Cinquantamila.it La storia raccontata da Giorgio Dell'Arti

Rasmussen III, re di Danimarca. Per la terza volta, la più antica monarchia d’Europa incorona premier il liberale Anders Fogh Rasmussen. Sette anni di governo alle spalle, altri cinque di fronte, secondo le proiezioni della tarda serata di ieri: la coalizione di centrodestra conquista la maggioranza del Volketing, il parlamento di Copenaghen, 94 seggi su 179. Ne bastano 90, per governare. Per lasciare all’opposizione i socialdemocratici, fermi a 77 deputati. Per non essere obbligati a imbarcare la Nuova Alleanza di Nasser Khader, il musulmano moderato che per tutta la campagna elettorale ha fatto da ago della bilancia. La scommessa è stata vinta, dunque. Rasmussen ci aveva puntato anticipando il voto, forte d’una economia in salute e d’una disoccupazione al minimo storico dell’ultimo trentennio (3,1%). I danesi sembrano dire sì anche alla sua alleanza col Partito del popolo, la destra della battagliera Pia Kjaersgaard che in questi anni ha combattuto la retorica «buonista » sull’immigrazione e ottenuto leggi fra le più restrittive d’Europa. Resta il dubbio su quel che accadrà, ora, col nuovo partito di Khader, che ha chiesto d’entrare nella coalizione, ma esige che quelle leggi siano temperate. Per raccogliere consensi nelle fasce dei «nuovi danesi», Rasmussen aveva ritirato le truppe dall’Iraq, abbracciato una politica ambientalista e soprattutto ipotizzato permessi di lavoro speciali, una specie di green card all’americana. Se i numeri restano questi, il premier potrebbe non avere più bisogno d’aprire «a sinistra», lasciando all’opposizione Khader. Ma nulla è certo, a Copenaghen. E Rasmussen potrebbe avere interesse a un consenso più largo. Mantenendo qualche promessa d’una politica più centrista. E dando spazio al primo leader musulmano che, con un suo partito, ha partecipato a un’elezione politica europea. VITTORIA Anders Fogh Rasmussen, 54 anni, con la moglie Anne-Mette

F.BA.