Corriere della Sera 20/11/2007, pag.17 Sergio Rizzo, 20 novembre 2007
Tetto agli stipendi: tagli solo per 20. Corriere della Sera 20 novembre 2007. ROMA – Due milioni settecentomila euro l’anno
Tetto agli stipendi: tagli solo per 20. Corriere della Sera 20 novembre 2007. ROMA – Due milioni settecentomila euro l’anno. Nella relazione tecnica che accompagna l’emendamento all’articolo della Finanziaria che impone un tetto di 274 mila euro alle retribuzioni dei funzionari pubblici si precisa che questo è un calcolo prudenziale. Ma per quanto grande possa essere la prudenza, l’ordine di grandezza del risparmio per le casse pubbliche sarà più o meno quello. Ossia, due milioni settecentomila euro. Qualcuno dirà: tutto qua, dopo il baccano che si è fatto? Per forza. Esclusi i componenti delle authority. Esclusi i contratti privatistici delle aziende pubbliche e della Rai, almeno quelli stipulati prima del 28 settembre. Esclusi anche gli organi costituzionali. Alla fine chi ci rimette? In tutto, secondo la relazione della Ragioneria, 45 persone. Otto segretari generali e capi dipartimento dei ministeri, che guadagnerebbero in media 100 mila euro l’anno più del tetto. Dieci capi delle forze armate: 150 mila euro in più. Otto dirigenti «apicali» delle authority (50 mila euro mediamente in più). Quindici «presidenti e dirigenti apicali di enti pubblici, ricerca e università (100 mila in più). E quattro direttori generali delle Agenzie fiscali (altri 100 mila ciascuno mediamente in più). Riducendo gli stipendi di tutti questi al livello di quello del primo presidente della Cassazione, si potrebbero risparmiare, contributi previdenziali compresi, 6.104.200 euro l’anno. Ma dato che è stata introdotta la possibilità per Romano Prodi di fare 25 deroghe, ecco che ad essere colpite nella pubblica amministrazione centrale, a conti fatti, non sarebbero che 20 persone. Doveva essere un massacro di massa, si è ridotto a una piccola crudele decimazione simbolica. Anche se la rosa dei pallini potrebbe essere un po’ più ampia. Per esempio, l’elenco contenuto nella relazione tecnica non menziona i capi di gabinetto, quando è noto che qualcuno di loro ha una retribuzione ben superiore al tetto, come dimostra il caso del sempre citato Vincenzo Fortunato (Infrastrutture). Anche perché i magistrati (amministrativi e non) che collaborano con il governo senza essere stati collocati fuori ruolo possono sommare la retribuzione da magistrato all’indennità da capo di gabinetto e capo dell’ufficio legislativo. E infatti nelle alte burocrazie ministeriali si è sparsa una certa apprensione. Va bene che i tagli si faranno in quattro anni: ogni anno andrà in fumo il 25% della retribuzione eccedente il tetto. Ma nemmeno questo è bastato per addolcire la pillola. Così qualcuno ha anche pronunciato la fatidica parola: dimissioni. Certamente saranno risparmiati il direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli e il Ragioniere generale dello Stato. Certamente saranno risparmiati anche i vertici delle Forze armate. Ma in base a quali criteri verranno stabilite le altre deroghe, per arrivare al fatidico numero di 25? Soprattutto, come si eviterà il sospetto che le valutazioni di merito c’entrino poco o nulla? Infine: non è che brinderanno pure quelli che guadagnano poco meno di 274 mila euro l’anno, ma il cui stipendio, che verrà salvato, è comunque ingiustificato? Sergio Rizzo