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 2007  novembre 25 Domenica calendario

Riduzione uguale creatività. Il Sole 24 Ore 25 novembre 2007. Capita talvolta che quando il titolo di un libro promette molto il contenuto non sia poi all’altezza delle attese

Riduzione uguale creatività. Il Sole 24 Ore 25 novembre 2007. Capita talvolta che quando il titolo di un libro promette molto il contenuto non sia poi all’altezza delle attese. Non è il caso dell’ultima monografia di Alex Rosenberg, che si richiama nel sottotitolo al kubrichiano dottor Stranamore e che mantiene la promessa di dimostrare che il riduzionismo darwiniano consente di far piazza pulita di tutti i luoghi comuni antiriduzionistici contro la biologia molecolare, e che dunque non è il caso di aver paura ma si deve amare la biologia molecolare perché ci può liberare da tanti pregiudizi culturali. L’argomento di Rosenberg è intrigante perché parte dalla constatazione che sia gli intellettuali di destra (quelli liberali ovviamente!) sia quelli di sinistra sono concordi nel rifiutare il riduzionismo biologico, in quanto lesivo della dignità umana. In realtà, lo confondono con il determinismo. Quindi si lanciano in battaglie contro il determinismo senza rendersi conto che è sbagliato non perché è contrario a valori umani fondamentali o a qualche valore politico come l’eguaglianza, bensì in quanto è epistemologicamente insostenibile. A dimostrare la falsità del determinismo non sono però le tesi antiriduzionistiche, che a meno di non ammettere dei miracoli devono accettare il fisicalismo (cioè che anche la biologia è governata dalle leggi della fisica e non servono leggi naturali di tipo speciale). piuttosto una comprensione riduzionistica, cioè scientifica e a livello molecolare, di come funzionano i processi biologici. Liquidata l’epistemologia neopositivista, che grosso modo identificava riduzionismo e fisicalismo, Rosenberg può dimostrare che il riduzionismo biologico è di un tipo molto particolare, perché dipende dal fatto che, come diceva Dobzhansky, «nulla ha senso in biologia se non alla luce dell’evoluzione». Qualsiasi meccanismo molecolare e quindi qualunque struttura funzionale osservata all’opera negli organismi si è selezionata in rapporto ad altre. Ma, come osserva Rosenberg, la selezione naturale «non vede» le strutture e quindi «conserva» tutte quelle che svolgono in modo soddisfacente una funzione adattativa. Il contesto della selezione è quindi fondamentale e la biologia è necessariamente una scienza storica, che però, a differenza della storia umana, è governata da «leggi ferree»: quelle darwiniane. La legge fondamentale della biologia è il principio della selezione naturale. Diversamente da quello che accade quando si ha a che fare con sistemi fisici o chimici non viventi, nei sistemi viventi esiste una ridondanza funzionale di base. Questa ridondanza funzionale, che Edelman ha chiamato degeneranza, è il presupposto stesso della selezione. E nega la possibilità di stabilire una correlazione univoca tra una struttura e una funzione. Il risultato è che in biologia il riduzionismo non implica determinismo, tanto meno quello genetico. Proprio alla luce del riduzionismo darwiniano si può prevedere che l’assunzione di un determinismo biologico produrrà necessariamente abusi sociali, in quanto cercherà di forzare all’interno di una visione meccanicistica dei processi che non hanno nulla di meccanicamente determinato. Il riduzionismo darwiniano, al contrario, implica e spiega la creatività dell’evoluzione, in tutte le sue manifestazioni. E non è un caso che i sistemi fisiologici adattativi che rispondono in modo creativo a situazioni ambientali impreviste, come il sistema immunitario e il cervello, siano governati da una principio selettivo. Coloro i quali sono spaventati dal determinismo, conclude Rosenberg, dovrebbero abbracciare il riduzionismo, e valorizzare proprio l’insegnamento e la comprensione della biologia molecolare come antidoto contro le illusioni e i pericoli del determinismo. Gilberto Corbellini