La Repubblica 20/11/2007, pag.53 HUGO DIXON, 20 novembre 2007
Per il dollaro si prevedono altre settimane di passione. La Repubblica 20 novembre 2007. Al vertice dell´Opec di Riyadh solo il Venezuela e l´Iran, paesi in aperta polemica con gli Stati Uniti, hanno chiesto di non denominare più in dollari il prezzo del petrolio, ma gli ospiti sauditi hanno glissato, anzi in privato il ministro degli esteri ha ammonito sui rischi di un collasso del biglietto verde, mentre la banca centrale alludeva discretamente alla necessità di aggiornare il tasso di cambio del riyal, ancorato al dollaro dal 1986
Per il dollaro si prevedono altre settimane di passione. La Repubblica 20 novembre 2007. Al vertice dell´Opec di Riyadh solo il Venezuela e l´Iran, paesi in aperta polemica con gli Stati Uniti, hanno chiesto di non denominare più in dollari il prezzo del petrolio, ma gli ospiti sauditi hanno glissato, anzi in privato il ministro degli esteri ha ammonito sui rischi di un collasso del biglietto verde, mentre la banca centrale alludeva discretamente alla necessità di aggiornare il tasso di cambio del riyal, ancorato al dollaro dal 1986. Invece a Città del Capo il vertice dei 20 paesi leader mondiali si è fatto notare per il suo silenzio, rotto solo da qualche brontolio sull´opportunità di "cambi più flessibili". Se la Cina li ascolterà il dollaro si deprezzerà contro il renminbi, altrimenti scenderà ancora rispetto alle valute senza cambi fissi fino a quando i governi o gli investitori lo soccorreranno… sempre che vogliano farlo. Se la Federal Reserve cederà alle sollecitazioni degli operatori economici di New York, quasi tutti persuasi che l´11 dicembre ci sarà una nuova riduzione dei tassi, aumenterà la convinzione degli investitori internazionali che il governo statunitense non si preoccupa del valore del dollaro. Tuttavia, anche se la Fed tenesse duro, il biglietto verde potrebbe deprezzarsi lo stesso se gli operatori riterranno che l´alto costo del denaro potrebbe soffocare l´economia. Intanto ricordiamo che ArcelorMittal, la società siderurgica più grande del mondo, lunedì ha annunciato un aumento di 40 dollari del prezzo alla tonnellata dell´acciaio, lasciando invariato quello in euro. L´aumento del 10% del costo dell´acciaio negli Stati Uniti in un trimestre alimenterà l´inflazione, frenerà le esportazioni e debiliterà ulteriormente il dollaro. Per il biglietto verde si prevedono altre settimane di passione. Edward Hadas [Altro scivolone di Northern Rock] Gli investitori di Northern Rock danno l´impressione di voler essere loro a dire l´ultima con il governo britannico, anche se, in teoria, le loro azioni valgono praticamente nulla. La sopravvivenza dell´istituto britannico dipende infatti dal finanziamento d´emergenza a cui lo Stato si è impegnato fino a febbraio. La banca ha detto di aver ricevuto offerte non solo considerevolmente al di sotto del valore di mercato della società, ma anche vincolate alla condizione che lo Stato mantenga almeno parte del sostegno. Il titolo ha subito una nuova flessione, anche se la capitalizzazione di mercato ancora al di sopra dei 400 milioni di sterline induce a sperare che le autorità non abbiano il coraggio di chiudere i rubinetti. Di certo è che le sorti degli azionisti non sembrano stare particolarmente a cuore alle autorità, che nel loro comunicato mattutino hanno indicato le seguenti priorità: contribuenti, consumatori e stabilità economica. Non una parola sugli azionisti. Per lo Stato potrebbe però non essere così facile ignorare la categoria, anche perché sbarazzarsene interrompendo il finanziamento, dichiarando il fallimento o statalizzando l´istituto sarebbe comunque problematico. La statalizzazione significherebbe assumersi un onere ben oltre i 20 miliardi di sterline di prestiti già erogati ed esporsi ad attacchi politici qualora fosse necessario chiudere filiali e licenziare personale. Il fallimento eviterebbe questi problemi ma ne comporterebbe altri, giacché lo Stato continuerebbe ad essere esposto per 20 miliardi di sterline, ma con un percorso di rientro poco chiaro. Il governo avrebbe dovuto adottare un approccio molto più risoluto nei confronti degli azionisti. HUGO DIXON