Corriere della Sera 14/11/2007, 14 novembre 2007
MILANO
Una volta c’erano gli schieramenti: gli studenti comunisti, i militanti di estrema destra, gli autonomi. Tutto cambiato. Perché il vento dell’antipolitica soffia anche sui giovani. E sui licei. Di Milano e di Roma. Le elezioni studentesche si sono appena concluse: perdono quota i collettivi di sinistra, nascono liste goliardiche, vincono gli apolitici, risorge (in sordina) la destra. Con uno slogan simile per tutti, da Nord a Sud: «Vogliamo una scuola più accogliente».
Addio battaglie tra i banchi e fervori rivoluzionari. Ora si combatte per l’auletta studio, per il corso sulla 626, per installare i pannelli solari, per dire no agli esami di riparazione. Poche campagne ideologiche. E molto individualismo. Lo spiega Carlo Pedretti, preside dello storico liceo Parini di Milano, dove nel 1966 esplose il caso «Zanzara»: «Sono passati quasi 40 anni dal ’68. E rispetto ad allora mancano le idee, i progetti, la prospettiva». Pedretti è durissimo: «I collettivi sono orfani della sinistra. Del resto questi ragazzi non sanno nemmeno chi è Marx». Termine colto per descrivere il disimpegno: «Vediamo un ritorno all’apolitia: di fronte allo spettacolo penoso dei politici, i giovani si ritraggono ».
Una scuola «dai profili confusi », dice il preside del liceo Vittorio Veneto di Milano, Michele D’Elia. Con la sinistra in crisi e tante liste nuove che si dichiarano apolitiche. Dietro cui, molto spesso, si nasconde la destra. Soprattutto a Roma, dove nella consulta degli studenti sono presenti Blocco studentesco (Fiamma Tricolore), Lotta studentesca (Forza nuova), Azione giovani (An). C’è anche «Vaffafioroni. org» che in poche settimane ha raccolto centinaia di adesioni e organizzato per venerdì una manifestazione a Roma, Perugia, Gorizia, Benevento, Brindisi, contro gli esami a settembre. «Siamo risentiti – spiega un volantino – contro un ministro che ci ha messo con le spalle al muro ma non fa nulla contro tutti quei professori incompetenti e impreparati».