Giampiero Paviolo, La Stampa 23/11/2007, 23 novembre 2007
GIAMPIERO PAVIOLO
TORINO
Il suo nome è Faustino Goffi. Ha 62 anni, da ragazzo faceva il calciatore, carriera in bilico tra gloria e anonimato, poca B, molta C. Nel campionato ”67-68 il Goffi gioca a Padova, 18 partite, 4 gol, più tribuna che campo. Le Edizioni Panini di Modena fanno in tempo a infilarlo nell’album che ogni autunno incornicia i protagonisti del pallone. Lui è in basso a sinistra, maglia immacolata e bordi rosso vivo. Uno tra i tanti. Pare di vederli i bambini di allora usarlo per zavorrare mucchietti di doppie: Visentin, Barbolini e Goffi per un Rivera, un Mazzola, un Combin...
Nella silenziosa partita che i ricordi giocano per sopravviversi a vicenda, ha vinto lui. La sua immagine ricomparsa nel market più accreditato di Internet, eBay, ha scatenato un’asta conclusa a 121 euro. Duecentoquarantamila lire per una figurina, una delle oltre 500 che impreziosivano quell’album, valore di emissione lire 2,5. E’ diventato il simbolo di un affare che la rete ha reso più frequentabile e più vasto. C’erano i mercatini della domenica, le poche fiere specializzate, gli angoli di città dove professori, commercialisti e avvocati si incaponivano nel rituale del celomanchismo, accarezzando il sogno in calzoni corti di completare il grande puzzle dell’album. C’erano cantine da svuotare, e ignare vecchiette da abbindolare. Molte fortune sono nate così. Perché di fortune possiamo parlare davvero: pochi giorni fa un Album (vuoto) è andato via a 1500 euro, uno completo e perfetto può toccare i 7-8000. Purché si esca dal territorio della Panini, troppo grande per ospitare autentiche rarità. Le sigle saranno sconosciute ai più: Baggioli, Ritmo Caltagirone, Mira, Imperia, Lampo, Vav. E non tutta la produzione di queste case editrici a cavallo tra gli Anni Cinquanta e Settanta vale un perù, a regolare il mercato è la immortale legge dell’offerta.
Ogni giorno 3000 inserzionisti affollano gli scaffali di eBay. Figurine da 90 centesimi se la giocano con pezzi da collezione, compaiono frasi criptiche come: «Evado mancoliste del 65/66»: chiunque necessiti di pezzi dell’album, può inviare una lista con tutte le mancanti e sarà rifornito. A caro, a volte carissimo prezzo. Sono nate in tanta Italia sigle specializzate, e hanno nomi fantastici: «Children forever» per esempio, bambini per sempre come i clienti che bambini non sono più da una vita.
Il calcio non è tutto. Al Mercato occhieggiano marchi storici come Lavazza e Liebig, Gli eroi del Risorgimento e l’Ape Maia, fino alla Miralanza con l’Olandesina e Calimero che conquistavamo rovistando nella polvere dei detersivi. Ma il football è padrone, come riconosce Giovanni Masino, tra i più importanti collezionisti del Paese. Masino è di Pancalieri, pochi chilometri da Torino, dove da sempre esportano menta e da poco importano gli indiani per coltivarla. Faceva il muratore, ha smesso per cercare pepite nei solai di mezza provincia, imbusta, cataloga, vende tra quattro mura dove il profumo di coccoina, la colla dei barattoli d’argento, si mescola a quello stantìo della muffa.
Robe da buttare, per le nostre mamme, buone ad acchiappare polvere. Milioni di figurine hanno chiuso la loro breve vita nei cassonetti. Masino e altri ne hanno salvate decine di migliaia, e attorno a loro sono nate botteghe artigiane dove gli album avvizziti, macchiati, strappati, tornano giovani e immacolati, «da edicola» come recita il gergo dei collezionisti. Gli album possono anche essere ottimi, buoni, discreti, da recupero. Come animali pronti per il macello, quelli da recupero saranno prima o poi saccheggiati di quel poco che ancora possono dare: figurine e scudetti staccati col vapore finiranno a completare i loro gemelli più fortunati.
Non si è mai capito perché una, due, tre figurine diventino rare. Il mistero resta: le tirature della Panini erano uniformi, regolari, e la prodigiosa macchina imbustatrice inventata da uno dei quattro fratelli di Modena non faceva differenze. Eppure è accaduto, il tempo ha concesso ai Goffi la Grande Rivincita. O ai Pizzaballa, dirà chi ricorda lo slogan coniato da Veltroni per lanciare sull’Unità le ristampe degli album. No, la fortuna di Pizzaballa, gran portiere, furono un cognome buffo e la posizione numero 1 della raccolta, quella del portiere dell’Atalanta: «Probabilmente andò così. Comunque sono grato a Walter, mi ha allungato una carriera già abbastanza lunga». Gli è grato, ma non lo voterà, come ha confessato a un giornalista in primavera.
Ma, in fondo, non conta perché. L’importante è che la figurina rara esista. Per lei si deve viaggiare, contrattare, anche pietire. E poi attenderla alla distribuzione della posta, avvolta in un pacchettino a prova di stropicciatura. E’ lì: con le sue rughe di colla a macchiare il retro, dove c’era scritto «Le grandi raccolte della gioventù» o «Valida», valida per conquistare i premi: il libro di Sandokan con 300, e poi il calcio a molle, il set da ping pong o la piccola enciclopedia Garzanti. E’ lì e presto tornerà cittadina del mondo di carta, colla e ricordi che è sempre stato il suo, di un tempo che gli adesivi non li conosceva e le fabbriche di figurine nascevano da tutte le parti. Oggi, un museo ci racconta quella storia. E’ a Modena, per qualcuno è anche un luogo del portafogli. Per molti un luogo del cuore. Children forever, appunto.
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