Arianna Revelli (?), Corriere della Sera 27/11/2007, 27 novembre 2007
MILANO
Tra tutte, Manuela Caffi preferiva una foto in bianco e nero che teneva in salotto: lei e suo marito Cesare Prandelli sdraiati vicini, jeans e camicia bianca, giovanissimi, belli e innamorati. Era stata scattata alla fine degli anni Settanta, quando lui giocava nell’Atalanta. « stato un periodo molto felice, ci sono affezionata », aveva raccontato. Vicini lo sono stati tutta la vita, si sono conosciuti che lei frequentava ancora la V liceo e sposati l’anno dopo. Fino a ieri, quando Manuela non ce l’ha più fatta. morta intorno alle 13, a 45 anni, nella casa dei genitori a Ticengo (paese in provincia di Cremona), dandola vinta a un cancro al seno che la tormentava dal 2000, e l’aveva più volte illusa di avercela fatta. Fino all’ultima volta. «Ha finito di soffrire», sono le uniche parole sussurrate dall’allenatore della Fiorentina, distrutto, a Roberto Faustinelli, il sindaco di Orzinuovi (Bs), dove Prandelli è nato e dove ha sempre vissuto, nella casa di fronte all’oratorio, con la moglie e i figli Nicolò, 23 anni (diplomato Isef, ora lavora nello staff viola), e Carolina, 21, studentessa universitaria. Nei giorni scorsi, Cesare aveva dovuto raccontare una piccola bugia, ricorrendo a una «colica renale» per giustificare l’assenza sulla panchina a Reggio Calabria. In realtà, prima di partire con la squadra, aveva saputo per telefono che le condizioni della moglie erano peggiorate. Ed era corso da lei. Come nell’agosto 2004: non appena ricevuti i risultati degli esami che confermavano le paure più brutte, aveva dato le dimissioni dalla Roma dopo solo un mese. Prandelli non aveva avuto dubbi: aveva scritto alla squadra che la sua mente non era serena, il suo posto non era lì. «Una grande prova d’amore, posso solo ringraziarlo», aveva commentato Manuela, imbarazzata da tante attenzioni, ma con un sorriso gentile, lo stesso che gli amici dicono ha tenuto sempre, anche durante la malattia. «Una cosa normale, non ho mai capito perché ha suscitato tanto clamore, ma si vede che nel calcio la normalità fa paura», ha sempre detto Cesare. Il gesto aveva commosso l’Italia, ma aveva raccontato solo quello che chi conosceva i Prandelli sapeva già. Loro, insieme, sentivano di potercela fare. Insieme condividevano anche la fede e hanno cercato tante volte conforto da frate Elia, un religioso di Calvi, in Umbria. E pensavano davvero di avercela fatta: Cesare nel 2005 era tornato ad allenare, con i soliti successi e i soliti complimenti. Ma la serenità è durata poco.
Ieri sono arrivati moltissimi messaggi di cordoglio: di tutti i club di A, dalla Roma a Juve, Milan e Inter, di qualche giocatore (Francesco Totti e Rui Costa), di diversi rappresentanti delle istituzioni, come il sindaco di Firenze Leonardo Domenici e quello di Roma Walter Veltroni. I siti dei tifosi fiorentini hanno chiuso per lutto, sommersi dai messaggi. Il cantante Biagio Antonacci, in concerto a Firenze, ha dedicato a Manuela la canzone «Sognami».
I funerali si terranno domani alle 14.30 nella chiesa di Orzinuovi. Ci sarà anche tutta la Fiorentina: in serata, la squadra dovrà raggiungere Atene per la partita di Coppa Uefa, che ha chiesto di giocare con il lutto al braccio. Il programma è ancora da definire, ma ora conta di più abbracciare Cesare. Che vicino, per la prima volta da una vita, non ha più Manuela.
Coppia Cesare Prandelli e la moglie Manuela Caffi (Cavicchi)