Varie, 21 novembre 2007
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Frasca Francesco
• Roma 8 settembre 1943. Ex responsabile della vigilanza della Banca d’Italia. Indagato per aggiotaggio e abuso d’ufficio, figura di primo piano nell’indagine Antonveneta, il 28 maggio 2011 fu assolto dalla Seconda sezione penale del tribunale di Milano. Presunto alleato del “contropatto” di Bnl che favorì il tentativo di scalata di Unipol guadagnando forti plusvalenze nell’estate dei “furbetti del quartierino”, nell’aprile 2010 la procura di Roma ne chiese il rinvio a giudizio • «[...] I protagonisti dell’alleanza che nel 2005 rastrellò e poi rivendette a Unipol oltre il 27 per cento della Bnl, sono accusati di aggiotaggio, insider trading e ostacolo all’attività di vigilanza. Hanno agito per contrastare il “patto” che guidava l’istituto di via Veneto, cioè i baschi del Bbva con l’appoggio di Generali e della Dorint di Diego Della Valle. Secondo la procura, l’acquisizione del 27% delle azioni da parte dei contropattisti avvenne in violazione del regolamento bancario che prevede un tetto massimo del 15%. Le operazioni effettuate nel corso della scalata di Unipol a Bnl avrebbero “fruttato plusvalenze milionarie imputabili in gran parte ai membri dell’alleanza”. [...] I 21 indagati, recita la richiesta di rinvio a giudizio, “in concorso tra loro, previo accordo con Fazio e Frasca, i quali rafforzavano il proposito criminoso, assicurando ai correi il sostegno del vertice della Banca d’Italia al progetto di acquisizione del controllo della Bnl con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, realizzavano una serie di operazioni simulate e artificiose concretamente idonee a provocare una sensibile alterazione del prezzo delle azioni di Bnl”. Per affondare l’offerta pubblica di scambio sulla banca da parte del Bbva, i contropattisti hanno “rastrellato azioni al fine di acquisire il controllo di Bnl”» (Elsa Vinci, “la Repubblica” 8/4/2010) • «[...] in una prima conversazione telefonica Frasca parla con un interlocutore non identificato. Discute della bocciatura all’Opa di Fiorani che Clemente e Castaldi, i due funzionari Bankitalia delegati a studiare l’operazione, si preparavano a formulare. “Gli uffici, due servizi che stanno sotto di me - disse allora Frasca al suo interlocutore - hanno a mia insaputa condotto una istruttoria con un giudizio negativo. Io lo trasmetterò al governatore il quale mi ha però anticipato che vuole dissentire”. In una successiva telefonata, Frasca sembra mostrare come Antonio Fazio, prima ancora di valutare le ragioni del “no tecnico” pronunciato dai suoi due ispettori, avesse già deciso (il 9 luglio 2005) di aggirare lo stop interno. Come? Affidandosi, in modo piuttosto irrituale, a una consulenza esterna. E proprio questo è uno dei nodi dell’accusa a Fazio e soprattutto all’ex capo della Vigilanza [...] in un’altra conversazione Frasca definisce “un disastro” la decisione formulata il 22 luglio 2005 dalla Consob di sterilizzare i diritti di voto delle azioni dell’immobiliarista Stefano Ricucci. Un giudizio del tutto simile a quello di Fazio, che in proposito aveva parlato di “cosa terribile”. Il provvedimento, di fatto, bloccava i giochi degli alleati di Fiorani in vista di una assemblea di Antonveneta. La delicatezza della posizione di Frasca era già stata sottolineata dal gip Clementina Forleo: “Su un’utenza di Frasca - scriveva il Gip in uno dei primi suoi provvedimenti nell’inchiesta Antonveneta - intervengono plurimi contatti con il coinvolgimento dello stesso Fazio, sul parere contrario espresso dalle strutture di vigilanza” all’opa di Fiorani. Dalle conversazioni emergeva “in particolare che due funzionari avevano depositato” il parere “in cassaforte mettendo in crisi Frasca” [...]» (Ferruccio Sansa, “la Repubblica” 24/3/2006).