La Repubblica 22/11/2007, pag.49 HUGO DIXON, 22 novembre 2007
Dieci riflessioni per il Thanksgiving Day di Wall Street. La Repubblica 22 novembre 2007. Negli Stati Uniti, per alcuni il Thanksgiving Day sarà un giorno più di preoccupazione che di ringraziamento
Dieci riflessioni per il Thanksgiving Day di Wall Street. La Repubblica 22 novembre 2007. Negli Stati Uniti, per alcuni il Thanksgiving Day sarà un giorno più di preoccupazione che di ringraziamento. Tra i molti motivi, citiamo le voci di massicce riduzioni di personale dopo le ingenti perdite di alcune banche, il disastro dei mutui ipotecari che sembra non esaurirsi mai e il deprezzamento del dollaro. Eppure, tra un tacchino arrosto e una torta di zucca, ci sono ancora diverse cose per cui Wall Street può ringraziare il cielo. Eccone alcune. 1) La prosperità del passato: i problemi di oggi seguono molti decenni di espansione, tanto che dal 1990 a oggi il contributo del settore finanziario al Pil statunitense è passato dal 5 all´8%. L´aumento del rapporto tra indebitamento e Pil non farà piacere a economisti e politici, però va benissimo per i finanzieri. 2) La prosperità del presente: l´economia continua a tirare e l´espansione prosegue impetuosa in vaste regioni del mondo. Le gratifiche maturate nei primi 9 mesi dell´anno nelle sette maggiori banche d´investimento statunitensi hanno toccato quota 95 miliardi di dollari (+10%), e anche dopo le ingenti svalutazioni contabili di Citigroup e di altri istituti, non sembra che diminuiranno più del 10%. 3) Un´amministrazione ben disposta verso il mercato: gli Usa non sono governati da anticapitalisti come il venezuelano Hugo Chávez e la Federal Reserve di solito interviene sulle bolle speculative solo quando sono già scoppiate, lasciando agli operatori il tempo di arricchirsi. 4) L´atteggiamento del prossimo presidente, che non avrà interesse a perseguire un programma ostile alla finanza e a ripristinare normative severe che potrebbero penalizzare gli utili. Wall Street eviterà così di pagare le difficoltà del settore immobiliare. 5) Il sistema giudiziario: in Cina i reati finanziari possono portare davanti al plotone d´esecuzione, ma negli Usa chi l´ha fatta grossa raramente finisce in gattabuia se ha i soldi per pagarsi bravi avvocati. 6) La corporate governance: per chi ha successo le ricompense sono cospicue, anche quando i dirigenti sbagliano. Nel 1621 i Padri Pellegrini celebrarono il primo Thanksgiving Day ringraziando il cielo di avere abbastanza cibo per superare l´inverno, ma i 160 milioni di dollari di liquidazione pagati a Stan O´Neal da Merrill Lynch gli basteranno per nutrirsi per 30.000 anni. 7) Il potere del dollaro: grazie a mezzo secolo di predominio, 8.000 miliardi di dollari di debito estero sono denominati nella valuta nazionale, altrimenti a quest´ora si parlerebbe di bancarotta e non di rincaro delle vacanze in Europa. 8) La politica economica cinese: nessuno ha capito perché la Cina è disposta a scambiare beni di consumo a buon mercato con ingenti quantità di titoli denominati in dollari. In caso contrario i consumatori statunitensi non potrebbero continuare a spendere e spandere. 9) Gli errori del passato: i crediti inesigibili possono mettere gli azionisti in ginocchio e far rabbrividire gli obbligazionisti, ma in America si guarda al lato positivo delle cose e per gli esperti di ristrutturazioni aziendali ci sarà tanto lavoro ben pagato. 10) L´esperienza: il Padre Pellegrino Robert Cushman nel 1621 predicava di «accontentarsi senza lamentele delle privazioni e difficoltà che la provvidenza di Dio vorrà inviarle». Nel turbolento contesto del 2007 può offrire qualche conforto in più rispetto ai passati anni delle vacche grasse. HUGO DIXON