Alberto Mattioli, La Stampa 14/11/2007, 14 novembre 2007
ALBERTO MATTIOLI
MILANO
Nonostante nella polemica sia intervenuto anche l’assessore Sgarbi, alla Scala la situazione è seria. In estrema sintesi: le maestranze chiedono il contratto integrativo, il sovrintendente Stéphane Lissner risponde che dell’integrativo si potrà discutere solo quando verrà firmato quello nazionale. E Lissner non è un tipo che ceda facilmente: di fronte alle richieste degli «intermittents», anni fa fece saltare il festival di Aix-en-Provence. Non una recita o due: tutto. Ieri Lissner ha incontrato il ministro Francesco Rutelli in campo neutro (cioè a Modena, ma Rutelli ha ribadito che non si può discutere un integrativo in assenza del contratto nazionale). Intanto è già saltata per sciopero la Messa da Requiem per i cinquant’anni della morte di Toscanini. E rischia di fare la stessa fine il Tristano del 7 dicembre. Sarebbe gravissimo, perché a Milano si può togliere tutto, ma non il suo Sant’Ambrogio alla Scala. Però, a parte gli opposti comunicati in sindacalese stretto, le rivendicazioni sono sensate? Com’è davvero la (dura) vita dell’orchestrale? «Professore d’orchestra, prego». Già, professore d’orchestra. Come Stefano Curci, cornista di fila, il nostro orchestrale, anzi professore-tipo.
Curci, quanti anni ha e da quanti è in Scala?
«Gli anni sono 43, alla Scala da 26. Vinsi il concorso nell’81, subito dopo il diploma».
Quanto lavora alla settimana?
«Il contratto prevede cinque ore per cinque giorni la settimana, più tre ore e mezzo nel giorno antecedente quello di riposo».
Totale: 28 ore e mezzo. Perfino i giornalisti lavorano di più.
«Sì, però noi dobbiamo anche studiare a casa, perché dobbiamo essere al livello della Scala».
Nessuno vi controlla…
«Il controllo lo fanno i più grandi direttori quando vengono a dirigerci».
Quanto guadagna?
«Sui 2.500 euro al mese netti. Però io sono stato assunto con la vecchia legge. Chi entra adesso guadagna anche meno».
Appunto: qual è il ventaglio delle retribuzioni?
«Diciamo da 2.100 fino a 3 mila euro, che è lo stipendio del violino di spalla. Uno solo».
Più le varie indennità…
«No, tutto compreso. E senza straordinari, perché di fatto non ne facciamo. Ma poi bisogna tenere conto di una serie di circostanze che nessuno cita mai».
Tipo?
«Lo strumento uno se lo paga. Anzi gli strumenti, perché io di corni ne ho due».
Quanto costano?
«Sui 15 mila euro l’uno. Ma un violino anche 70 mila».
Diciamo anche che molti fanno il doppio o triplo lavoro, hanno la cattedra, il quartetto, le lezioni private…
«La legge non lo vieta e lo si fa nei ”buchi” della Scala o nei giorni di vacanza».
E poi quasi tutti suonate anche nella Filarmonica della Scala. Pagati a parte…
«La Filarmonica è autonoma. E ha una convenzione con la Scala e le sue attività non interferiscono con quelle del teatro. Quando lavoro anche per la Filarmonica, entro alle nove del mattino ed esco alle undici. Di sera».
Lissner vuole aumentare gli spettacoli.
«L’ha già fatto ed è un’ottima cosa. Oggi alla Scala si produce il doppio o il triplo che negli altri teatri italiani. Ma ha potuto farlo solo grazie alla nostra professionalità».
I vostri colleghi a Monaco, Vienna o Zurigo suonano tutte le sere.
«Ma a Vienna hanno una doppia orchestra».
Insomma, cosa chiedete?
«Che venga riconosciuta la nostra professionalità. Non c’è abbastanza stacco fra quello che si guadagna alla Scala e negli altri teatri. Né fra un professore d’orchestra e un impiegato».
Guardi che chi ha sempre cercato di livellare tutto e tutti sono i sindacati…
«Il mio di certo no. Infatti è un sindacato autonomo».
Che farete saltare il 7 dicembre non ci crede nessuno.
«Con il malcontento che c’è in teatro, può succedere di tutto».
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