendere il bambino, che non sta bene». Parlando con le mie figlie, amiche delle figlie, insegnanti ecc., risulta che questo non è un «evento raro», ma una cosa di routine. E allora faccio una riflessione. Nei miei tredici anni di scuola, non ricordo d’essere mai tornato a casa perché non stavo bene. Come mai oggi è diverso? Bambini malaticci? Madri apprensive? Bambini rompiballe? Insegnanti terrorizzate? LINO SACCHI Signor Sacchi lei è un nostro frequente e maliziosamente arguto corrispondente. Ma sarà vero che oggi si ammalano di più questi ragazzi? Per risponderle ho cercato, per lei, una qualche statistica sulle assenze scolastiche per malattia. Nel corso della ricerca mi sono imbattuta tuttavia in un’altra incredibile statistica sulla malattia nella (o della, bisognerebbe dire a questo punto) scuola. Gliela propongo, citando da «Il disagio mentale a scuola: distribuzione, protagonisti e dinamiche» a cura di Vittorio Lodolo D’Oria: «Il n° 5/2004 de ”La Medicina del Lavoro” - prestigiosa rivista scientifica italiana - ha pubblicato uno studio sui rischi di salute legati alla professione svolta. Di 3.447 dipendenti pubblici che hanno inoltrato domanda d’inabilità al lavoro per malattia, gli insegnanti risultano essere la categoria più a rischio per patologia psichiatrica (secondo il DSM IV rispettivamente 39% disturbi dell’umore, 32% disturbi d’ansia, 12% disturbi di personalità, 11% schizofrenia e altri disturbi psicotici, 6% altro), con una frequenza pari a due volte quella degli impiegati, due volte e mezzo quella del personale sanitario e tre volte quella degli operai. A differenza delle altre categorie la prevalenza del disagio mentale tra i docenti è in costante aumento (dal 44.5% del triennio 92-94 al 56.9% del 2001-03), da quando cioè furono abolite le baby-pensioni con la riforma Amato del 1992. A differenza dalla popolazione generale - dove le donne fanno registrare un’incidenza doppia di patologia depressiva e tripla di quella ansiosa rispetto agli uomini - docenti maschi e femmine presentano dati sovrapponibili, a significare che la professione arriva addirittura ad annullare la pur cospicua differenza tra i sessi. Mentre non si evidenziano differenze significative di patologia psichiatrica tra docenti di scuola materna, elementare, media e superiore, a discapito dei docenti si rileva anche un rischio oncologico superiore di 1,5-2 volte rispetto a operai e impiegati, lasciando supporre che ciò sia dovuto a immunodepressione conseguente all’esaurimento psicofisico. Già nel lontano 1979, secondo uno studio effettuato dalla Cisl assieme all’Università di Pavia, emerse il dato allarmante che il 30% degli insegnanti dell’area milanese faceva ricorso agli psicofarmaci. Secondo un recente studio svolto a Torino, il disagio mentale appare direttamente correlato all’anzianità di servizio.