Marco Gasperetti, Corriere della Sera 21/11/2007, 21 novembre 2007
FIRENZE
Qualcuno lancia l’allarme. E sembra il titolo di un film catastrofico: 2010, la fine di un mito. Il mito in questione è un sigaro. O meglio «il sigaro », il Toscano, tabacco kentucky coltivato in Italia, con amore e passione di altri tempi. Un must, un doc, una prelibatezza indicibile, raccontano i fumatori. Entro il 2010, tagli ai finanziamenti comunitari (una novantina di milioni di euro), rischiano di annientare i coltivatori di tabacco italiani e le colture di qualità con le quali si fa il Toscano. «Un problema gravissimo, perché 65 mila tra produttori e lavoratori dell’indotto rischiano di perdere il lavoro e l’Italia il vero sigaro di qualità», avverte Gabriele Zippilli, presidente dell’Associazione dei coltivatori di tabacco dell’Italia centrale. Dopo la denuncia e l’interrogazione in consiglio regionale di Roberto Benedetti e Giuliana Baudone, due esponenti di An, i coltivatori, insieme a una delegazione dei Verdi, la prossima settimana andranno in pellegrinaggio a Bruxelles. Chiederanno agli europarlamentari di ripensare ai tagli e in cambio dell’attenzione regaleranno loro un sigaro doc.
L’iniziativa si chiama «Non mandare i Toscani in fumo» e sarà l’inizio di una battaglia durissima per far sopravvivere non tanto il marchio – che continuerà a regnare prospero anche dopo il 2010 – ma la qualità, oggi altissima. Basti pensare che l’80% del tabacco della Manifatture sigaro toscano, la società del gruppo Maccaferri che oggi produce i sigari, è italiana. A vigilare sul tabacco nostrano (si produce in Toscana, Umbria, Lazio, Campania e Veneto) c’è pure un’università, quella di Pisa. «Da decenni monitoriamo la qualità del tabacco dei sigari toscani – conferma Sergio Miele, professore ordinario del Dipartimento di agronomia dell’ateneo pisano – che oggi ha raggiunto un livello altissimo, certamente il migliore al mondo ed è di una tipologia irripetibile».
A guidare la delegazione in pellegrinaggio a Bruxelles, formata da coltivatori, produttori, Fabio Roggiolani, leader dei Verdi toscani, già presidente della Commissione agricoltura. «I dati parlano chiaro – dice Roggiolani – lo scorso anno i minor incentivi comunitari hanno provocato un calo della coltivazione del kentucky del 18%. Le tonnellate prodotte sono passate da 4.190 a 3. 450 e per quest’anno si parla di un ulteriore diminuzione del 20%. Il fumo fa male e va combattuto, ma il sigaro toscano è un’altra cosa e un’icona della nostra biodiversità ». Meno allarmata la Manifattura sigaro toscano. Il business va a gonfie vele. Nel 2006 il fatturato ha superato i 60 milioni di euro e sono stati prodotti 110 milioni di sigari di diciotto qualità. «Come sempre siamo accanto ai coltivatori – dice Andrea Marazzi, direttore generale della società – , ma siamo certi che anche dopo il 2010 la produzione di kentucky per i sigari toscani sarà di alta qualità. Nelle nostre manifatture si miscelano in progressione stock di materie prime di oltre 3 anni. In questo modo ci cauteliamo sia da eventuali raccolti non soddisfacenti ».
Politici e intellettuali, climatologi e sociologi, rappresentanti delle istituzioni. Tutti d’accordo: «Il Toscano va salvato, è un monumento della miglior tradizione italiana ». Fausto Bertinotti non lo fuma, lo pasteggia e lo coccola. Anzi è il sigaro toscano a coccolare il presidente della Camera e lui ammette che quella foglia arrotolata di kentucky è come la coperta di Linus. Così in doppia o tripla copia lo tiene nel taschino per metterlo in bocca quando deve rilassarsi o concentrarsi. «Il Toscano è anche una metafora – dice Bertinotti ”. Nasce da un incidente, una partita di tabacco che la pioggia rovina. Il tabacco marcisce e dall’utilizzo del tabacco marcito esce un tabacco superiore. Questo dimostra che la superiorità può nascere da un incidente, cioè dal caso. E da una perdita: il carattere puro del tabacco».
Anche il presidente del Senato, Franco Marini, è un estimatore del sigaro toscano e non vorrebbe vederlo cancellato o denaturato. « stata la passione di una vita. L’ho fumato intensamente per trent’anni e non riesco ad immaginare né le lunghe nottate al tavolo delle trattative sindacali né i momenti che precedevano i caldi comizi in piazza negli anni Sessanta e Settanta senza il sigaro in bocca ».
Il giornalista Gad Lerner è spaventato: «Guai a chi ce lo tocca. Lo fumo da quando sono ragazzino. La qualità è straordinaria, perderlo sarebbe una sciagura. Anche perché potrebbe essere già un must nel mondo, una volta l’ho trovato persino a Beirut, mentre in Italia la distribuzione non funziona ». Il meteorologo e climatologo Giampiero Maracchi: «Il Toscano è l’unico sistema che quando brucia non produce effetto serra. I tagli della Ue rischiano di cancellare un capolavoro ». Il sociologo Alberto Abruzzese: « un monumento della tradizione italiana. Uniamoci tutti per salvarlo ».
M.Ga.