Varie, 21 novembre 2007
Tags : Melody Gardot
Gardot Melody
• New Jersey (Stati Uniti) 2 febbraio 1985. Cantante. Compositrice • «[...] Il calvario di Melody Gardot iniziò quattro [...] sul letto d’ospedale dove il primario le snocciolò come un rosario, alla presenza di sua madre, una fotografa, le conseguenze dell’incidente in cui la sua bici era stata investita da una Suv sette posti: fratture multiple, pelviche, spinali, craniche. Danni neurologici ancora da valutare. Aveva 19 anni, e quel signore in camice bianco circondato dalla sua équipe silenziosa stava lì a dirle che forse non avrebbe più camminato, che forse non avrebbe recuperato la vista al cento per cento, che forse il suo udito non sarebbe più stato quello di prima. “Onestamente devo dire che non ho ricordi precisi di quel giorno. A causa dell’impatto con l’autoveicolo, sono affetta da amnesia retrograda anche a breve termine” [...] Non deve essere stato facile, in quelle condizioni e in quello stato d’animo, incominciare a scrivere canzoni [...] quando fu dimessa non riusciva a stare in piedi per più di dieci minuti al giorno. “Ma il mio vero dramma era che non riuscivo a ricordare. Un medico mi disse che la musica è una delle poche cose che stimola quella parte del cervello deputata a incamerare e trasferire informazioni. Detto fatto: la musica ha avuto una grande importanza nel recupero delle mie facoltà mnemoniche, anche se ancora oggi continuo a dimenticare le cose e a dire continuamente... che stavamo dicendo?”. Il corso di musicoterapia cui la Gardot si è sottoposta, non solo è stato un lenimento più efficace di qualsiasi analgesico, ma anche la spinta a superare l’handicap e a scoprire una vocazione. “In realtà non avevo uno spiccato interesse per la musica prima dell’incidente, pensavo di diventare un’artista visuale, come mia madre [...] Avevo suonato qualche volta per hobby nei piano bar. Musiche varie, da Ellington ai Radiohead. La prima volta che mi ha visto con una chitarra in mano, forse anche per incoraggiarmi, la mamma mi ha raccontato che un mio bisnonno era stato leader di una big band. Non sono cresciuta sognando di fare la cantante, anche se da piccola adoravo i motivetti della Disney e da adolescente avevo una sorta di venerazione per David Bowie”. Ma certamente, in questo caso, la riuscita della musicoterapia ha a che fare con l’indole della Gardot. “Fin dall’inizio, non ho mai considerato il dolore fisico un problema. L’ho presa come una sfida: io ti sconfiggerò. Ovviamente in tutta questa vicenda niente è stato facile, ma prima o poi uno scopre che nella vita le cose che contano non arrivano mai su un piatto d’argento” [...]» (Giuseppe Videtti, “la Repubblica” 3/5/2008).