Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2007  novembre 25 Domenica calendario

Polemiche per la moda delle «promofiction» o «promoserial», ossia pubblicità che alludono a famose serie tv utilizzando la voce degli stessi doppiatori

Polemiche per la moda delle «promofiction» o «promoserial», ossia pubblicità che alludono a famose serie tv utilizzando la voce degli stessi doppiatori. Ad esempio la voce di Meredith di Grey’s Anatomy reclamizza sughi pronti, mentre il doctor House vende auto (naturalmente nello spot la faccia non si vede ma il timbro è inconfondibile e le zoomate indugiano sui dettagli celebri come bastone, jeans e scarpe da tennis). Del dottor House se ne accorse per primo Linus, che lo segnalò in radio a «Deejay chiama Italia»: «Eticamente non mi sembra una cosa molto carina, anche se mi rendo conto che le concessionarie cerchino sempre nuovi spunti. Ci sono troppi riferimenti precisi, l’impianto scenico, hai la sensazione che il film stia continuando. Insomma, diciamolo, è un po’ ingannevole. E poi non sono sicuro che ad House abbiano chiesto il permesso...». Il pubblicitario Lorenzo Marini, invece, è entusiasta: « il futuro della comunicazione, i media stanno cercando di collocare gli spot per armonia e affinità e non più per contrasto. un fenomeno tutto italiano». La pensa diversamente Gavino Sanna: «La creatività è un’altra cosa, questa è una furbata. Peraltro poco originale, visto che mi ricorda quei filmati trasmessi nelle convention delle grandi aziende dove John Wayne, doppiato, diceva: "Dottor Bertazzini, quest’anno lei ha venduto più pacchi di detersivo di chiunque altro. Ottimo lavoro!"». Codacons, tre giorni dopo la messa in onda della prima promofiction su Italia 1, alla fine di gennaio, presentò un esposto all’Antitrust e all’Autorità delle comunicazioni: «Il Dr. House faccia il dottore e non venda orologi. Ingannevole far credere che il telefilm stia proseguendo». Sul merito, tre mesi dopo si pronunciò il Giurì, disponendo la cessazione dello spot (che però non era più in onda, la serie tv si era già conclusa) perché non conforme all’articolo 7 del codice di autodisciplina pubblicitaria («la pubblicità deve essere riconoscibile sempre come tale...»). Il fenomeno è ancora sotto la lente dell’Antitrust: «Lo teniamo sotto controllo. Per noi è una nuova fattispecie, un sistema innovativo che potrebbe avvicinarsi, ma è tutto da verificare, alla pubblicità occulta».