La Stampa 20/11/2007, pag.27 ROBERTO FIORI, 20 novembre 2007
Ferrero, energia per il cioccolato. La Stampa 20 Novembre 2007. Dall’energia del cioccolato - celebre slogan di casa Ferrero - all’energia per il cioccolato
Ferrero, energia per il cioccolato. La Stampa 20 Novembre 2007. Dall’energia del cioccolato - celebre slogan di casa Ferrero - all’energia per il cioccolato. «Abbiamo dato il via a un programma pluriennale di investimenti in campo energetico, con due linee di sviluppo fondamentali: il rispetto dell’ambiente e l’ottimizzazione della qualità e dei costi di filiera». Così dice Pietro Ferrero, chief executive officer del colosso dolciario insieme con il fratello Giovanni, annunciando ieri dal centro ricerche di Alba, in margine a un convegno sul futuro per i servizi di energia e ambiente, la nuova sfida "glocal" dell’impero della Nutella. Con un investimento complessivo nel comparto energetico stimato dagli esperti oltre 120 milioni di euro. Perché questa scelta, in un momento in cui un po’ tutti tendono ad affidare a terzi i servizi? «La decisione di entrare nel settore energetico nasce dal fatto che non abbiamo trovato sul mercato un’offerta in grado di soddisfare tutti gli obiettivi del gruppo. In molti campi, la nostra politica è stata quella di realizzare all’interno i servizi di cui abbiamo bisogno. Si pensi agli spot televisivi, creati perlopiù da Ferrero Publiregia, o agli impianti industriali, studiati e realizzati da Ferrero Ingegneria. C’è uno spirito di innovazione dell’azienda, che vuole conservare il pieno controllo dei progetti e adattarli il più possibile alla sua realtà e filosofia». Quali azioni avete intrapreso? «A marzo abbiamo costituito un’area operativa dedicata, la Energhe spa, che ha il compito di sviluppare in alcuni anni un programma di investimenti articolato su più paesi, con una dimensione dell’ordine di 150 megawatt di potenza. Opereremo da soli o con partner nella cogenerazione ad alta efficienza da fonti rinnovabili e non solo. Il programma si articola in impianti di cogenerazione per i nostri stabilimenti in Italia, Belgio, Germania e Polonia. Negli insediamenti italiani e tedeschi, stiamo anche sviluppando impianti di cogenerazione da biomasse liquide, fotovoltaici e solari». Nello stabilimento di Alba, grazie al progetto Albapower con una potenza elettrica di 50 megawatt e un investimento di 40 milioni di euro, l’impianto di cogenerazione è già attivo. «Sì, c’era la necessità di smantellare due vecchie centrali e crearne una più efficiente, in presenza di una escalation dei costi energetici. Di qui la costituzione di Albapower, a capitale congiunto tra due realtà locali come Ferrero e la multiutility Egea, che garantisce l’autonomia allo stabilimento dove la nostra azienda è nata e consente di erogare energia termica alla rete di teleriscaldamento della città ed elettrica per i clienti Egea». Dunque, investimenti in energia per un’azienda che ha un’anima alimentare. Qual è l’interesse? «Tutti gli investimenti sono stati focalizzati in una prospettiva dinamica di azienda che deve svilupparsi e sostenersi. I costi e i servizi in questo settore sono variabili influenzate da fattori esterni troppo importanti perché non si pensi a come ottimizzarli in un’ottica di sviluppo del territorio-impresa. Non vi è nessuno più di chi opera sul territorio che possa dare risposte corrette a esigenze locali. I fabbisogni energetici del gruppo non saranno però coperti totalmente dalle nostre iniziative di investimento. Ferrero continuerà ad essere un cliente attento agli sviluppi dell’offerta di mercato, qualora esso diventi più competitivo». In che cosa consiste il risparmio energetico a cui tendete? «L’ottimizzazione della domanda e il risparmio si definiscono attraverso un piano di interventi allargato a tutto il sistema industriale del gruppo, basato sull’utilizzo di motori ad elevata efficienza e inverter nel processo, la realizzazione di sistemi di controllo innovativi, il ricorso al solare termico per i nostri depositi e magazzini, il recupero del calore da tutti i nostri impianti industriali. E il beneficio per il territorio risulterà dall’aver operato nella logica del rispetto ambientale e della rinnovabilità delle fonti su tutta la filiera e non soltanto sulla parte relativa alla trasformazione». Che cosa vuol dire per un imprenditore multinazionale investire su progetti "glocal" di questo genere? «Per noi significa rimanere nel solco della tradizione, poiché ci sentiamo parte sociale dei territori nei quali ci strutturiamo industrialmente. Solo la partecipazione alle sensibilità locali può determinare un’impresa economica di lungo periodo, con interesse di tutti gli azionisti. Si chiama Corporate Social Responsability ed è di moda parlarne, in Ferrero è il principio d’impresa che ha ispirato mio nonno prima, mio padre Michele in seguito e sulle cui basi noi lavoriamo oggi». ROBERTO FIORI