Hugo Dixon, la Repubblica 14/11/2007, 14 novembre 2007
ROMA - Come può, Oscar Pistorius, correre in quel modo? Fino a ieri era una domanda piena di tutto, ammirazione, stupore, scetticismo
ROMA - Come può, Oscar Pistorius, correre in quel modo? Fino a ieri era una domanda piena di tutto, ammirazione, stupore, scetticismo. Oggi è un dossier, zeppo di dati, numeri, grafici, proiezioni. Pistorius è diventato l´atleta più studiato del mondo, dopo due giornate intensissime all´università di Colonia. A coordinare i lavori il professor Peter Brueggemann, direttore del dipartimento di biomeccanica e ortopedia. Una delle massime autorità mondiali, un esperto anche nella delicata materia dell´handicap al quale la Iaaf s´è rivolta per vedere più chiaro nel caso-Pistorius. Decidendo una volta per tutte se l´atleta sudafricano, che corre i 400 metri con due protesi di carbonio al posto delle gambe, può partecipare alle gare dei normodotati. Olimpiadi di Pechino comprese. Sono un vantaggio, dunque, quelle due protesi ribattezzate «cheetahs», ghepardi? Dalle prime ricostruzioni non ci sarebbero dubbi. E se di vantaggi si tratta, testimoniati da un rapporto scientifico di altissimo livello, il via libera della Iaaf sembrerebbe difficile. Ma parlarne ora è prematuro, perché alla decisione finale si arriverà dopo due tappe: una prima sintesi del rapporto sarà fornita al consiglio della Iaaf entro il 23 novembre, mentre il termine per consegnare il dossier finale alla commissione appositamente costituita è fissato per il 14 dicembre. Entro Natale, insomma, Oscar Pistorius dovrebbe venire a sapere se potrà realizzare il suo grande sogno: partecipare, oltre che ai Paralympics, anche alle Olimpiadi. Cosa c´è di nuovo rispetto al dibattito della scorsa estate? La mole di test di queste due giornate, che ha soddisfatto anche l´atleta, riluttante mesi fa a farsi analizzare così accuratamente, sentendosi quasi una cavia. A Colonia il sudafricano è salito su una bicicletta per misurare il massimo consumo d´ossigeno, ha corso sei volte gli 80 metri su pedane che registrano la posizione del baricentro, i tempi di contatto delle protesi sul terreno. Mentre correva è stato sottoposto al prelievo del sangue. A scrutarlo, oltre ad uno staff di una ventina di persone e agli operatori di una troupe che sta girando un film sulla sua vita, anche sedici telecamere ad alta velocità che fissavano 250 immagini al secondo. Al termine delle sedute Pistorius ha ringraziato, come il manager e i rappresentanti della ditta islandese Ossur, che produce le protesi del costo di 12mila euro l´una. Soddisfatto Elio Locatelli, direttore dello sviluppo della Iaaf e supervisore dei test: «Abbiamo voluto il massimo per Pistorius, come chiedeva lui stesso. Adesso io esco di scena, a decidere sull´eleggibilità dell´atleta saranno altri». Il protocollo del professor Brueggmann dovrà stabilire l´esistenza o meno di vantaggi legati alle protesi, come ci si chiede dopo quell´incredibile gara al Golden Gala di Roma: quando Pistorius, lo scorso luglio, emerse da un avvio difficile con una curva ed un rettilineo finale strepitoso. Senza mettere in evidenza il tipico logorio di un quattrocentista a fine gara.