Mario Pappagallo, Corriere della Sera 21/11/2007, 21 novembre 2007
MILANO
L’ultrasuono diventa bisturi. Lo stesso dell’ecografia, ma a una frequenza diversa: capace di sviluppare calore nel punto focale in cui viene concentrato. Una novità tecnologica che potrebbe coronare il sogno di Umberto Veronesi. Lui, chirurgo oncologo, che da sempre vorrebbe operare i tumori senza tagliare e lasciare cicatrici. Non è, quindi, un caso se la prima sperimentazione occidentale degli ultrasuoni focalizzati ad alta intensità (Hifu) è appena iniziata all’Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano. Per operare alcuni tumori del seno e anche per migliorare, dal punto di vista tecnologico, l’apparecchiatura nata in Cina e già utilizzata su 20 mila pazienti in una trentina di centri dell’Estremo Oriente.
«Eliminare il tumore senza bisturi », ripete Veronesi che si trova in piena sintonia con l’obiettivo dei cinesi che hanno sviluppato Hifu e lo hanno donato allo Ieo, primo centro di sviluppo e sperimentazione clinica in Occidente. A utilizzarlo saranno Franco Orsi, direttore dell’Unità di radiologia interventistica, e Paolo Arnone, assistente della Divisione di senologia. Arnone è stato anche in Cina per fare pratica e verificare l’efficacia del «bisturi ultrasonico».
Il principio su cui si basa la metodica Hifu è quello di produrre onde acustiche, proprio come quelle sonore, ad altissima frequenza (gli ultrasuoni) e convogliarle in un’area precisa, in modo che quando raggiungono esattamente il bersaglio (punto focale) si trasformano «naturalmente» in calore. Un calore tale da uccidere le cellule tumorali bersaglio. Si tratta di un macchinario molto simile ad una Tac: un lettino, su cui si fa sdraiare il malato, con al centro una piccola vasca con acqua purificata, mezzo di diffusione degli ultrasuoni. Questi sono emessi da un dispositivo chiamato trasduttore, situato al fondo della vasca. Poi, come per un’ecografia, si propagano attraverso la pelle e gli altri tessuti fino a raggiungere in modo estremamente preciso il bersaglio da trattare, vale a dire la zona malata. Solo lì, solo in quel punto e in quel momento, si trasformano in calore, in energia termica, che distrugge le cellule del tumore. Tecnicamente si chiama termoablazione.
Il segreto è nella precisione della mira e della messa a fuoco. Il bersaglio viene identificato, prima del trattamento, con un centraggio ecografico: sempre ultrasuoni ma, questa volta, non ad alta intensità. Lo Ieo dovrà anche, con le competenze occidentali, migliorare il sistema di mira per arrivare a colpire tumori più profondi o situati in zone meno raggiungibili. «Hifu ci dà per la prima volta la possibilità di trattare una lesione tumorale senza nessun danno biologico, senza l’inserimento di aghi e cateteri o la necessità di tagli chirurgici – spiega Franco Orsi ”. Il principio in sé era già noto: gli ultrasuoni focalizzati sono da tempo utilizzati per eliminare tumori di superficie in ginecologia, in otorinolaringoiatria e, ultimamente, nella prostata. La novità è nella possibilità di operare organi situati all’interno del corpo come la mammella, il fegato, i reni, il pancreas. E di operare qualsiasi massa o nodulo visualizzabile con l’ecografia. Non abbiamo dubbi sulla validità della tecnica: si tratta solo di definirne le indicazioni per poter trattare più tumori e meglio».
«Dopo un periodo di messa a punto delle apparecchiature mediante test in vitro, proprio in questi giorni abbiamo trattato i primi casi di tumore al seno – dice Arnone ”. I risultati, sebbene molto iniziali, ci inducono ad un concreto ottimismo». Veronesi è ottimista e immagina un «trattamento chirurgico del tumore della mammella ancora più conservativo di quanto già non lo sia oggi». E spiega: «Hifu è perfettamente in linea con la strategia dello Ieo del "minimo efficace", vale dire della massima efficacia e della minima tossicità per la persona malata. Già oggi Hifu può essere utilizzato in alternativa alle altre tecniche mini-invasive e anche alla chirurgia nei casi in cui il costo clinico sia troppo alto per il malato, cioè quando l’intervento chirurgico ha effetti collaterali troppo pesanti rispetto ai benefici che può comportare. In futuro, se opportunamente perfezionata, Hifu ha tutte le caratteristiche per sostituire, gradualmente e ove possibile, il bisturi del chirurgo». Come mai i cinesi hanno scelto lo Ieo per migliorare Hifu? Veronesi risponde: « un grande riconoscimento della nostra capacità di credere e investire nell’innovazione tecnologica in medicina e del nostro ruolo di riferimento scientifico, culturale e formativo, non solo per l’Europa ».