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 2007  novembre 21 Mercoledì calendario

...LA LETTERA DI VELTRONI AI DEPUTATI PD

Sì alla class action, ma con più filtri contro i ricorsi facili. Il Sole 24 Ore 21 novembre 2007. La Finanziaria arriva alla Camera e il leader Pd, Walter Veltroni, nella lettera che anticipiamo, chiede massimo impegno al capogruppo dell’Ulivo-Pd, Antonello Soro, per difendere (e migliorare) la norma sulla class action.

Caro Soro,
il tema della class action, dopo la recente approvazione in Senato, sta suscitando grande attenzione. Ti scrivo su questa materia proprio perché credo sia compito del Partito democratico affrontare questi temi con assoluta fermezza sul principio - per la modernizzazione del Paese è essenziale che sia effettivamente possibile intentare azioni collettive a tutela di consumatori, risparmiatori e utenti - e grande disponibilità a introdurre nei dettagli della norma tutte le modifiche che sono necessarie per tenere conto delle legittime - e fondate - preoccupazioni di tutti i soggetti interessati. Le questioni relative ai principi generali - come ben sai - sono riassumibili in due domande assai semplici: è indispensabile che l’ordinamento italiano preveda le "cause collettive"? E, se sì, è legittimo inserire le norme nella Finanziaria?
Alla prima domanda ha risposto Mario Monti, in un suo vibrante articolo di fondo del Corriere della Sera. Perché un mercato ben funzionante «ha bisogno» dell’azione collettiva e perché sono anni che – di rinvio in rinvio – il legislatore non ha la forza di una risposta efficace a questa essenziale esigenza. Più di recente, la questione si è riproposta in seguito ai grandi scandali finanziari (Cirio e Parmalat): secondo il nostro ordinamento, ciascuno dei danneggiati avrebbe dovuto promuovere a propria azione, in quanto singolo... Un’assurdità. Nell’immediato, furono in molti – quasi tutti – a riproporre l’adozione della class action. Ma gli interessi che vi si oppongono hanno potuto ancora una volta contare sul tempo e su quella che Monti ha chiamato l’«inazione collettiva».
Nell’Aula del Senato la Politica ha trovato la forza per uscire dall’inerzia, per vincere la logica del rinvio, nella quale il dettaglio ha la meglio sui principi. quindi essenziale che il nostro gruppo parlamentare impieghi tutta la sua forza nel difendere il risultato acquisito: entro il 31 dicembre, anche in Italia, deve essere in vigore una legge che consenta l’azione collettiva o di "categoria".
 corretto che ciò avvenga in Finanziaria? Non ho alcun dubbio nel rispondere positivamente, per due ragioni. La prima ha carattere tecnico-politico: secondo la legge di contabilità vigente, possono entrare in Finanziaria norme di carattere ordinamentale alla sola condizione che siano in grado di influenzare significativamente l’andamento della crescita. Ed è difficile non vedere che la possibilità di ricorrere alla class action è destinata ad influenzare significativamente il funzionamento dei mercati finanziario, dei beni e dei servizi. La seconda ha a che fare con i cardini della politica economica che serve al Paese: se vogliamo recuperare capacità competitive, superare le chiusure corporative della società e aprire i mercati chiusi è tanto essenziale quanto risanare i conti pubblici. E bisogna che i tempi della prima operazione siano sincronici rispetto a quelli della seconda.
Anche al fine di difendere con successo la presenza della norma in Legge finanziaria dagli attacchi di chi vuole rendere eterna la pratica del rinvio, è essenziale che si proceda ad un’attenta verifica – e alle conseguenti modificazioni – dei dettagli. troppo forte il rischio di azioni temerarie, destinate a danneggiare le nostre imprese? Si introduca senz’altro un filtro di proponibilità dell’azione collettiva, gestito direttamente dal giudice. Va verificata la rappresentatività dei soggetti promotori dell’azione collettiva. necessario rendere le regole e le procedure della class action pienamente compatibili col sistema giuridico italiano così com’è. Su tutti questi aspetti – e su altri particolari rilevanti – chiedo al gruppo dell’Ulivo della Camera di impegnarsi in un lavoro di miglioramento della norma approvata dal Senato, anche per questa via impedendo che nascondendosi dietro dettagli da modificare – l’offensiva dei conservatori dello status quo travolga questo strumento di modernizzazione e di giustizia.
Walter Veltroni
Segretario Partito democratico