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 2007  novembre 21 Mercoledì calendario

Durante il settimo decennio dell’Ottocento il grande critico d’arte John Ruskin, allora professore a Oxford, convinse i suoi studenti a uscire dalla contemplazione improduttiva e a seguirlo in un’impresa manuale, nientemeno che la costruzione di una strada

Durante il settimo decennio dell’Ottocento il grande critico d’arte John Ruskin, allora professore a Oxford, convinse i suoi studenti a uscire dalla contemplazione improduttiva e a seguirlo in un’impresa manuale, nientemeno che la costruzione di una strada. I lavori cominciarono con entusiasmo, ma alla lunga l’imperizia generale e altre incombenze li fecero languire e infine cessare senza concludere gran che. Ma i partecipanti all’impresa, uno dei quali fu il giovane Oscar Wilde, andarono poi fieri tutta la vita di quel tentativo. Di sicuro ignaro di tale precedente, circa ottant’anni dopo, nel 1956, il, come chiamarlo? santo laico, benemerito assistente sociale volontario? Danilo Dolci promosse qualcosa di simile a Partinico. I suoi seguaci però non erano ricchi studenti inglesi, ma braccianti siciliani disoccupati e disperati. Piuttosto che languire nell’inattività, Dolci li stimolò a intraprendere non pagati un’opera di utilità pubblica collettiva, il restauro appunto di una strada preziosa per il collegamento coi campi. Commise però l’errore di chiamare ad alta voce tale servizio volontario, «sciopero alla rovescia». La parola bastò a evocare lo spettro del comunismo e della rivoluzione. Le autorità intervennero immediatamente, Dolci e i principali collaboratori fuorono arrestati per sedizione, resistenza alla forza pubblica e via dicendo. Il processo fece epoca, molte personalità si schierarono a sostegno del missionario civile, e l’insigne giurista Pietro Calamandrei scese di persona a Palermo per pronunciare un’arringa appassionata, che se smontò qualche imputazione collaterale (come l’avere chiamato omicida la polizia) non evitò a Dolci un mese di carcere, sia pure già scontato, e una ammenda. Questi fatti lontani ma non dimenticabili sono rievocati con molto brio nel migliore spettacolo di politica illustrata che si veda da tempo: E’ vietato digiunare in spiaggia, scritto ds Renato Sarti e Franco Però, quest’ultimo anche regista. Il titolo viene da una precedente impresa di Dolci, che aveva promosso un digiuno dimostrativo di pescatori ridotti alla fame dall’attività di concorrenti mafiosi, non combattuti dalle autorità, che nell’occasione avevano fatto sgombrare l’arenile gridando la frase nei megafoni. Benché a senso unico, né data la materia altro atteggiamento sembrerebbe concepibile, l’apologo evita ogni grevezza didascalica ricorrendo all’umorismo: le scenette brechtiane sono introdotte e recitate da cinque attori siciliani tutti molto vivaci e molto spiritosi - Alessio Bonaffini, Diego Gueci, Renzo Pagliaroto, Domenico Pugliares, Francesco Vitale - uno dei quali fa da cantastorie, mentre gli altri diventano con disinvoltura contadini analfabeti (di quelli che Dolci riuniva per scambi di opinioni che avevano funzioni maieutiche), agenti, funzionari e via dicendo. L’arringa di Calamandrei viene letta ogni sera da un diverso personaggio noto, chiamato a esprimere la sua solidarietà (cominciò Bertinotti, a me è toccata la simpatica Dacia Maraini). Col maglione bianco di Dolci, Paolo Triestino è un pacato agitatore di idee, più spettatore che protagonista di fermenti. Il copione è ricco di battute spassose, quasi tutte provenienti dai verbali dell’epoca, e i circa 80’ filati scorrono leggeri e terribili (quella, cari signori, è la nostra Italia).