Massimo Spampani, Corriere della Sera 24/11/2007, 24 novembre 2007
Il mistero è dato dal rosso. Come mai le foglie di molti alberi e arbusti diventano rosse d’autunno e altre, invece, diventano gialle o assumono colori più spenti prima di cadere? L’argomento affascina i biologi che indagano sulle ultime settimane del ciclo vegetativo delle piante prima di affrontare l’inverno, per scoprire quali siano le reazioni messe in atto
Il mistero è dato dal rosso. Come mai le foglie di molti alberi e arbusti diventano rosse d’autunno e altre, invece, diventano gialle o assumono colori più spenti prima di cadere? L’argomento affascina i biologi che indagano sulle ultime settimane del ciclo vegetativo delle piante prima di affrontare l’inverno, per scoprire quali siano le reazioni messe in atto. I ricercatori americani che hanno fatto l’ultima scoperta avvertono: «L’arcobaleno di colori che vediamo in autunno non è solo per il nostro personale umano piacere , quanto piuttosto un modo messo in atto dagli alberi per cercare di sopravvivere». La conclusione alla quale sono giunti è che le foglie si infiammano di rosso, quanto più i suoli in cui gli alberi affondano le loro radici sono poveri di sostanze nutritive, in particolare di azoto. Bisogna premettere che il rosso è dato da pigmenti chiamati antocianine che a differenza degli altri ( le xantofille responsabili del colore giallo e i carotenoidi responsabili dell’arancione) vengono prodotti solo in autunno e non da tutte le piante. Questi ultimi due tipi di pigmenti infatti sono presenti anche quando le foglie sono verdi, in primavera e d’estate, ma vengono mascherati dalle clorofille e solo quando queste vengono degradate, in autunno, si possono vedere. Per le antocianine invece no. In pratica, un albero, quando è già in uno stato di stress, dovuto alle condizioni ambientali che diventano sfavorevoli, invece che risparmiare investe una parte della sua energia residua per produrre i pigmenti rossi. Ci sarà pur una ragione. « Delle antocianine beneficiano gli alberi che crescono in terreni poveri di azoto – dice Emily Habinck, dell’università della North Carolina ( USA ) a capo della ricerca presentata al congresso annuale della Geological Society of America – questi pigmenti proteggono le foglie più a lungo dall’eccessiva radiazione solare, così queste piante possono continuare ancora un po’ a recuperare dalle foglie stesse, prima che cadano, quanti più nutrienti possibili». I ricercatori hanno condotto le loro indagini nella riserva naturale di Charlotte in North Carolina analizzando in laboratorio migliaia di foglie e suoli distribuiti lungo un transetto che dalle quote pianeggianti raggiunge quelle più elevate. Due le specie di alberi indagati : l’acero rosso e Liquidambar styraciflua nativo delle aree temperate calde dell’est del Nord America ma introdotto anche in altre parti del mondo. E hanno visto che, salendo in quota, tanto più il suolo è povero di azoto e di altri elementi essenziali, tanti più pigmenti rossi vengono prodotti. Questa nuova osservazione è una conferma dell’ipotesi avanzata nel 2003 dal fisiologo vegetale William Hock, dell’Università del Montana, il quale trovò che se veniva geneticamente bloccata la produzione di antocianine le foglie diventavano vulnerabili alla luce solare dell’autunno e così esse recuperavano meno nutrienti per la riserva invernale. Martha Eppes, studiosa dei suoli, annuncia che la prossima tappa sarà quella di comparare le foto satellitari che mostrano i colori degli alberi con le mappe geologiche dei tipi di suolo su vaste porzioni della Terra. In verità ci sono altre specie che non diventano rosse ma gialle in autunno anche quando i suoli sono poveri d’azoto (larici, pioppi, gingko, alcune specie di aceri). E’ un modo delle piante per difendersi dagli stress: in una betulla ( Betula papyrifera) che non produce antocianine, Hock ha dimostrato che queste specie hanno evoluto strategie alternative per recuperare quanto più azoto dalle foglie prima della caduta. Massimo Spampani