Emanuele Novazio, La Stampa 23/11/2007, 23 novembre 2007
EMANUELE NOVAZIO
INVIATO A MOSCA
Vladimir Putin sceglie la Sala Rossa del Cremlino per «benedire politicamente» insieme a Romano Prodi - come in mattinata aveva auspicato l’ad di Eni, Paolo Scaroni - l’accordo fra il gruppo italiano e Gazprom che accellera la realizzazione di South Stream, il gasdotto che collegherà la Russia all’Ue passando sotto il Mar Nero (a una profondità massima di 2000 metri) e che arrivato in Bulgaria si dividerà in due tronconi. Uno verso Sud Ovest, raggiungendo la Grecia e l’Italia, in Puglia; e uno verso Nord Ovest, attraversando Romania, Ungheria, Repubblica ceca e Austria.
L’impianto - frutto di «un’intesa di importanza strategica per garantire la sicurezza energetica all’Europa», come commenta il presidente russo - permetterà di fornire fino a 30 miliardi di metri cubi di gas a partire dal 2013, secondo quanto confermano Scaroni e l’amministratore delegato di Gazprom, Alexei Miller. Ma soprattutto, si inserisce in una serie di iniziative fra Russia e Italia - dall’aviazione all’elicotteristica, dall’alta velocità all’auto fino alle infrastrutrure per la preparazione delle Olimpiadi invernali di Soci, per citare soltanto le più importanti - che «servirano a rafforzare la reciproca fiducia» in una prospettiva di «stabilità europea», sottolinea Putin. L’intesa, aggiunge Prodi, «consolida la nostra partnership strategica nel settore dell’energia» ma si inserisce anche in uno «sforzo più ampio», per «rafforzare la collaborazione in tutti i settori, compreso quello politico, e affrontare in comune i temi del futuro».
La prospettiva è quella di un «parteneriato strategico che possa essere un modello anche nei rapporti fra Russia e Ue». La firma di ieri, di sicuro, conferma la buona salute delle relazioni economiche fra i 2 Paesi: nei primi 9 mesi del 2007 l’interscambio ha superato i 27 miliardi di dollari e dovrebbe raggiungere i 30 entro la fine dell’anno, con un aumento del 30% rispetto al 2006. L’accordo firmato ieri da Scaroni e Miller si aggiunge al memorandum d’intesa del luglio scorso. Ma «un’infrastruttura del genere, che attraversa molti Paesi, richiede un intenso lavoro commercial-diplomatico che non possiamo affrontare da soli», nota l’ad di Eni. Ecco allora l’importanza della presenza a Mosca di Prodi, del suo incontro con Putin e dei loro colloqui politici: la loro intesa «dovrebbe portare Italia e Russia a lavorare insieme a tutti i Paesi interessati per consentire la realizzazione del gasdotto», aupica il manager italiano, che chiede anche la collaborazione dell’Unione europea. Un primo segnale positivo in questo senso è arrivato da Bruxelles: il commissario europeo all’Energia, Andris Piebalgs, ha espresso «soddisfazione per un accordo che dimostra l’interesse della Russia per il mercato europeo».
Scaroni non esclude che in futuro possano entrare nuovi partner nella joint-venture, anche se per la realizzazione del gasdotto la Saipem resta in pole position. Il progetto, secondo l’ad della società italiana, non è in concorrenza con Nabucco, un gasdotto che dovrebbe rifornire l’Europa del Sud portando il gas azero in Turchia, per via del «crescente fabbisogno di gas e della necessità di sicurezza delle forniture». South Stream valorizzerà i recenti acquisti di asset ex Yukos da parte di Eni, come Urengoil e Artic Gas, trasportando direttamente parte del gas estratto in questi giacimenti, che secondo Scaroni valgono il 20% delle riserve Eni.
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