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 2007  novembre 22 Giovedì calendario

HARARI

HARARI Guido Il Cairo (Egitto) 28 dicembre 1952. Fotografo • «[...] il miglior fotografo italiano di musicisti pop-rock. ”Non è che ho passato tutta la vita sul fronte del palco, di certo però la musica è stata la mia passione più forte, e da lì ho cominciato”. Agli inizi, giovanissimo, seguiva concerti e tournée anche come giornalista. ”Facevo interviste: ma era un modo per conoscere personaggi per me mitici. Solo dopo scattavo le foto. All’epoca ero un fan che avvicinava idoli, e li volevo raccontare ai fan come me. Per usare la frase dei Blues Brothers, mi sentivo in missione per conto di Nikon”. Armato di Nikon, eccolo dunque avvicinare Emerson, Lake & Palmer, Santana, Frank Zappa, i Genesis. Con alcuni nasce qualcosa di più di un rapporto professionale. ”Con Zappa, per esempio, ci siamo visti più volte, mi ha fatto entrare a casa sua a Los Angeles: viveva blindato perché diceva che la città era troppo violenta. Genio inarrestabile, aveva la sua sala di incisione e stampava dischi che poi conservava in un bunker. Geniale provocatore sul palco, in casa era un americano normale. Aveva ricevuto un invito in Italia per un festival: l’agente gli disse che era roba organizzata dai comunisti, lui non venne, anzi inviò una foto con la bandiera a stelle e strisce”. Anche con Lou Reed si è rivisto molte volte. ”La prima fu a Milano, metà ”70, all’epoca degli assalti ai concerti. Ci siamo incontrati tante altre volte, mi piace il fatto che si sia sposato con una delle artiste che amo di più, Laurie Anderson”. Fra le donne della musica che Harari stima c’è Joni Mitchell, e soprattutto Yoko Ono: ”A differenza della maggior parte dei fans dei Beatles, io la ritengo una grande artista. E penso che la sua influenza su Lennon sia stata infinitamente più importante di quella dei tre compagni”. Degli italiani, oltre a De André, Harari ricorda Vinicio Capossela: ”Ho cominciato a fotografarlo presto, non era ancora famoso. Girava con Céline sotto braccio, Viaggio al termine della notte era la sua bibbia. Lo leggeva ad alta voce per far colpo sulle ragazze. Era uno che aveva il gusto delle immagini, mi diceva a volte: voglio una foto in bianco e nero come fosse un’inquadratura di Deadman di Jim Jarmusch. Ha qualcosa che mi ricorda Tom Waits”. E Baglioni? ”Ho lavorato a lungo con lui, uscì un libro sulla tournée. All’inizio mi chiedevo: che ci azzecco con una popstar così? Poi ho scoperto che mi piaceva entrare in quel mondo tanto lontano dal rock”. E Vasco? ” una rockstar, e come tale è fedele alla linea. Si protegge molto”. Ma nell’imponente catalogo di Harari non ci sono solo musicisti. Ci sono i teatri (Lindsay Kemp, Pippo Delbono, Paolo Rossi), il cinema (Lina Wertmuller in vasca da bagno, Bernardo Bertolucci che si tira gli occhi per fare il cinese), gli stilisti, gli scrittori. Difficile fotografare gli stilisti? ”Sì, perché non sono un fotografo di moda e questo li insospettisce. Hanno un’idea precisa della loro immagine e non vogliono rischiare. Con pochi abbiamo giocato: Ferré con il metro da architetto, Donatella Versace in piedi sulla scrivania”. Sennò c0è Armani davanti alle librerie, Dolce e Gabbana su sfondo di leopardo, Leonardo Ferragamo con una scarpa. Ci sono poi due scrittrici, Fernanda Pivano e Alda Merini. ”Con la Nanda ho fatto il libro The Beat Goes On: credevo di dover solo fotografare e assemblare documenti, fotografie, lettere, invece lei mi mise alla macchina da scrivere. Dettava e raccontava aneddoti meravigliosi”. E la Merini? ”L’ho fotografata in casa sua, al telefono, un po’ come la Magnani nella Voce umana. riflessa in uno specchio su cui sono scritti i numeri. La sua casa è un’esperienza mistica. Il giorno che le imbiancarono i muri, manca poco moriva. Mi ricordo che mi chiese: Mi trova piacente? No, risposi, la trovo intensa. E lei: ah, piacente no? Era molto dispiaciuta”» (Ranieri Polese, ”Corriere della Sera” 22/11/2007).