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 2007  novembre 23 Venerdì calendario

Mettere al mondo dei gemelli è ovunque un fatto prodigioso. Tranne che in Egitto dove è normale che una donna partorisca sette figli alla volta a causa della fecondità del Nilo

Mettere al mondo dei gemelli è ovunque un fatto prodigioso. Tranne che in Egitto dove è normale che una donna partorisca sette figli alla volta a causa della fecondità del Nilo. Lo dice Plinio nella sua Storia Naturale. Nella favolosa terra dei Faraoni, dove si favoleggiava che ogni cosa avvenisse all´incontrario, le opere della natura, come quelle degli uomini non hanno nulla di ordinario. Tutto è portentoso, grande, smisurato. E quel che altrove farebbe gridare al prodigio diventa normale in quel paese delle meraviglie. Compresa quella doppia meraviglia che è la gemellarità. Gli omozigoti hanno da sempre un ruolo da protagonisti nell´immaginario degli uomini. Quasi tutte le mitologie e le credenze tradizionali registrano il disagio e al tempo stesso la forte attrazione suscitati da queste immagini viventi dell´ambiguità, della doppiezza, della ambivalenza. I gemelli danno corpo a una contraddizione, evidentemente irrisolta, fra l´essere uno e l´essere due, tra singolarità e molteplicità. La loro differenza ne fa dei simboli in carne e ossa, delle allegorie viventi. Temuti come segno della collera della natura o adorati come presagio di fortuna. Incarnazioni di una eccezionalità che si manifesta per eccesso. Di una fecondità straordinaria, di un´eccedenza vitale. Si può dire che essi siano la personificazione stessa dell´enigma. Di quella domanda senza risposta che è la figura chiave di ogni mitologia. Romolo e Remo, Castore e Polluce, Anfione e Zeto, Apollo e Artemide, gli Orazi e i Curiazi, Giacobbe e Esaù, i santi Cosma e Damiano, hanno dato nel tempo volti diversi a una medesima perplessità interrogativa su tutto quel che rappresenta la negazione dell´individuo, che è per definizione singolo. Non è un caso che tanti miti d´origine facciano nascere il mondo, la società, le città da una lotta fratricida tra due gemelli. In questo senso Romolo e Remo sono la variante latina di un tema universale. In molte culture africane si dava ai gemelli lo stesso nome degli uccelli che hanno un volo e un´andatura goffi, come la faraona, quasi a sottolinearne simbolicamente una irregolarità fisica, un´anomalia ontologica. E in alcune società indiane d´America in caso di parti gemellari i due nati venivano immediatamente separati perché l´uno non si confondesse con l´altro. Secondo Claude Lévi-Strauss questa necessità di distinguere i gemelli, diffusa in tutto il mondo, nascerebbe dalla difficoltà di ammettere che il doppio, il perfettamente uguale, esista in natura. per questo che, a detta del grande antropologo francese, si cerca sempre di cogliere delle differenze nel fisico, nel carattere, nei gusti, nelle abilità degli omozigoti. Per riaffermare in qualche modo il primato e il valore dell´unicità. Non per nulla i più grandi cervelli dell´Occidente antico e moderno si sono arrovellati intorno al mistero di una unità moltiplicata. Da Aristotele a Plinio, dai giuristi della Roma antica a Pico della Mirandola, fino a medici cinquecenteschi come Ambroise Paré e Fortunio Liceti, autore del celebre Libro intorno alla natura dei mostri. Nel mondo di oggi, caratterizzato da un´ampia diffusione delle conoscenze scientifiche, il problema sembrerebbe aver perso d´importanza per il fatto che siamo perfettamente in grado di spiegare gli arcani della nascita gemellare. Apparentemente non abbiamo più bisogno di nessuna mitologia. Ma è solo un effetto di superficie. Nelle profondità del nostro immaginario i gemelli continuano a far parlare di sé. Basti pensare allo spazio occupato da creature come il doppio, il sosia, l´ombra nella letteratura, nel cinema, nei media. Dalle Kessler, radiose mascotte dell´Italia del miracolo economico, ai due Kaczynski, fino a pochi giorni fa autentici dioscuri della Polonia postcomunista. Il mito è dunque alle nostre spalle ma anche al nostro orizzonte. quel che ci mostra Peter Greenaway in un film come Lo zoo di Venere che ha per protagonisti due gemelli, entrambi scienziati, che partendo da una ricerca avanzatissima sulle metamorfosi del corpo, finiscono per rientrare nel mito identificandosi con i divini Castore e Polluce. Ed è quel che si vede in quell´autentica Storia Naturale dell´immaginario globale che è You Tube. Dove si moltiplicano i video che permettono di osservare la vita quotidiana di numerosi gemelli siamesi. Persone riprese mentre vanno a scuola, fanno i compiti, mangiano alla mensa del college, vanno al supermercato, fanno sport. Nulla di più normale se non fosse per il fatto che hanno un sol corpo con due teste. O il contrario. Individui che sperimentano, e ci raccontano, come si possa essere al tempo stesso due e uno. La rete ricostituisce così, con l´aiuto della scienza e della tecnologia, i termini di un enigma che il nostro immaginario non ha mai congedato una volta per tutte. Coniugando voyeristicamente meraviglia, curiosità, interesse. E spettacolo. Non diversamente da quanto facevano nella Roma antica dove la legge metteva i gemelli sullo stesso piano di professionisti della meraviglia come attori e musicisti. Perché la loro differenza rappresentava di per se stessa uno spettacolo, ma anche un motivo di profonda interrogazione sull´essere e sulla sua natura. Su un rapporto tra somiglianza e differenza che ora come allora talvolta fa cortocircuito.