Mario Pappagallo, Corriere della Sera 29/11/2007, 29 novembre 2007
MILANO
Un Nobel per la medicina dovrebbe essere dato ai topi. Quelli di laboratorio. Vittime di ricerche sempre più sofisticate, grazie alle quali il cancro potrebbe essere definitivamente sconfitto. L’annuncio sulla rivista scientifica super accreditata
Cancer Research èdi questo tenore. I ricercatori dell’università americana del Kentucky hanno individuato una proteina anti-cancro, sono risaliti al gene che la produce e (con grande sorpresa) hanno scoperto e dimostrato che quest’ultimo rende immuni da qualsiasi forma di cancro, anche da quelli più aggressivi. La prova nei topi, appunto: una nuova razza a prova di tumore.
L’équipe coordinata da Vivek Rangnekar, finanziata in gran parte dai National Institutes of Health (quindi da soldi pubblici), ha creato delle cavie con il gene Par-4. I topolini biotech crescono normalmente, non presentano anomalie genetiche e non si ammalano di cancro. Vivono anche più a lungo rispetto ad altri roditori di controllo, a conferma dell’assenza di effetti tossici causati dall’intervento sul genoma.
Il Par-4 è noto dai primi anni ’90: individuato nelle cellule tumorali del cancro alla prostata. Per gli scienziati ha un ruolo nell’attivare la «morte programmata delle cellule», il sistema utilizzato dall’organismo per eliminare le cellule vecchie, ammalate o danneggiate. Di solito i tumori hanno piede libero quando geni come Par-4, o suoi simili, si bloccano o non funzionano. Nei laboratori del Kentucky, il gene Par-4 è stato introdotto nell’ovocita di un topo, poi impiantato in una «madre surrogata». Dopo due generazioni di topolini, a partire da questa mamma «in affitto», è nata la nuova super stirpe. «Siamo rimasti molto colpiti – spiega Rangnekar – di trovarci tra le mani un gene killer solo delle cellule tumorali e del tutto innocuo verso quelle sane. Inoltre, pensavamo a una proteina che agisse solo sulla prostata e invece è uno scudo per l’intero organismo. esattamente quello che sta avvenendo con i nostri topi. Una scoperta meravigliosa. Riteniamo di avere aperto un’importante breccia nella cura del cancro».
Non è certo pensabile manipolare gli embrioni per «creare » un uomo biotech cancro- immune? E allora? Rangnekar ha le idee chiare: «Attraverso un trapianto di midollo osseo, con cellule al gene Par-4, si potrebbe combattere i tumori nei malati senza dover ricorrere a terapie pesanti come la chemio o la radio». I tempi? «Non più di dieci anni».
Ancora una volta predittivo Umberto Veronesi che, a Verona, nella sua lettura magistrale agli Stati generali dei malati di cancro e dei loro familiari (Lilt) ha dichiarato: «Chi nasce oggi avrà il 90 per cento di possibilità di guarire dal tumore». Forse è la vittoria. Più pragmatico il senologo Francesco Schittulli, presidente nazionale della Lilt: «Senz’altro il tumore è sempre più guaribile o gestibile come una malattia cronica, controllabile solo con i farmaci».