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 2007  novembre 22 Giovedì calendario

BRUXELLES

Un continente che «sniffa ». Cocaina, mai così tanta, quasi una bufera di «neve» dallo stretto di Gibilterra ai Balcani, da Edimburgo ad Atene. Un milione in più di uomini e donne, da 3,5 a 4,5 milioni, che ammettono di averla provata solo nel corso dell’ultimo anno. E mai tanta «neve» fra i giovani, i giovanissimi: con l’Italia ai primi posti proprio per i consumi giovanili. Ma anche le altre droghe, tutte le droghe in genere, a cominciare da quei 16,3 milioni di pastiglie di ecstasy sequestrate dalle varie polizie, o dalle colle e altre sostanze chimiche inalanti che ormai, almeno in certi Paesi, sembrano divenute le predilette dagli undici-dodicenni, subito dopo gli spinelli di cannabis: l’Europa non è mai stata così intossicata come oggi, lo dice il rapporto 2007 dell’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (Oedt) che verrà diffuso stamane a Bruxelles.
L’Oedt, il centro di informazione sulle droghe dell’Unione europea che ha la sua sede centrale a Lisbona, ha elaborato i dati raccolti nei 27 Paesi membri dell’Ue, compresi dunque i «nuovi arrivati» dell’Est, più la Norvegia e la Turchia.
Il confronto con l’America
L’indagine viene svolta ogni anno, e stavolta ciò che ne risulta è una fotografia in chiaroscuro, ma complessivamente inquietante: l’Europa sembra ancora «star meglio » del Nord America per quanto riguarda la diffusione di massa della cocaina, delle amfetamine e della cannabis, e questo’ sostengono gli esperti dell’Oedt – può es
Il documento
Le cifre nel rapporto sul 2007 dell’Osservatorio della Ue sere attribuito alle politiche di riduzione del danno (legalizzazione delle cosiddette «droghe leggere», ambulatori e nuclei mobili che distribuiscono siringhe sterili, terapie al metadone, ecc.), cioè a quelle politiche che negli Usa non vengono praticate. Ma per il resto, il panorama è cupo. A cominciare proprio dalla cocaina: circa 7,5 milioni di giovani europei ammettono di averla usata almeno una volta nella vita, e 5 Paesi – Germania, Italia, Danimarca, Spagna, Regno Unito – guidano la classifica perché fra i loro giovani di 15-34 anni le percentuali di consumatori di cocaina toccano o superano il 5% del totale.
Le morti nelle grandi città
Perfino i decessi collegati all’uso degli stupefacenti, da molti anni in calo, sembrano ora in ripresa: e in ogni caso, hanno rappresentato il 4 per cento di tutti i decessi fra gli europei di 15-39 anni nel periodo 2004-2005. In 9 Paesi, hanno toccato il 7 per cento. In alcune grandi città d’Europa, il 10-20 per cento delle morti fra i giovani adulti potrebbe essere addebitata direttamente (per overdose) o indirettamente (per l’Aids, o per atti di violenza) al consumo di sostanze oppiacee. L’eroina sembra confermare un «trend» stabile, con consumatori sempre più anziani, ma anche in questo caso ci sono tre brutte notizie: sono comparsi nuovi oppiacei sintetici che potrebbero sostituirsi alla stessa eroina; aumenta il consumo illegale di metadone, soprattutto in Belgio, mentre in Danimarca sono aumentate proprio le morti legate allo spaccio di metadone; e infine, gli esperti temono ora l’«onda lunga» della produzione che sarebbe tornata a crescere in Afghanistan, del 46 per cento solo nel 2006, portando la produzione mondiale a superare ormai le 600 tonnellate.
Il supermercato dell’ecstasy
La «pastiglia magica», che conserva i suoi maggiori centri di produzione e spaccio nei Paesi Bassi, sorprendentemente non tocca i suoi picchi di diffusione nelle stesse aree, ma nell’Est Europa, in Gran Bretagna, e nei Paesi baltici. comunque la droga sintetica più usata in 17 Paesi europei, e l’Europa nel suo insieme consuma il 38 per cento di tutta l’ecstasy del mondo. L’Oedt cita anche una ricerca inglese, secondo cui nel 1999-2003 il consumo di pastiglie fra i ragazzi è più che raddoppiato. Per la verità, su questa ricerca – pubblicata da una rivista di musica giovanile – viene espresso qualche dubbio: ma ciò che ha raccontato la cronaca nera degli ultimi anni, dalle discoteche di mezza Europa, fa lo stesso paura.
Luigi Offeddu


MILANO – «Oggi, di solito, chi fa uso di droga non lo nasconde. da fighi. Logica di mercato: la cocaina è da vip, è da vincenti, aumenta piacere e prestazioni sessuali, rende imbattibili nel lavoro e nei rapporti con gli altri... Tutto falso, tutto il contrario». Riccardo Gatti, direttore del Dipartimento dipendenze patologiche della Asl città di Milano, di cocainomani ne vede tutti i giorni. Da anni. Manager, medici, docenti, oltre a tanta gente comune.
«E nessuno di loro si accorge di vedere il mondo con un paio di occhiali colorati. La droga agisce trasformando profondamente a livello cerebrale la percezione di sé e dell’ambiente circostante».
Chiaro, ma se il messaggio è lo stesso del Cynar (cocaina contro il logorio della vita moderna) come fa un cocainomane a non accorgersi che in realtà tutto peggiora?
«Perché mette gli occhiali colorati. Chi lo conosce comprende, chi gli vive accanto non ha dubbi, ma per lui sono gli altri che non capiscono nulla. Anzi, uno dei segnali è proprio sospettare di tutto e di tutti».
Qual è l’identikit?
«Instabilità emotiva, incapacità a controllare gli impulsi, tendenza alla paranoia, come il sentirsi perseguitati. Il sonno è disturbato (o nulla o troppo). Sessualmente, la caporetto è continua. Si prendono psicofarmaci per risolvere i problemi, convinti che la cocaina non c’entri».
Esempi?
«Si passa dal riso sfrenato al pianto, dalla simpatia all’apatia, dall’aggressività alla passività anche sul lavoro. In pochi minuti. Chi guida in modo prudente, diventa spericolato. Lo stesso capita a un manager negli investimenti e al chirurgo in sala operatoria. In amore e nell’amicizia il sospetto si insinua ("Tutti mi guardano... Ce l’hanno con me?... Perché quello mi è amico?"). E a livello sessuale: compulsione, desiderio non soddisfatto, sensazioni di erezioni che non si hanno. leggenda urbana che la cocaina renda super. Sicuramente nelle défaillances».
E il cocainomane resta nell’illusione?
«Di più: recita per confermarla. Confonde la causa con il rimedio. come il fumatore con l’affanno che dice che è colpa dell’età».
Fino al momento che vengono da lei per smettere...
«Allora tolgono gli occhiali colorati e si stupiscono. Tutto prima era piatto. La normalità è più bella. Il vero Cynar è tornare alla normalità».
Mario Pappagallo Riccardo Gatti



«Cresce il consumo di cocaina? Non mi meraviglio: è da anni, decine di anni, che aumenta, va sempre peggio, e però non aumenta la capacità di ridurre i danni.
Niente attrezzature, niente strutture, solo quello slogan, guerra alla droga, che si traduce in guerra ai consumatori e basta. Era tutto già così difficile con l’eroina, e ora...». Marco Cappato, radicale e deputato europeo nel gruppo Alde (Alleanza dei democratici e dei liberali per l’Europa) è a New York con una delegazione di Strasburgo, che si occupa della moratoria Onu sulla pena di morte, e non ha ancora visto tutti i dati dell’Osservatorio delle droghe. Ma di una cosa, ripete, si dice certo: «La guerra alla droga è uno slogan che non risolve nulla». Ma se non guerra, che cos’altro allora?
«Legalizzazione: il controllo legale è l’unica strada. Come in Svizzera, dove da 12 anni si dà l’eroina sotto controllo medico: con ottimi risultati, anche se non se ne parla».
L’Oedt dice che l’Europa sta meglio degli Usa. «Sì, perché anche con i nostri limiti, siamo in una posizione più avanzata di loro. Ma non illudiamoci, non riusciremo a governare questo problema, se non cambieremo strada. E poi in realtà il problema sta a monte, è un altro». Quale?
«Le narcomafie internazionali. In ogni caso l’Italia, con l’appoggio dell’Ue, dovrebbe promuovere una riforma della convenzione internazionale sulle droghe, quella voluta nel 1989 da Reagan. da allora, che sbagliamo tutto».
L. Off.