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 2007  novembre 29 Giovedì calendario

Addio Mr. Gatorade così il sudore divenne oro

L´alchimista che trasformò il sudore in oro non aveva mai sospettato che il suo "succo di alligatore" avrebbe inondato il mondo, dissetando atleti cinesi e italiani, inglesi e giapponesi, e spremendo vendite globali intorno ai 7 miliardi di dollari. Fino al 1965, quando un nefrologo della Florida chiamato Robert Cade morto in questi giorni a 80 anni, creò la pozione divenuta celebre con il nome commerciale di "Gatorade", un sorso d´acqua e al massimo una presa di sale erano tutto ciò che un atleta esausto aveva a disposizione per cercare di rifocillarsi e di ritrovare energie. Gatorade è il nome commerciale, composto da "alligator", il rettile che infesta la Florida (da non confondere mai con il coccodrillo), e la desinenza di "lemonade", limonata. Ma non fu in onore delle preistoriche creature che brulicano nei canali di bonifica attorno a Miami che il nefrologo battezzò la bevanda. Fu in onore della squadra di football della Università della Florida che ha, come proprio nome di battaglia, appunto quello di "Gator" e dove un allenatore in seconda, sempre alla ricerca di metodi per far giocare meglio i suoi ragazzi, ebbe l´idea di rivolgersi a lui. Chiese allo specialista di patologie renali di spiegare come mai i suoi atleti giovanissimi, robustissimi, allenatissimi, crollassero in rendimento nel secondo tempo come fanciulle in preda ai vapori. E alla fine dell´incontro non riuscissero a spremere un goccio di pipì. Ora sembra l´uovo di Colombo nella sua ovvietà, ma anche per il sudore, come per l´uovo, serve un Colombo. Il dottor Cade misurò la quantità alluvionale di liquidi che i giocatori perdevano durante le partite sotto i 35, a volte 40 gradi, del campo. Vide che arrivavano a perdere anche 9 chili di peso durante la partita ed erano chili di liquidi, espellendone tanti da non averne più da urinare. Esaminò la composizione della loro traspirazione e vide che perdevano, insieme con l´acqua, sali, elettroliti come il potassio e il sodio, misurandone la quantità e le proporzioni. E nel suo laboratorio preparò un cocktail di acqua, un poco di zucchero, sodio, potassio e cloro in minime quantità, per riprodurre la composizione del sudore perduto. Lui e i suoi assistenti lo bevvero ansiosi, come il dottor Jeckyll, e immediatamente vomitarono. Faceva schifo. «Sembrava di bere il liquido per sgorgare i lavandini» disse pratica la moglie dell´alchimista. Fu lei, con la semplice saggezza della donna di casa americana, a suggerire che al ripugnante beverone fosse aggiunto succo di limone e per giorni, nel laboratorio della Università della Florida, il dottore Cade, i tecnici e la moglie, spremettero limoni e mescolarono sali. Ne uscì una bevanda potabile che questo moderno Mago Merlino portò all´allenatore della squadra per sperimentarla sugli atleti. Ci furono forti opposizioni. Per valutarne l´efficacia, il nefrologo voleva somministrarla ai più accaldati e poi misurarne la temperatura corporea. Per via rettale. Neanche a parlarne. Si raggiunse un compromesso. L´allenatore consentì che il "succo di alligatore" fosse dato ai rincalzi della seconda squadra, misurando la temperatura per via orale, meno accurata ma più dignitosa. E quando la seconda squadra, i panchinari, cominciarono a suonarle ai titolari, rimontando gli svantaggi nei secondi tempi grazie a un furioso ritorno di energia, l´allenatore si convertì alla pozione. A lungo, prima che i "Gators" rivelassero il loro segreto, ci furono sospetti di doping, di fronte a una squadra che nei secondi tempi sembrava rinascere e vinceva 8 incontri su 10. Ma quando la verità fu scoperta, e si vide che il beverone magico altro non era che acqua e sali al limone, la fortuna del Gatorade fu scritta. Ci sono molti che sorridono davanti al potere magico di questo liquido originalmente di color paglierino, sinistramente simile alla pipì, sostenendo che il potere del Gatorade è al 99 per cento psicologico e all´uno per cento fisiologico, e basterebbero una banana (ricca di potassio), bottiglie d´acqua, uno zuccherino, una presa di sale comune (sodio) e mezzo limone per ottenere lo stesso effetto, a un decimo del costo. Ma quando i diritti della spremuta di serpente furono presi dalle Pepsi Cola, essa fu adottata dalle divinità dello sport come Michael Jordan o come la calciatrice mondiale Mia Hamm, e i giocatori delle squadre vincenti presero il vezzo di rovesciare bidoni di Gatorade sulla testa dei loro allenatori, invece del volgare champagne da autodromi, e il sorso rigeneratore divenne l´uragano di oggi. Dopo anni di querele e bisticci in tribunali, il dottor Cade ricevette finalmente le dovute royalties, oggi passate alla moglie che ebbe l´idea dei limoni, e l´Università che le diede nome incassa dalla Pepsi 12 milioni di dollari all´anno, con i quali finanzia un laboratorio di ricerca sulle malattie autoimmunitarie. Se il Gatorade faccia davvero vincere resta oggetto di discussione fra specialisti della medicina sportiva, ma il succo di rettile conferma un avvertimento classico di precettori e moralisti: non c´è mai successo senza molto sudore.