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 2007  novembre 20 Martedì calendario

Dov’è finito l’oro di Napoli? La Repubblica 20 novembre 2007. NAPOLI. «Abbiamo fatto i salti mortali per spendere tutto il miliardo di euro del 2007»

Dov’è finito l’oro di Napoli? La Repubblica 20 novembre 2007. NAPOLI. «Abbiamo fatto i salti mortali per spendere tutto il miliardo di euro del 2007». Al Sud anche spendere costa fatica. Dall´Europa all´Italia, periodo 2000-2007, sono giunti 31 miliardi e 900 milioni di euro. Fondi straordinari per un piano straordinario rivolto al Mezzogiorno, area definita a forte deficit strutturale. All´oro di Bruxelles s´è aggiunto l´oro di Roma: il governo nazionale ha cofinanziato il piano contribuendo con circa 14 miliardi di euro. E siamo a 46 miliardi di euro. I privati, nel loro piccolo, avrebbero dovuto dare il segno della loro partecipe e fattiva azione: cinque miliardi e spiccioli. In totale (a+b+c) la cifra di quel che appare la versione monstre del piano Marshall è giunta a toccare la soglia lunare dei 51miliardi e duecento milioni di euro. Che è solo la prima tranche di aiuti. Dal prossimo gennaio al 2013 sono programmati investimenti che mobiliteranno risorse ancora più ingenti (100 miliardi di euro). Spesi il 63 per cento dei fondi disponibili, impegnati (cioè solo programmati o già in corso di realizzazione) quasi il 93 per cento dei soldi. Quasi tutto insomma quel che c´era in borsa sarà speso. E come? E Dove? Svaniti, come inghiottiti da una burocrazia famelica. Spesso, troppo spesso, sprecati e bruciati. Lingue di fuoco, un grande falò che ancora arde. Andiamo a Napoli. La colpevole gestione dei rifiuti in Campania, divenuto dramma sociale e testimonianza imperitura del più avanzato e moderno sistema di sperpero delle risorse pubbliche, ha coperto con i suoi miasmi ogni altra azione di recupero e di valorizzazione. «Abbiamo speso e realizzato anche opere importanti. Ma il recupero dei tesori d´arte, la loro valorizzazione in una cornice ambientale così degradata è il limite insostenibile di ogni azione di buon governo». Sincero l´assessore regionale Marco Di Lello, chiamato a coniugare l´impossibile: sviluppare il turismo malgrado i cumuli di immondizia. A Napoli si dice munnezza. Non era possibile ammirare ad occhi chiusi e naso tappato il recupero del Rione Terra ai Campi Flegrei (percorso archeologico suburbano più grande d´Europa), l´imponenza maestosa della Reggia di Caserta (riqualificazione di tutta l´area circostante), la nuova illuminazione degli scavi di Pompei e dei templi di Paestum; le grandi mostre alla Certosa di Padula. E i musei aperti o rilanciati: l´inaugurazione del Madre, grande e prestigioso contenitore di arte contemporanea. Opere realizzate in un recinto di inqualificabile abbandono. Sud dell´Italia: da Napoli a Catania, da Bari a Cagliari un fiume è corso: acqua, tanta acqua. Dire che non è accaduto niente non è vero, dire poco non basta. Le percentuali illustrate dai valutatori indipendenti di Vision&Value (London School of Economics) documentano un tasso di crescita enormemente più modesto del risultato atteso (siamo all´1,2 per cento a fronte di una media Ue ben più robusta); l´occupazione è a cifre assai inferiori alla media comunitaria; il tasso di illegalità (percentuale per crimini violenti ogni diecimila abitanti) ancora più elevato rispetto al tetto dal quale si era partiti (solo la Basilicata migliora, diciamo così, la performance). Un quadro nero, nel quale le colpe sono limpide, definite, certe. Napoli, per esempio. L´emergenza rifiuti è di nuovo riesplosa in queste ultime settimane. Adesso a guidare l´emergenza c´è il prefetto Alessandro Pansa, un altro uomo di Stato, integro, capace. Ma nemmeno lui ce la fa. Discariche bloccate, la munnezza come postcard. In questo contesto deprimente il primo accusato è Antonio Bassolino, il governatore nato rosso e trasfigurato, a sentire i detrattori che nel tempo sono divenuti numerosi, in un signore che accentra il dominio grazie a una fitta rete di relazioni, a una ragnatela stesa per governare, alla guida di una sapiente cabina di regia, ogni singolo centro di potere e di spesa. Questo contesto, e il clima plumbeo che ne fa da cornice, nascondono naturalmente anche alcune belle prove date. E dunque chi sa che la Campania ha speso, prima di tutti e meglio di tutte le altre regioni italiane, soldi per alleggerire le strade dalle auto? Ha infatti realizzato la più imponente cura del ferro che l´Italia contemporanea abbia messo in campo. Napoli sta scavando il suo ventre per far posto alla nuova metropolitana in città, allungandola ancora perché ha straziante necessità di trovare vie di fuga, corsie supplementari, strade veloci e di massa. Il sistema di collegamenti ferroviari tra il capoluogo e la provincia è stato potenziato. 868 milioni di euro sono serviti a realizzare 43 nuovi chilometri di strada ferrata della metropolitana regionale, vagoni nuovi, stazioni nuove (32) corse raddoppiate: per i pendolari una piccola boccata d´ossigeno. Una nuove rete, il trasporto marittimo, lega le città di mare ai centri turistici della costa. Si deve ad Ennio Cascetta, un tecnico, assessore ai Trasporti, la qualità e anche la trasparenza degli interventi finanziari. Come si deve a Luigi Nicolais, ora ministro della Funzione pubblica, una riuscita e vasta opera di finanziamento dei centri di ricerca, di sostegno all´università e all´impresa al tempo in cui guidava gli investimenti per la ricerca e l´università della regione. Eccellenze in un territorio a mano armata, fiori che sono nati, non morti, in un terreno di fango. E la tutela dei beni culturali, la riscoperta e il loro recupero, non è stata proprio occasionale: concentrata in sei aree definite "grandi attrattori culturali", sviluppata attraverso un´opera importante di restauro e conservazione, segnata in generale da buoni risultati. Qui finiscono i meriti. Che se ci sono, e ci sono, vanno registrati anche sotto il nome di Antonio Bassolino. Però le colpe paiono più gravi, enormemente più accentuate, più visibili, più dolorose. In Campania non esiste più un gruppo dirigente ma fazioni, famiglie, clan che si combattono e si dividono, si azzuffano nel senso letterale del termine, e si accusano, anche qui letteralmente. Dal partito democratico, allargato alla corte di Clemente Mastella, proviene la classe politica che ha governato la Campania in quasi ogni centro del suo territorio. Oramai divenuta impresentabile al punto che i dirigenti nazionali, da Veltroni in giù, neanche vogliono sapere, guardare, indagare. A Napoli l´oro di Bruxelles è riassumibile, se si è costretti alla sintesi, in una sola parola: consulenti. Consulenti e viaggi, eventi, fiere, mostre, gite, sagre, opuscoli, pubblicità su carta e su video. E siti web: decine, centinaia di siti che partono dal nulla e giungono nel nulla. Milioni di euro in fumo così. Ad agosto, per esempio, l´assessore alle Attività produttive produce un bando nel quale sono previsti diciassette milioni di euro utili ad ingaggiare consulenti, i più vari, i più diversi, che dovrebbero approntare un mega piano di sviluppo, il Paser, uno di quei frutti noti nella Unione sovietica dell´età brezneviana: carte e illustrazioni sterminate, dettagli inutili, cifre accomodate e irraggiungibili. I consulenti avrebbero dovuto dire all´assessore come fare, cosa fare di quei 750 milioni di euro, tanti sono infatti i soldi preventivati, per l´industria e il commercio della Campania. Il bando ha intanto prodotto polemiche feroci ed altre accuse. L´imponenza della rete clientelare della quale vive tutto l´arco delle forze politiche in campo non smette di generare mostri. Una sanità colabrodo ingoia tessere più che ammalati. E sugli altri fronti ogni giorno piccole semine di spreco. Decreto dirigenziale n. 386, "Progetto ponte tra l´Eccellenza Campana e le Potenzialità russe". 500mila euro di spese suddivise così: 50mila a consulenze specialistiche, 40mila a studi e indagini di mercato, 25mila a interpretariato e traduzioni, 215mila spese per fiere e workshop, 50mila per il classico sito web. Poi viaggi, comunicazione, eccetera. In sintesi: il nulla. E così, sfogliando e scorrendo, decine di migliaia di euro volano via spesi a pacchetti da 500mila. Decreto dirigenziale n. 456: "DolCina, progetto per il lancio di prodotti liquoristici della provincia di Benevento nel mercato cinese". Utile, si potrebbe anche sostenere, ma lievemente spropositata la spesa di rappresentanza dell´impresa possibile. I soliti 45mila euro per il sito web; 54mila euro per supporti multimediali; 55mila per le consulenze specialistiche, e il resto lo immaginerete. Miliardi che hanno preso il volo per una quantità non documentabile di progetti cosiddetti "immateriali" e qui l´aggettivo sta più per fumo, solo fumo senza nemmeno una punta di arrosto. Decine e decine di programmi e di tavoli programmati, gli acronimi fantasiosi (Paser, Pit, Fesr), rappresentanti degli enti locali affamati di soldi ma non di idee. Sono nati i Gal, altro acronimo che sta per Gruppo di Azione locale. Devono, dovrebbero, animare l´economia di un territorio circoscritto a qualche comune. Sette Gal (Alto Casertano, Titerno, Verde Irpinia, Partenio, Colline Salernitane, Casacastra, Adat). Altrettanti organigrammi amministrativi: assemblea dei soci, funzionari. E, come sempre, consulenti. "Il Corriere del Mezzogiorno" ne ha contati, solo nel ristrettissimo ambito di questa nuova piccola ma affamata burocrazia almeno una cinquantina. Ogni Gal ha un sito Internet; ogni sito un tecnico; ogni tecnico uno stipendio (sui duemila euro). Poi i responsabili degli ecosportelli, altra figliolanza prodotta dall´Europa, poi gli amministrativi (1800 euro mensili). Ogni Gal costa quasi 250mila euro l´anno. E cosa fa? Attività non memorabili. Il Gal Verde Irpinia ha elaborato un´analisi degli "elementi di memoria storica della Castagna di Montella". Settantamila euro è costato lo studio della castagna. Il Gal Casacastra ha speso in quattro anni 100mila euro per trasmissioni tv che devono pubblicizzare i microprogetti. Sembra che l´obiettivo, più che fare, sia comunicare… Infatti il Gal del Vallo di Diano (si chiama Adat) ha speso 85mila euro per pubblicazioni, brochure, sito web (e ti pareva!), presentazioni in power point, organizzazione di tour. Quello delle Colline salernitane ha speso quasi 250mila euro per un volume (e dvd, certo) dedicato all´intellettuale lucano Giustino Fortunato e al sentiero storico a lui intitolato. Tutto si può fare per raggiungere l´obiettivo dello sviluppo rurale, azione dichiaratamente ritenuta dall´Europa meritevole di sostegno. Persino l´operazione culturale intorno a Fortunato che, nel computo totale, sfiora il milione di euro. Ragionevole e giusto? Progetti fotocopia e finanziamenti al buio. I soldi sono stati tanti da aver dopato il mercato. L´impresa è divenuta parte integrante della famiglia dei clientes: solo richieste (a volto solo richieste di elemosina) e quasi mai l´assunzione di un rischio. Gli albergatori, per esempio, non hanno nemmeno sfruttato per intero le provvidenze messe a loro disposizione per riqualificare e ammodernare camere e servizi. Dovevano co-finanziare. Grazie, no. Troppi e troppo in fretta. Indigestione da soldi. La mano di Bruxelles è arrivata, ma (quasi) nessuno se n´è accorto. ANTONELLO CAPORALE