Varie, 23 novembre 2007
DE LAURENTIIS Luigi
DE LAURENTIIS Luigi Roma 5 aprile 1979. Produttore cinematografico • «[....] è figlio di Aurelio, classe 1949, il boss della Filmauro. Che a sua volta è figlio di un Luigi, classe 1917, che la Filmauro fondò (col figlio) nel 1975. Aurelio, classe 1949, non è da confondersi con l’altro Aurelio, il bisnonno, quello che a Torre Annunziata nei primi del Novecento produceva spaghetti. Complicato. Ma è ovvio, dice Luigi (quello del 1979): “Se un giorno dovessi avere un figlio, per rispettare la tradizione di famiglia dovrei chiamarlo Aurelio”. [...] Giovane, compito, elegante. Di che far venire l’occhio languido a legioni di fanciulle italiche (e non: Alena Seredova docet) [...] è uno che, quando gira un film, si sveglia ogni mattina alle 5 e alle 6 è già sul set, e per 18 ore al giorno sgobba come gli ha insegnato il padre. Aurelio. Grand’ufficiale della Repubblica, presidente onorario a vita della federazione mondiale dei produttori, un mostro di bravura e di tigna. Ingombrante? “Ingombrante, ma generoso”. Cioè? “Non è come quei padri che divorano i figli, che gli tarpano le ali, li controllano, li distruggono”. Diplomazia familiare? “Verità”. Luigi aveva 4 anni e già Ugo Tognazzi lo incantava coi giochi di prestigio. “Si infilava un grissino in un orecchio, fingeva di farlo uscire dall’altro. Passavo le giornate a chiedermi come diavolo facesse”. E c’era Roberto Benigni, che abitava “nella casa di fianco a noi, all’Aventino”. E c’erano Massimo Boldi e Christian De Sica, che “per me erano come due zii”. E la sala di proiezione dentro casa, sai la meraviglia? I registi, gli attori, le leggende del cinema che la sera si sedevano al desco di Aurelio e di sua moglie Jacqueline? Un’infanzia straordinaria, come si suol dire. Scuole un po’ meno straordinarie, un 36 stiracchiato alla maturità (classica) al San Giuseppe Villa Flaminia. Ma “i frères non sapevano insegnare, erano piatti e noiosi”. Sì? “Tre mesi dopo la maturità ero già in America. Laurea nel 2003 alla University of Southern California (dove si sono laureati i registi George Lucas e Robert Zemeckis, ndr). Molti secchioni della mia classe qui erano e qui sono rimasti”. Non dice tiè solo perché è un po’ svizzero: da parte di mamma. Di Ginevra, per l’esattezza: “Sono cresciuto in mezzo alle mucche e al cioccolato”. [...] Laurea in produzione cinematografica, master in finanza e marketing del cinema, stage alla Miramax, brillante avvenire americano assicurato. Come zio Dino. E invece l’erede dei De Laurentiis italiani (“gavetta vera: ho portato l’acqua agli attori sul set, guidato i camion, fatto l’autista”) è tornato in patria a lavorare con papà. Line producer (“altra gavetta”) di Christmas in love, campione d’incassi 2004. Poi Manuale d’amore, David di Donatello 2005. Poi Natale a Miami, sbancabotteghino del 2005. Finalmente nel 2006 il grande salto con Natale a New York. “Prodotto da: Aurelio De Laurentiis e Luigi De Laurentiis”. La consacrazione. Aurelio è una macchina da guerra, uno che ha un’idea di film e la commissiona, la taglia, la cuce, si infervora con gli autori e coi registi e alla fine vince gli Oscar. E Luigi? “Ero ancora un bambino e papà portava a casa le locandine. Le metteva sul tavolo da biliardo. Che ne dite? Io il mestiere l’ho rubato così. Attenzione al dettaglio, cura maniacale, passione, presenza”.b Stessi valori del padre, lavoro lavoro lavoro. E prima del lavoro la famiglia. E prima della famiglia la coppia. “Mia madre e mio padre si sono conosciuti che lei aveva 19 anni, lui 24. Sono sposati da 28. E lei è la sua forza [...] Lui andava a Los Angeles per un mese? Ci andava anche lei. Noi restavamo con le governanti ma loro non si separavano mai”. Neanche adesso? “Neanche adesso. Lui è presidente del Napoli, lei vicepresidente. Sfegatata come un ultrà”. Anche i due fratelli di Luigi, Valentina ed Edoardo, stanno nel consiglio d’amministrazione del Napoli; lei nella vita disegna borse, lui segue la squadra. Luigi è l’unico sulle orme paterne. Sogna per la Filmauro un futuro dove ci sia spazio per una factory di giovani artisti. Di idee ne ha molte, ma “tre grossi film all’anno è il massimo che riusciamo a seguire. Per ora”. [...] ha l’occhio lungo. E idee chiarissime. Preparatevi: “Il cinema italiano è troppo politicizzato, troppo noioso. Con regie spesso deboli, o sceneggiature che non stanno in piedi”. Roma, la capitale del cinema: “Girare un film a Roma è impossibile. Non ti danno i vigili e nemmeno i permessi per entrare in centro. [...]» (Laura Maragnani, “Panorama” 29/11/2007) • Sta con Michelle Hunziker.