Lorenzo Fuccaro, Corriere della Sera 26/11/2007, 26 novembre 2007
ROMA – «La Casa delle libertà era una specie di ectoplasma ». Silvio Berlusconi non arretra di un millimetro rispetto alla posizione assunta con il discorso di piazza San Babila della scorsa domenica
ROMA – «La Casa delle libertà era una specie di ectoplasma ». Silvio Berlusconi non arretra di un millimetro rispetto alla posizione assunta con il discorso di piazza San Babila della scorsa domenica. Anzi. Aggiunge che sono stati i distinguo degli alleati a spingerlo ad accelerare la nascita del Partito del popolo. Il Cavaliere usa toni per nulla teneri nei confronti dei partner che escludono al momento una ricucitura. Una ricucitura auspicata, tra gli altri, anche da Marcello Dell’Utri, il quale, intervistato da Lucia Annunziata per In mezz’ora, osserva che non si tratta di una «rottura definitiva e ineluttabile, la politica è così, le cose cambiano e domani, a condizioni e patti diversi, può darsi che ci sia un ritorno di fiamma». Dell’Utri rivela che «Berlusconi si fida di Walter Veltroni e del Pd». Veltroni e il Pd, argomenta il senatore azzurro, hanno chiuso con il passato «in modo efficace, convincente e democratico » e poi, nota ancora, le relazioni con la sinistra massimalista sono meno vincolanti. Veltroni, rileva, «ha maggior potere rispetto a quanto ne avesse Massimo D’Alema ai tempi della Bicamerale, verso il quale c’era comunque stima e considerazione. I tempi, insomma, per il dialogo sulla riforma elettorale sono maturi». Parole significative che denotano un’apertura di credito verso il leader del Pd tanto più importante visto che Berlusconi incontrerà Veltroni venerdì prossimo: «Non so se tra di loro si troverà un accordo, l’importante è che ci sia un confronto aperto». In ogni caso, è evidente che l’ex premier nutre una forte diffidenza verso gli alleati. «Come possiamo andare avanti con chi ci ha fatto perdere le elezioni nel 1996?», si domanda Berlusconi aggiungendo che gli stessi alleati «ci hanno condizionato mentre eravamo al governo». L’allusione al ’96 riguarda Gianfranco Fini, che allora pose il veto alla formazione del governo di larghe intese guidato da Antonio Maccanico – visto invece con favore da Berlusconi – preferendo andare al voto, che, si sa, vide prevalere Romano Prodi sullo stesso Berlusconi anche perché la Lega Nord escluse di allearsi con il Polo. Le recriminazioni del Cavaliere sui «condizionamenti» riguardano tempi più recenti. Riguardano cioè la passata legislatura. E in questo passaggio Berlusconi fa un lungo elenco: dalla mancata riduzione delle aliquote fiscali a un massimo del 33 per cento a non avere potuto fare la separazione delle carriere tra pm e giudici; dal non avere potuto togliere i privilegi alle coop rosse perché «qualcuno difendeva quattro coop bianche » all’impossibilità di «contenere le retribuzioni e gli aumenti del personale nella pubblica amministrazione». Insomma, ricorda l’ex premier, «abbiamo dovuto procedere tenendo conto delle diverse opinioni di questi alleati e sempre curvando la schiena ai loro condizionamenti ». Berlusconi poi accusa gli stessi alleati per il mancato impegno durante la campagna elettorale del 2006. «Se ci avessero creduto, insieme con noi avremmo stravinto e invece ci sono stati dieci errori capitali che tutti voi conoscete». La conclusione che trae il Cavaliere, giustificando lo strappo di San Babila, è che «non poteva esserci un percorso diverso da quello che abbiamo intrapreso ». Il nuovo soggetto politico, «il corrispettivo italiano del Ppe», nascerà a gennaio quando si terrà l’assemblea costituente che sceglierà anche il nome. Allora «creeremo un grande e importante partito di centro che avrà il merito di liberare anche il Partito democratico – se non sarà una fata Morgana come qualcuno teme che sia’ dall’abbraccio mortale con la Cosa Rossa e con la sinistra estrema che finora li ha condizionati in modo totale». Lorenzo Fuccaro