Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2007  novembre 24 Sabato calendario

A Kimbau, nel cuore del Congo, è in corso una rivoluzione. La prima lampadina l’hanno accesa in marzo, in ottobre è arrivata l’acqua corrente

A Kimbau, nel cuore del Congo, è in corso una rivoluzione. La prima lampadina l’hanno accesa in marzo, in ottobre è arrivata l’acqua corrente. Nel frattempo sono spuntati 6 computer collegati in rete, ora c’è anche internet. Tre secoli di gap tecnologico affrontati in 9 mesi. C’è voluta tutta la tenacia di Mama Clara, ovvero Chiara Castellani, medico volontario che dal ”91 lavora nel vecchio ospedale coloniale, lasciato dai belgi. E tutta la forza della popolazione, 20 mila abitanti, che con entusiasmo sta vedendo cambiare la propria vita. Tre o quattro fontanelle trasformano le giornate di mamme e bambini. Addio fiume. Addio secchi pesanti e ore di cammino prima di andare a scuola. Un mese fa l’acqua era a quattro chilometri. Ora esci di casa e la trovi nella piazza del centro abitato. Due ore in più da dedicare a se stessi: nella rivoluzione di Kimbau il tempo ha la sua importanza. La turbina e le farfalle Certo, da quando c’è la turbina idroelettrica vicino alla cascata, e l’ospedale illuminato, anche il menù potrà subire variazioni. Pare che le farfalle, attirate dalla luce, siano aumentate. Ma spaventate dall’illuminazione non depositano più le larve sugli alberi circostanti. Il piatto che accanto alle verdure bollite prevede larve di farfalla s’è fatto raro. Nel frattempo, però, è comparso Skype. Ed è cambiata anche la comunicazione. Soprattutto per gli infermieri che lavorano con Chiara: ora possono formarsi a distanza. La situazione è migliorata anche per i pazienti. La rivoluzione nasce nell’ospedale coloniale, il nosocomio fantasma lasciato dai belgi affidato a Chiara, unico medico per 150 mila utenti. Nel ”91 glielo affida l’Associazione italiana amici di Raoul Follereau (Aifo). Da allora la sua storia si lega a quella di Kimbau. Arriva dal Nicaragua, dove era giunta a 26 anni come medico volontario, imbattendosi nelle vittime di guerra. E trova la guerra anche in Congo. Le fazioni di Mobuto e Cabila si massacrano, ammazzano bambini e violentano donne. Mama Clara prova a denunciare le violenze. La morte che avanza con le armi e con le epidemie: a Kimbau bisogna combattere molti nemici, inclusi il virus Ebola, la tubercolosi, l’Aids. E l’indifferenza del resto del mondo. Lei denuncia scrivendo. Infila i fogli in una vecchia Olivetti, di notte, sul tavolino lumeggiato dalla candela. «Chissà - dice - se avessi potuto usare internet la mia denuncia sarebbe stata più efficace». Oggi ha visto i suoi ragazzi scrivere un articolo da pubblicare sul web. «Un reportage sull’alluvione, è sul sito www.peacelink.org». Il web in bottiglia Navigando per la rete si trovano ancora messaggi in bottiglia. «A Kimbau non abbiamo elettricità», scriveva Chiara nel 2005. «Il gruppo elettrogeno consuma benzina, e la benzina devi farla venire dalla capitale, 500 km di strada sterrata e quasi inesistente. Quindi due giorni di fuoristrada o due settimane di camion!». «Il computer ci serve per migliorare la comunicazione telematica: un portatile consuma meno. Si può far funzionare collegandosi direttamente alla batteria dell’auto. Se avete anche pannelli solari, per caricare la batteria, e se i pc diventano due o tre, è meglio: a Kenge abbiamo una scuola infermieri di livello universitario che ne ha urgente bisogno. Chi ci può aiutare è comunque il benvenuto». Poi Chiara decide di scrivere un libro e l’intitola «Una lampadina per Kimbau» (Mondadori). Racconta la sua storia e sensibilizza la gente al progetto: portare l’energia elettrica a Kimbau. Oggi c’è riuscita. «Per ora - racconta - è stato elettrificato l’ospedale, incluse le case degli infermieri. Vorremmo che la luce arrivasse anche nel resto dell’abitato, non è difficile, ma dobbiamo aspettare l’autorizzazione del governo: senza non si può». L’operazione è costata 16 anni di lavoro - complicati dalla guerra - e 600 mila euro. Neanche un cent pubblico, solo donazioni dei privati ottenute grazie all’Aifo. Ma la vera scommessa è stata la connessione a internet. «Chi non sa utilizzare i computer e internet è condannato all’analfabetismo del futuro - dice l’italiana - e qui ora c’è molto entusiasmo. I ragazzi stanno imparando, sto attrezzando meglio il mio ospedale. La gente ha i mezzi di tre secoli fa. Però ha l’intelligenza del nostro millennio: in pochi mesi stanno superando un gap di 300 anni». E questo è merito dell’associazione «Alleanza con gli ospedali del mondo». «Un’associazione di medici che offre consulti a distanza. Quando incontro un malato che ha particolari esigenze – spiega Chiara - compilo un modulo e l’invio a loro. Siccome ho bisogno di comunicare coi medici dell’associazione, mi hanno installato internet, che utilizzo gratuitamente, attraverso un telefono satellitare».  stata la svolta. «Appena mi sono connessa ho lanciato un appello in rete: chiedevo altri computer. Che poi ho ottenuto e affidato al personale perché potesse avere una formazione a distanza. Infatti sta migliorando, giorno dopo giorno. Avrei potuto dare la priorità a un apparecchio radiologico, invece ho voluto che la priorità fosse internet. Una scommessa. Ma è andata bene, da quel momento abbiamo rotto l’isolamento. E ho avuto l’apparecchio di cui avevo bisogno». Clicca sull immagine per ingrandirla Clicca sull immagine per ingrandirla Stampa Articolo