Roberto Rizzo, Corriere della Sera 24/11/2007, 24 novembre 2007
DAL NOSTRO INVIATO
VERONA – «Ecco, vede: nel 2006, 370 cittadini romeni hanno chiesto la residenza a Verona. Dal 1 gennaio 2007 a oggi l’hanno ottenuta ben 2.370 romeni per una comunità che già conta più di 6.000 persone. Qui c’è un problema, ed è il numero crescente di neocomunitari, in particolare quelli che arrivano dalla Romania. Molti di loro creano turbative di ordine pubblico ma le amministrazioni centrali non tutelano i cittadini e allora dobbiamo pensarci noi sindaci».
Flavio Tosi, sindaco leghista di Verona, ha un sogno: trasformare la sua città nel primo comune «deromenizzato» d’Italia. «Se in giro si sparge la voce che da noi i controlli sono una cosa seria, passerà la voglia di venire da queste parti». Ieri Tosi ha fatto un altro passo con l’approvazione in giunta comunale di un «atto amministrativo » che entrerà in vigore lunedì 26 novembre e prevede l’accertamento della «pericolosità sociale» per gli stranieri che fanno domanda di residenza nella città scaligera e una collaborazione con la Guardia di Finanza per impedire l’ingresso ai meno abbienti.
«Si tratta di un filtro», spiega il sindaco. «Forniremo a Prefetto e Questore gli strumenti per verificare se i richiedenti sono persone socialmente pericolose e dunque da allontanare. Il Comune non si sostituisce agli organi dello Stato. Quando uno straniero farà domanda di residenza, incroceremo una serie di dati. Oltre ai controlli della Finanza, con cui abbiamo stretto un accordo di collaborazione, e dell’Agenzia delle entrate, useremo la banca dati della Polizia municipale. Se emerge che il richiedente è stato fermato perché ubriaco o risulta avere precedenti, segnaleremo la pericolosità sociale del soggetto a Prefettura e Questura. Di certo, la residenza a Verona non verrà più data a chiunque».
L’atto amministrativo è un escamotage per evitare quanto accaduto a Massimo Bitonci, primo cittadino di Cittadella nel padovano, il sindaco che con l’ordinanza «antisbandati» si è visto recapitare un avviso di garanzia dal procuratore di Padova Pietro Calogero per «usurpazione di funzione pubblica ». Mossa che ha scatenato una bufera politica. Se Flavio Tosi, grazie all’«atto ammini-strativo », ha già incassato il beneplacito del procuratore di Verona Guido Papalia (« un provvedimento legittimo»), Bitonci ha ricevuto la solidarietà di Gianfranco Fini e Roberto Maroni, che hanno attaccato il procuratore Pietro Calogero: «Alcuni magistrati fanno politica».
Intanto, sale il tono della protesta dei sindaci leghisti del Veneto. A Tombolo, nel Padovano, martedì 27 novembre entrerà in vigore il nuovo ordinamento comunale relativo alla residenza per gli immigrati e a Montegrotto Terme il sindaco farà scrivere sui tabelloni luminosi del Comune «Cari cittadini, per voi lo Stato non fa niente, emigrate!». Domenica il malumore dei sindaci veneti scenderà in strada. Guidati da Luca Zaia, vicepresidente della Regione, sfileranno in tanti per solidarizzare con Bitonci. E poi, a partire da Gian Paolo Gobbo, sindaco di Treviso, tutti in fila per firmare un’unica e collettiva ordinanza «antisbandati». Perché «la residenza in Veneto non sia più data a chiunque».
Roberto Rizzo