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 2007  novembre 15 Giovedì calendario

Free Magenta. Free Magenta. Le parole corrono su internet, i siti per la sua liberazione si moltiplicano dall´Olanda alla Germania, i blog sono affollati da proteste

Free Magenta. Free Magenta. Le parole corrono su internet, i siti per la sua liberazione si moltiplicano dall´Olanda alla Germania, i blog sono affollati da proteste. Artisti, intellettuali, grafici, navigatori in rete scendono in campo. Persino la Comunità Europea è decisa a dar battaglia perché torni in libertà, denuncia che è stato compiuto un atto illegale. Anche se il diretto interessato non ne sa nulla. Perché Magenta non è un prigioniero politico, un condannato ingiustamente in cella. Ma un colore, il Magenta appunto, comprato come se fosse un oggetto e tolto così dal mercato, inutilizzabile ormai per i suoi affezionati estimatori, soprattutto tedeschi, che vorrebbero metterlo sui loro computer. Il suo codice, (Ctm 002534774) è stato infatti registrato e acquistato dalla Deutsche Telekom, la cui T è di quel cremisi carico. Off limits, proprietà privata. Come il blue silver acquistato dalla Red Bull, la produttrice della bibita energetica che considera quel misto di grigio blu parte integrante del suo logo. Ma la battaglia per la liberazione dei colori è appena cominciata, con la Comunità Europea al loro fianco convinta che non dovrebbero avere padroni, che questo acquisto è totalmente illegale. D´altra parte la battaglia ce l´ha nel Dna il Magenta. Deve infatti il suo nome alla città lombarda, dove gli zuavi francesi con pantaloni di quel color cremisi presero parte nel giugno del 1859 alla battaglia che durante la seconda guerra di indipendenza spianò la via di Milano all´esercito franco piemontese. E così dalla rete telematica ai palazzi del potere politico è partita la controffensiva ai giganti dell´economia. Registrare un sito, un nome si può, ha detto la Comunità Europea che però ha fatto notare alle due aziende che questo vale solo per i simboli rappresentabili graficamente», citando l´articolo 4 del regolamento Ue sui marchi registrati. I colori invece no, proprio no. illegale. E se sul web si moltiplicano i siti decisamente pennellati a tonalità cremisi che tra ironia e arrabbiatura gridano il loro «We have to stop them» dobbiamo fermarli e riprenderci tutto i colore, la questione è però più controversa di quello che inizialmente appare. E rientra in una delle tante problematiche aperte del diritto applicato alla nuova realtà del web, su come possa cambiare l´interpretazione dei codici in base ai nuovi mezzi di comunicazione. Alla contestazione della Ue le due ditte hanno infatti risposto che la registrazione del colore è avvenuta sulla base di una sentenza della Corte di Giustizia Europea del 2004 che dice «colori o combinazione di colori che siano oggetto di registrazione devono essere sistematicamente definiti associando le tonalità in modo uniforme». Gli avversari delle due compagnie dopo l´intervento Ue si sono subito scatenati appellandosi all´articolo 7 del regolamento che riconfermava la possibilità di registrare solo marchi e simboli rappresentabili graficamente, non colori. Ma le compagnie Telekom e Red Bull hanno risposto che l´articolo è del ”93 e in dieci anni sarebbe stato modificato dalla consuetudine e soprattutto dal progresso tecnologico. Insomma non si può applicare al mondo virtuale una legge entrata in vigore quando internet era una realtà solo per pochi. Magenta libero, ripetono sul web. Per lui e blue silver è ancora tutto da decidere.