Grazia Longo, La Stampa 23/11/2007, 23 novembre 2007
All’inizio furono i segni col gessetto. Quattro pallini uguale a «casa ideale per un furto», triangolo «donna sola», un grande cerchio «meglio non insistere»
All’inizio furono i segni col gessetto. Quattro pallini uguale a «casa ideale per un furto», triangolo «donna sola», un grande cerchio «meglio non insistere». Messaggi in codice accanto agli ingressi delle abitazioni - prevalentemente ville isolate ma anche alloggi - in preparazione del colpo. I tempi però cambiano e anche i linguaggi dei topi d’appartamento, perlopiù nomadi: oggi preferiscono comunicare tra di loro con piccoli fiocchi di stoffa. Ecco dunque spuntare fiocchetti di diversi colori e in varie posizione ai cancelli delle ville prese di mira. Sono di colore rosso o giallo quando si tratta di una meta redditizia, bianchi quando la casa non merita d’essere svaligiata. La posizione del fiocco sul cancello è invece sinonimo delle potenzialità di difesa di chi l’occupa. Se il fiocco è piazzato in alto significa che sono presenti persone adulte, quand’è in basso segnala che all’interno ci sono solo anziani. Completamente a terra, infine, è la prova che durante il test preventivo non era stato notato nessuno. L’intelligence Gli avvisi cifrati rappresentano l’ultima tappa di un’intensa attività di monitoraggio da parte dei ladri. Organizzati come una vera intelligence che non tralascia il minimo particolare e cerca di dare nell’occhio il meno possibile. Un’abitudine sempre più diffusa sulla collina torinese ma presente anche in altre grandi città come Genova, Milano, Roma e in nazioni come Olanda, Portogallo e Spagna. Le bande sono strutturate con rigore militare. A partire da chi è incaricato del primo sopralluogo. Solitamente arriva indossando una divisa o un tesserino e si spaccia per un dipendente della società del gas o della luce. Provvede a tastare il territorio. Il suo esame è fondamentale perché stabilisce le basi per una possibile operazione. Proprio perché il suo lavoro non vada sprecato ricorre a messaggi in codice. Il più delle volte vengono lasciati poche ore prima del colpo, per scongiurare il rischio che il proprietario se ne accorga e si insospettisca, rivolgendosi alle forze dell’ordine. Occhio dunque a cancelli e pareti vicino agli ingressi. E attenzione anche a non sottovalutare il fenomeno. Per un po’ di tempo se ne è parlato come di una leggenda metropolitana, difficile da riscontrare nella realtà. probabile che in alcuni casi si sia trattato di esagerazioni e suggestioni collettive, spesso invece è tutto vero. Quei segnali col gessetto e i fiocchetti rappresentano un’effettiva minaccia per chi ha deciso di vivere in un luogo verde, tranquillo ma troppo isolato o per chi alloggia in appartamenti ai piani alti, più difficili da sorvegliare per l’inferiore via vai d’inquilini. I bambini e la N Gli investigatori invitano alla prudenza e non trascurano la trasmissione di notizie utili per svaligiare una casa. «I messaggi cifrati vanno presi al vaglio di volta in volta - spiega il comandante provinciale dei carabinieri di Torino, colonnello Antonio De Vita - perché accanto ai casi che non trovano conferma ve ne sono molti altri in cui i segnali costituiscono il preludio di atti criminosi. Da qui l’esigenza di incentivare il pattugliamento delle aree più a rischio». E infatti si stanno intensificando le richieste di collegamento dell’allarme alle forze dell’ordine. Trovare, spesso anche in più di un’occasione, un fiocchetto colorato o un piccolo disegno con il gessetto non può non turbare il malcapitato che i ladri vogliono derubare. Tanto più che i simboli non sono d’immediata comprensione. Tranne che per gli addetti ai lavori: si muovono in mezzo all’originale segnaletica con una disinvoltura consolidata dall’esperienza. Per la maggior parte si tratta di zingari sinti che arruolano nel loro esercito anche i bambini. Accade nella prima fase, quella del sopralluogo, quando si è a corto di credibili travestimenti. Parrà strano ma è ancora in voga il vecchio trucco dei bimbi che riescono a farsi accogliere in casa con la semplice richiesta di un bicchiere d’acqua. Giusto il tempo per guardarsi intorno e capire che aria tira. Poi, via col segnale. Che non esclude l’invito a desistere e a mollare la presa, ma comprende anche una pericolosa «N». il via libera ad agire di notte, alla presenza dei proprietari addormentati. Al danno per il furto subito si aggiunge il terrore di essere aggrediti in casa. E s’impone con prepotenza l’immagine di chi muore perché soffocato da un bavaglio. Vent’anni di attività nei servizi di vigilanza. Fernando Mimmo è titolare a Torino della Ferdy, agenzia d’investigazioni. I segni fuori dalle abitazioni sono realtà o leggenda metropolitana? «Non tutti i ladri li utilizzano ma esistono. Sono un codice per segnare le abitazioni dove ci sono oggetti di valore, i colpi facili o le situazioni di rischio». Qualche esempio? «D per domenica, N per notte, una sorta di cancelletto per indicare le case abitate da appartenenti alle forze dell’ordine, una V a rovescio per i cani. Sono i più comuni, ma spesso variano a seconda dei gruppi. Ora vanno di moda i fiocchi colorati». Quando vengono usati? «In due casi. Primo: quando si è individuato il posto giusto. Lo si marchia per comunicarne le caratteristiche a chi farà il colpo. Secondo: quando si è tentata l’irruzione ma non si è riusciti a condurla in porto. A quel punto si lascia un messaggio ai ”colleghi”: si spiega se vale la pena di ritentare o se la casa è pericolosa». Una solidarietà tra ladri? «Tra i rom è la regola: se possono rendere agevole il lavoro ai connazionali non si tirano indietro». un sistema che funziona? «Gli obiettivi sono molti, non c’è che l’imbarazzo della scelta»./ Florin è il nome di fantasia di un immigrato dell’Est di 34 anni, più volte arrestato per furto. Giura che ha cambiato vita. Fiocchi colorati, graffiti, segni sulle porte, sulle buche delle lettere, vicino agli ingressi. Chi li usa? «Qualche anno fa, tutti. Erano segni convenzionali per capire dove fosse più vantaggioso compiere un furto o dove fosse meglio evitarlo: le case in cui c’erano bimbi piccoli o difese da cani. Un modo per non correre rischi ed evitare spiacevoli incontri. Ora credo sia diventato più pericoloso». Perché? «Perché se ne parla molto. Le persone lo sanno, controllano le proprie abitazioni. Fanno attenzione. Stesso discorso per gli uomini della vigilanza privata. Lasciare un segno senza che venga scoperto è diventato difficile». Si rischia di mandare tutto all’aria? «Una volta si rischiava meno. I codici cambiano, i segni anche, però non possono durare a lungo». Quindi si cambia spesso? «Oggi si utilizzano nastri colorati: il meccanismo è identico, non so quanto durerà. Meglio non lasciare tracce ed evitare le sorprese». Per esempio? «Che qualcuno intercetti un segno e lo riproduca su tutte le case della zona. A quel punto, addio colpo»./ Stampa Articolo