Paolo Valentino, Corriere della Sera 21/11/2007, 21 novembre 2007
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
WASHIGTON – A 45 giorni dai caucus dell’Iowa, primo appuntamento della campagna presidenziale, si fa più incerta la corsa democratica alla Casa Bianca. E se Hillary Clinton rimane ancora in testa ai sondaggi nazionali, nel piccolo ma cruciale Stato del Midwest la senatrice di New York è costretta ora a inseguire il suo diretto rivale, Barack Obama.
Secondo l’ultimo sondaggio
Abc News/Washington Post,
condotto una settimana fa su un campione di 500 elettori, il senatore afroamericano dell’Illinois ha l’appoggio del 30% di coloro che il 3 gennaio prossimo andranno a votare alle assemblee del partito democratico, contro il 26% della signora Clinton. L’ex senatore del North Carolina John Edwards è fermo al 22%.
Considerando il margine d’errore del 4%, si tratta di fatto di un testa a testa. Ma l’Iowa è speciale. Votando per primo, è lo Stato che per tradizione può rilanciare o bruciare le ambizioni di ogni candidato. E il forte progresso registrato da Obama manda alla campagna di Hillary un segnale molto preoccupante: nessuno dei fattori che ne fanno la front-runner
’ la competenza sui temi, la percezione che sia la più eleggibile nel lotto dei democratici, il dominio del voto femminile – sembrano tradursi in consensi fra gli elettori dell’Iowa. I quali appaiono inclini a privilegiare il cambiamento di direzione, a cui oltre il 55% di loro attribuisce priorità assoluta. in questa fascia di elettori che Obama ha buon gioco, con il 43% delle preferenze, contro il 25% di Edwards e appena il 17% della Clinton, la quale appare vulnerabile anche sul fianco del carattere. Il 31% degli interpellati considera infatti il senatore di Chicago il più onesto e credibile fra i democratici, quasi il doppio di quelli che rispondono Hillary. Di più, mentre il 75% crede che Obama ed Edwards dicano quello che hanno intenzione di fare, solo il 50% pensa che sia il caso di Hillary.
Che il campanello d’allarme sia stato udito nel campo di Hillary appare evidente nella decisione, presa dai suoi strateghi qualche giorno fa, di raddoppiare le dimensioni dello staff impegnato in Iowa, ora forte di 200 persone a tempo pieno, di inondare di spot le radio e le tv locali e, soprattutto, di intensificare la presenza sul campo. Oltre a moltiplicare le apparizioni della candidata, la campagna di Hillary ha già lanciato nella mischia il marito Bill, che continua ad attirare grandi folle e si concentrerà sulle aree rurali e i piccoli centri. Anche l’ex senatore del Nebraska Bob Kerrey e l’ex leader democratico della Camera Dick Gephardt sono stati chiamati a dare una mano.
il chiaro segnale di un nervosismo crescente, ma anche della volontà di reagire, al termine di un periodo nel quale la macchina da guerra di Hillary, perfetta ancora fino a poche settimane fa, ha inanellato una serie di gaffe e infortuni che l’hanno mandata in stallo: le domande concordate in una conferenza stampa, la polemica sulla mancia non data a una cameriera, l’accusa (smentita, ma non dissoltasi) di aver raccolto notizie compromettenti su Obama per farle trapelare al momento opportuno.
Non tutti i risultati del sondaggio sono comunque negativi per la signora Clinton. Hillary rimane la preferita fra gli elettori che mettono esperienza e forza in testa ai criteri della loro scelta. Vale a livello nazionale e vale anche in Iowa, dove il 38% di questo gruppo la appoggia, contro appena il 12% di Obama.