Margherita De Bac, Corriere della Sera 29/11/2007, 29 novembre 2007
ROMA – Fanno sesso con partner occasionali, anche prostitute. Si infettano perché non usano il preservativo
ROMA – Fanno sesso con partner occasionali, anche prostitute. Si infettano perché non usano il preservativo. Non immaginando di costituire un rischio per i loro compagni «ufficiali», portano la malattia in famiglia e all’interno della coppia. Sono soprattutto uomini, 40-44 anni. Ignari, lontani quindi dall’idea di sottoporsi al test. Cambia la carta d’identità dell’Aids in Italia. E’ aumentata l’età media del contagio. I giovani paradossalmente sono meno esposti, perché è calato il consumo di eroina, e quindi la probabilità di bucarsi e scambiare siringhe infette. Ora la popolazione maggiormente colpita è quella degli adulti eterosessuali. Oltre la metà scoprono per caso di avere il virus dell’Hiv. Vanno dal medico perché avvertono i primi sintomi e quando ricevono la diagnosi, il 30% non riesce a ricostruire come possa essere successo. Ed è proprio la mancanza di consapevolezza che continua ad alimentare l’epidemia. Ogni giorno undici italiani diventano sieropositivi (4.000 nel 2007): porteranno a 140 mila il numero di coloro che hanno contratto l’Hiv, con un 30-35 per cento di donne. I nuovi casi di Aids conclamata alla fine del 2007 saranno circa 1.200. Rivoluzionate le modalità di trasmissione rispetto a 10 anni fa. Quasi il 45% sono contatti eterosessuali, mentre tossicodipendenza e omosessualità, un tempo i due grandi serbatoi di diffusione, si sono ridotte al 20-28%. Bassa la soglia di percezione del pericolo. La gente ha abbassato la guardia, forse ingannata dai segnali incoraggianti che arrivano dal mondo della scienza. Nuovi farmaci, cure meno tossiche, la ricerca che ogni anno sforna rimedi compatibili con la vita quotidiana. Dalle 12 compresse al giorno, si è passati a un paio. Entro l’anno in Europa verrà registrata la pillola «tre in uno», che riunisce tre molecole già disponibili. «L’Aids è diventata una malattia cronica – dice Andrea Antinori, primario dell’istituto Spallanzani dove sabato viene inaugurato il primo hospice di malattie infettive ”. Chi comincia il trattamento quando il sistema immunitario non è compromesso, ha un attesa di vita di 20-30 anni. Il problema però è che il 40% arriva in ospedale in stadio avanzato. Siamo ad una seconda svolta, dopo quella del ’97 quando venne messa a punto la triplice terapia con Azt, inibitori della proteasi e lamivudina. Abbiamo antiretrovirali che agiscono su diverse fasi della replicazione virale». Il virus viene attaccato da più parti, con molecole che bloccano la penetrazione nella cellula (inibitori della fusione) e l’integrazione nel suo genoma (anti integrasi). Fallita, per l’immunologo Fernando Aiuti, la via dei vaccini tradizionali, da inoculare: «La sperimentazione in Sud Africa del candidato più promettente, con tre antigeni, è stata chiusa. Credo bisognerà tentare altre strategie, indirizzare altrove gli investimenti ». Si muore di meno, le medicine funzionano. Così il virus dell’Hiv ha smesso di fare paura. E addio preservativo. Secondo uno studio recente in 5 centri, dopo la diagnosi il 30% dei pazienti ha avuto almeno 20 partner sessuali, il 20% non ha usato protezione. Per contrastare il fenomeno, il ministero della Salute parte con una campagna che per la prima volta indica il condom come sicuro strumento di prevenzione. Domani viene presentato uno spot televisivo girato da Francesca Archibugi, protagonisti due coppie di giovanissimi e di adulti le cui storie si incrociano. Testimonial Ambra Angiolini. Sabato, Giornata mondiale contro l’Aids, al Palalottomatica di Roma un grande concerto promosso dal ministero di Livia Turco.