Varie, 27 novembre 2007
RIZZO Roberta
RIZZO Roberta Venezia 26 ottobre 1957. Giornalista. «Harry Potter forse non lo sa, oppure lo sa e fa orecchie da maghetto-mercante. Fatto sta che c’è questa Nina, la bambina della Sesta Luna, che è spuntata dal nulla e s’è messa a fargli concorrenza. Pensava di essere l’unico titolare della lotta contro il Male, ma con la piccola alchimista le cose si sono un po’ complicate. Le sue avventure hanno conquistato i più piccini, sono state tradotte in 24 Paesi, hanno venduto un milione di libri. Ora Nina ha appeso i poteri al chiodo e al suo posto è arrivato Geno Hastor Venti, altra piccola peste, impegnato in una pericolosa missione tra druidi e rune irlandesi: riuscirà a bissarne il successo? La loro mamma ci spera. Si chiama Moony Witcher e ovviamente fa la scrittrice di fantasy. Ha creato questi due personaggi lavorando a una scrivania dell’Ikea sistemata in camera da letto, a Pavia, in un appartamento coloratissimo abitato da cinque gatti. L’hanno definita la ”Rowling italiana”. L’inevitabile paragone con l’autrice inglese - mamma di Harry Potter - non può non lusingarla, certo, ma fino a un certo punto. La signora Witcher ci tiene a rimarcare le distanze: ”Lei è una grande e ha realizzato una straordinaria operazione intellettuale - dice tra una Marlboro rossa e l’altra - però io parto da presupposti diversi. Non pubblico libri per soldi, il successo non mi interessa, non vado in televisione e non intendo farlo. Ho un’alta considerazione dei bambini: hanno potenzialità e doti creative enormi, ben più grandi di quanto si creda comunemente”. Alla scrittura si è avvicinata per caso. Moony Witcher è uno pseudonimo creato dalla Giunti, la casa editrice che ha pubblicato i suoi sei libri: lei in realtà si chiama Roberta Rizzo [...] giornalista inviata per l’agenzia Agl. ”Ho iniziato durante il dottorato - ricorda - cercavo qualcosa per arrotondare le mie entrate e contattatai la redazione della ”Nuova Venezia’. Non sapevo neanche come muovermi e mi ritrovai a seguire un processo per violenza sessuale: il mio battesimo da cronista di ”nera’”. la prima tappa del suo personalissimo giro d’Italia, ”scatoloni di cartone e quattordici traslochi da una città all’altra: prima la gavetta sognando l’assunzione, poi la carriera tra redazioni e grandi gialli come Erika e Omar, Donato Bilancia, l’omicidio di Garlasco”. Vita irrequieta, insomma. Ma sentite la sua infanzia: ”Mio padre era un importante funzionario del Partito comunista, ricordo ancora quando venivano a trovarlo Pertini, Ingrao, Berlinguer. Quando seppe che la mia maestra mi faceva scrivere ”Gesù è buono’ sulle pagine del quaderno lui, ateo, andò su tutte le furie e mi cambiò di scuola. Un trauma. Con la nuova insegnante le cose andarono subito malissimo, diceva che avevo gravi problemi di apprendimento. A dieci anni tentai il suicidio. Poi la vita lentamente riprese a scorrere in modo normale, grazie anche alla letteratura e alla scrittura”. in quel periodo che nasce la bambina della Sesta Luna, la piccola eroina che l’avrebbe resa famosa in tutto il mondo. ” venuta fuori sul traghetto che mi portava a scuola”, racconta l’autrice: ”quando incontravo la figlia della mia maestra ”cattiva’ ci guardavamo in cagnesco e facevamo a gara a chi aveva l’amica immaginaria con più poteri. Il fatto che la mia riuscisse a volare è perché rimasi affascinata dalla sovietica Valentina Tereskova, la prima donna a viaggiare nello spazio: venne a Venezia e io andai a trovarla con papà”. Come in una favola, Nina riaffiora molti anni dopo. Vigilia di Natale del 2001: Roberta è con il marito Vincenzo e con i due bambini che lui ha avuto da una precedente relazione. Roberta li conosce da poco e per farli addormentare tira fuori l’ex amichetta immaginaria. Il giorno dopo in casa non si parla d’altro. La storia piace così tanto che Roberta decide di buttarla giù, cinque capitoli che spedisce a una persona conosciuta alla Giunti. Il primo libro esce nel 2002. Ne seguono altri tre, poi il ciclo di Nina si chiude e si apre quello di Geno [...] Il bilancio: sei libri e un culto in continua espansione, il frutto di un inarrestabile passa-parola ” una cosa incredibile”, confessa sorridendo la signora Witcher-Rizzo: ”mi scrivono dal Giappone, dalla Polonia, in Russia sono stata trattata come una star, con spostamenti aerei e conferenze a Mosca e San Pietroburgo. Succede anche in Italia: quando partecipo a questi incontri si crea un silenzio di due ore, io entro in sintonia con loro, gli parlo di tutto. E soprattutto li tratto come persone adulte, senza false smancerie”. Qual è il segreto di tanto successo? ”Innanzitutto scrivo con amore”, risponde decisa. ”Io ho sofferto durante la mia infanzia e so che i più piccoli hanno una percezione e una sensibilità che non va sottovalutata. Cerco di far passare messaggi, contenuti. Poi mi aiutano gli studi filosofici dell’università e i grandi capolavori come Alice nel Paese delle Meraviglie o Il piccolo principe. Raramente leggo i libri prettamente per ragazzi: temo di esserne influenzata. E poi sono poco emozionanti”. La passione ha spinto Roberta a realizzare altri progetti: il ”Fantasiofestival” di Perugia (che l’anno scorso ha raccolto 50 mila visitatori tra bambini e genitori) e la società ”Sesta Luna”, con la quale organizza corsi di scrittura creativa in tutta Italia. Tanto successo e lavoro. Che però fatica a far conoscere. ”Non stimo i miei colleghi critici”, conclude, togliendosi qualche sassolino dalle scarpe. ”Più in generale, devo dire che c’è qualcosa che non funziona nel nostro sistema di informazione. Non si può eludere che io sia un fenomeno, sono i numeri a dimostrarlo, eppure trovare interlocutori che lo capiscano è un’impresa ardua. In Italia abbiamo grandi talenti, in tutti i campi, eppure siamo sempre in attesa della grande novità estera che arrivi e ci apra la strada. Per fortuna io ho l’affetto dei miei lettori. Come Stefano, un ragazzino di una scuola di Teramo a cui ho dedicato il mio ultimo libro: lui è ipovedente, ma ha imparato a memoria i segreti di Nina leggendo i suoi libri con uno speciale strumento ottico. Un vero grande”» (Guido Furbesco, ”La Stampa” 27/11/2007).