Massimo Spampani, Corriere della Sera 24/11/2007, 24 novembre 2007
CORTINA D’AMPEZZO
(Belluno) – Seminano le nuvole per trasformare pochi fiocchi in un’abbondante nevicata. Negli Stati Uniti, in Colorado, non si accontentano di incanalare aria e acqua sotto pressione nei «cannoni» per produrre la neve artificiale. Vogliono costringere le nuvole alla neve anche quando, lasciando fare alla natura, tutto si risolverebbe in una spolveratina. Il principio è quello di far arrivare particelle di un sale, lo ioduro d’argento, all’interno delle nuvole. Queste particelle svolgono una funzione analoga a quella dei cristalli di ghiaccio: costituiscono cioè dei nuclei di condensazione che favoriscono la formazione dei fiocchi di neve. Vengono prodotte a terra e portate in alto, nelle nuvole, da correnti ascensionali create da enormi generatori, posti sulle montagne, in posti adatti. Una fiamma fa in grande quello che accade in un bruciatore di incenso: vaporizza la soluzione contenente le minuscole particelle, distribuendole nell’aria attorno alle stazioni sciistiche. C’è un grande interesse intorno alla semina delle nuvole negli Stati Uniti (i primi studi risalgono addirittura agli anni ’40). Come riferisce la rivista
Sci ci sono almeno 43 programmi avviati negli stati dell’Ovest per un valore complessivo di circa 15 milioni di dollari. Ma alla semina delle nuvole sono interessate 37 nazioni, comprese Cina e Arabia Saudita. Ovviamente la maggior parte dei programmi che utilizza questa tecnologia punta a produrre pioggia, con particolare attenzione all’agricoltura e ai bacini idroe-lettrici, anche se gli investimenti per aumentare la neve non solo certo trascurabili. Quest’inverno in Colorado verranno spesi 900.000 dollari per questo scopo e per la prima volta partecipano agli sforzi finanziari anche gli stati che gravitano nel bacino del fiume: Arizona, Nevada, California. Perché maggiori risorse idriche sotto forma di riserve nevose non fanno comodo solo agli sciatori ma anche all’industria e all’agricoltura. E questo nonostante i dubbi che la cosa funzioni veramente. Dubbi che non sfiorano nemmeno Bill Jensen, amministratore delegato della stazione sciistica di Vail, una delle più attrezzate del mondo, dove viene lautamente pagato un consulente atmosferico che analizza dati meteorologici e satellitari prima di emettere, come un moderno stregone, la sua sentenza: ossia quando accendere i 17 generatori collocati in una fascia compresa tra i 25 e i 55 km dal comprensorio sciistico, quando giungono le correnti da nord e nord ovest. Spesso queste correnti non porterebbero altro che una spruzzata poco significativa di neve. Se le nuvole però vengono «solleticate» con lo ioduro d’argento (accade venti volte a inverno) la coltre si fa più consistente, con un apporto complessivo, dicono, durante l’intera stagione invernale, di 122 cm in più. Joe Basto, della Colorado Water Conservation Board dice: «Quando la gente vedrà che ci sono 10 Stati degli Usa che fanno questo, si convincerà che ne vale la pena». Non mancano le critiche. Bill Cotton, climatologo della Colorado State University, che ha studiato il fenomeno dice che «ci sono buone chance che la semina delle nuvole aumenti le nevicate, ma spendere così tanti soldi senza una ricerca scientifica che tolga ogni dubbio è insensato ». Ad ascoltarlo pare siano in pochi.
Massimo Spampani