Corriere della Sera 18/11/2007, pag.16 Franco Foresta Martin - Mariolina Iossa, 18 novembre 2007
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«La Terra è troppo calda Scenari da film horror». Corriere della Sera 18 novembre 2007. ROMA. Gli scienziati del clima lanciano ai governi di tutto il mondo tre forti segnali sull’aggravarsi dell’effetto serra: il riscaldamento globale è una realtà indiscutibile, che non risparmia alcun ecosistema del pianeta; il fenomeno sta accelerando in quasi tutti i continenti; è stato superato il punto di non ritorno: la riduzione delle emissioni potrà rallentare la risalita del termometro, ma non bloccarla né invertirla, almeno nel breve periodo.
questo l’ultimo e più aggiornato bilancio contenuto nel « Summary for policymakers
», una specie di vademecum destinato ai legislatori, un invito ad accantonare dubbi e negligenze e a impegnarsi, quanto meno, per contenere i crescenti disastri climatici. Approvato ieri a Valencia, dove duemila scienziati del Gruppo sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite (Ipcc) si sono confrontati per cinque giorni consecutivi, il documento di 20 pagine tira le somme di tre voluminosi rapporti resi noti nel corso di quest’anno.
«Questo non è allarmismo. la sintesi di un lavoro accurato che oltre duemila scienziati hanno portato avanti per anni, prendendo in considerazione una quantità di dati fisici e di studi sul clima», avverte il climatologo Rajendra Pachauri, che il mese scorso ha ritirato il Nobel per la Pace assegnato a tutti gli studiosi dell’Ipcc e all’ex vicepresidente americano Al Gore per il loro impegno nello studio e nella diffusione della scienza del clima. Poi, riferendosi ai tentativi, sventati, di alcuni scienziati scettici, di annacquare il documento finale, aggiunge: «Quando ci si muove su un solido terreno scientifico, non si può concedere nulla perché sarebbe come sopprimere l’evidenza scientifica».
Il vademecum dell’Ipcc fornisce ai legislatori importanti dati su cui riflettere. La maggior parte dell’aumento delle temperature rilevato nell’ultimo secolo (quasi un grado) è concentrato dal 1970 a oggi, quando le emissioni dei gas serra prodotti da energia, trasporti, agricoltura e industria sono aumentate del 70% (oggi ammontano a 50 miliardi di tonnellate di anidride carbonica equivalente l’anno). Parallelamente si sono scatenate anomalie non attribuibili a cause naturali: aumento del livello dei mari (3 millimetri l’anno); riduzione dei ghiacci polari e montani, soprattutto nell’emisfero Nord (-25% e più); maggior frequenza di ondate di calore estive, di piogge concentrate, e aumentata distruttività dei cicloni.
A questo punto gli studiosi del clima propongono ai governi un argine: limitare a 2 gradi l’ulteriore aumento delle temperature ammissibile al 2100. Ciò implicherebbe almeno un dimezzamento delle emissioni globali annue di gas serra, da conseguire attraverso risparmi energetici e fonti non convenzionali. Nel frattempo, per difendere popolazioni e beni dai disastri climatici, bisognerebbe investire in opere civili di adattamento. Una sfida epocale per quei policymakers abituati a non guardare oltre l’orizzonte del proprio mandato.
Alle preoccupazioni degli scienziati Ipcc hanno fatto eco le parole del segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon: «Gli scenari più preoccupanti del cambiamento climatico sono inquietanti come un film dell’orrore e richiedono un impegno straordinario dei governi per attuare al più presto le misure di riduzione delle emissioni e di adattamento per difendersi dai disastri climatici ». Intervenuto a Valencia per concludere i lavori, Ban Ki-Moon si è trasformato in testimone del clima, riferendo di essere stato in Antartide, nelle Ande cilene e in Amazzonia e di avere osservato direttamente gli sconvolgimenti ambientali prodotti dai mutamenti climatici.
Franco Foresta Martin
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«Questo è solo terrorismo mediatico». Corriere della Sera 18 novembre 2007. ROMA. Carlo Ripa di Meana, siamo sull’orlo della catastrofe, dice il segretario generale delle Nazioni Unite.
«Ban Ki-Moon fa terrorismo mediatico per spuntare un successo diplomatico a Bali a dicembre. In realtà sta solo preparando per la comunità internazionale, con motivazioni apocalittiche, una fattura di 150 miliardi di dollari all’anno ».
Ma come, da «vecchio ambientalista », ex commissario europeo per l’Ambiente, padre della «carbon tax», ex portavoce dei Verdi, presidente di Italia Nostra, non pensa che bisogna sbrigarsi? O teme che sia già troppo tardi?.
«Al contrario. Kyoto è stato un fallimento. Ma questa fraseologia catastrofista: "Il mondo brucia, i deserti avanzano, gli oceani s’innalzano, facciamo presto" di Ban Ki-Moon e di quell’altro grande retore del disastro imminente che è Al Gore, ha alle spalle uno dei tanti interminabili rapporti dell’Ipcc, organismo formato da 2.500 scienziati che tutto è tranne che una vera comunità scientifica. Al Gore adesso fa conferenze. Ma quando era vicepresidente non fece nulla, tranne che autorizzare la deforestazione dell’Oregon».
Sta parlando di uno dei nuovi idoli mondiali dell’ambientalismo.
« solo un divulgatore, e usa l’ambiente per una sua battaglia politica personale. Quanto alla relazione di Valencia, i risultati della scienza non si acquisiscono a maggioranza relativa. Questo nel Paese di Galilei dovrebbe essere quantomeno assodato. La scienza, a differenza di quanto va dicendo Ban Ki-Moon, non è esente da dubbi, da errori, non fa miracoli, e soprattutto non deve seminare terrore. E neppure illusioni del tipo: siamo a un millimetro dal baratro, ma possiamo ancora salvarci. L’Ipcc è in realtà un organismo intergovernativo, quegli esperti sono di nomina governativa».
Non negherà l’effetto serra? Non c’entrano forse le emissioni di CO2 causate dall’uomo?
«Io respingo questo tipo di operazioni propagandistiche. L’affermazione che Ban Ki-Moon ha scolpito nel bronzo, e cioè che il riscaldamento globale è tutta colpa dell’uomo, non è condivisa da tutta la comunità scientifica. Richard Lindzen di Boston e Cristopher Landsea, maggior esperto di uragani al mondo, sono usciti dall’Ipcc».
Ma a Valencia erano più di duemila.
«E hanno firmato una relazione che è un compromesso. La scienza si fa con le pubblicazioni sulle riviste specializzate, non con i compromessi. La linea che sta invece passando è dettata dal calcolo politico o diplomatico o affaristico. Se Bush fiuta il business ce lo ritroviamo ambientalista».
Un inutile frastuono allora?
«Che nasconde, insieme a una conseguenza paralizzante per la sua carica terroristica e apocalittica, decisioni costosissime. E copre il fallimento di Kyoto. Le dichiarazioni di impegno roboanti sono irrealistiche. Così non ci muoveremo di un passo. Basta cincischiare. Dobbiamo invece stringere i tempi e disporre subito dell’idrogeno per il trasporto, che incide per il 40 per cento sull’effetto serra».
E come lo si produce senza inquinare?
«Qui il punto. Non con l’eolico, io penso, al contrario di quanto sostiene un altro retore dell’Apocalisse, il ministro Pecoraro Scanio. Sì allo sfruttamento del Sole. A Kyoto ho dato 4 in pagella, spero di poter mettere almeno una sufficienza a Bali. Ma non so».
Mariolina Iossa