Il Sole 24 Ore 25/11/2007, Daniel Barenboim, 25 novembre 2007
Non abusate di Wagner. Il Sole 24 Ore 25 novembre 2007. Un giorno, a Chicago, guardando la televisione, mi sono imbattuto nella pubblicità di un’azienda americana, l’American Standard, che è un esempio incredibile dell’uso oltraggioso che si può fare della musica
Non abusate di Wagner. Il Sole 24 Ore 25 novembre 2007. Un giorno, a Chicago, guardando la televisione, mi sono imbattuto nella pubblicità di un’azienda americana, l’American Standard, che è un esempio incredibile dell’uso oltraggioso che si può fare della musica. Nella pubblicità si vedeva un idraulico correre, in preda a una grande agitazione, aprire la porta di un gabinetto e dare dimostrazione della superiorità di un certo wc. L’intera sequenza era accompagnata dal "Lacrimosa" del Requiem di Mozart. Alcuni spettatori rimasero comprensibilmente offesi dall’uso della musica di Mozart come sottofondo sonoro per la vendita di sanitari, e scrissero lettere a vari giornali e alla stessa azienda. Ricevettero la seguente risposta: «La ringraziamo di avere contattato American Standard, esprimendo le sue preoccupazioni riguardo alla musica di sottofondo usata nella pubblicità televisiva attualmente in onda e relativa alla nostra toilette di maggior pregio. La ringraziamo del disturbo che si è dato mettendosi in contatto con noi, e condividiamo i sentimenti che esprime circa qualcosa che chiaramente per lei è molto importante. All’inizio, quando abbiamo scelto la musica del Requiem di Mozart, ne ignoravamo il significato religioso. Lo abbiamo scoperto, in realtà, solo dopo che un piccolo numero di clienti, come lei, ci ha contattato. Benché esistano numerosi precedenti circa l’uso commerciale della musica a tema spirituale, abbiamo deciso di sostituire il brano di Mozart con un passaggio tratto dall’"Ouverture" del Tannhäuser di Wagner, che i nostri esperti musicali ci assicurano non avere importanza religiosa. La nuova musica andrà in onda a giugno». evidente che American Standard non riusciva a concepire altra ragione che la blasfemia per il risentimento degli spettatori. Il responsabile dei rapporti con i clienti non dev’essere stato nemmeno sfiorato dall’idea che la vera blasfemia potesse consistere nell’abuso di un’opera d’arte musicale. Secondo lui i clienti erano stati offesi nei loro sentimenti religiosi, non musicali. Benché involontariamente, l’uso della musica di Mozart nella pubblicità televisiva ha determinato un’estesissima familiarità con un breve passo del suo Requiem, tolto dal suo contesto e soggetto ad associazioni non-musicali: in questo caso, il bisogno di acquistare un gabinetto. Questo genere di familiarità è tutt’altro che benefica per la condizione della musica classica oggi. Usare frammenti di grandi opere musicali per insinuarsi nella cultura popolare (o piuttosto nella mancanza di cultura popolare) non risolve la crisi della musica classica. L’accessibilità non la dà il populismo; l’accessibilità è data da interesse, curiosità e conoscenza maggiori. Certi edifici si fregiano di essere «accessibili alle sedie a rotelle». Per rendere un luogo «accessibile alle sedie a rotelle» basta semplicemente aggiungere rampe e ascensori tutte le volte che ci sono le scale. Nel caso della musica classica, l’educazione è la rampa, o l’ascensore, che la rende accessibile. L’educazione musicale deve iniziare a un’età molto precoce per potersi sviluppare organicamente, esattamente come accade per la comprensione del linguaggio verbale. E allora la musica diventa più una necessità che un lusso. La padronanza di uno strumento musicale, comunque, non è una condizione necessaria per poter comprendere o per potersi concentrare su un’opera musicale; l’unica condizione necessaria per ascoltare la musica è che non sia un’attività passiva. Aristotele scrive, nel suo trattato sulla politica, che «dunque il legislatore debba preoccuparsi soprattutto dell’educazione dei giovani nessuno può dubitarne: in realtà è questo che, negletto in uno stato, rovina la costituzione. Bisogna che l’educazione si adatti a ciascuna costituzione, perché il costume proprio di ciascuna suole difendere la costituzione stessa e la pone in essere già in origine, ad esempio il costume democratico la democrazia, quello oligarchico l’oligarchia e sempre il costume migliore promuove la costituzione migliore». Dalla musica si può apprendere un’incredibile quantità di cose per la vita, eppure il nostro attuale sistema di istruzione trascura del tutto questo campo, dall’asilo fino agli ultimi anni di scuola. Persino nelle scuole di musica e nei conservatori, l’istruzione è altamente specializzata e spesso risulta scollegata dal contenuto effettivo della musica, e quindi dalla sua forza. La disponibilità di registrazioni e di riprese di concerti e opere è inversamente proporzionale alla scarsità di conoscenza e comprensione della musica prevalente nella nostra società. L’attuale sistema di pubblica istruzione è responsabile del fatto che la maggioranza della popolazione può ascoltare quasi qualsiasi pezzo musicale a piacimento, ma è incapace di concentrarvisi pienamente. L’educazione all’ascolto forse è molto più importante di quello che possiamo immaginare, non solo per lo sviluppo di ogni individuo, ma per il funzionamento della società nel suo complesso, e quindi anche dei governi. Il talento musicale, la comprensione della musica e l’intelligenza uditiva sono aree spesso separate dal resto della vita umana, confinate nella funzione di intrattenimento o nel regno esoterico dell’arte d’elite. La capacità di ascoltare diverse voci insieme cogliendo l’esposizione di ciascuna di esse separatamente, la capacità di ricordare un tema che fece la sua prima comparsa per poi subire un lungo processo di trasformazione, e che ora ricompare in una luce differente, e infine la competenza uditiva necessaria per riconoscere le variazioni geometriche del soggetto di una fuga sono tutte qualità che accrescono la capacità di intendere. Forse l’effetto cumulativo di tali capacità e competenze potrebbe formare esseri umani più adatti ad ascoltare e a comprendere punti di vista diversi fra loro, esseri umani più capaci di valutare il proprio posto nella società e nella storia, esseri umani più abili a cogliere non le differenze fra loro ma le somiglianze fra tutti. Daniel Barenboim