Dagospia 13/11/2007, 13 novembre 2007
Ci sia o non ci sia la campagna elettorale, Berlusconi ha deciso di farla comunque. Lui è così: la realtà è comunque una proiezione dei propri sogni ("niente è come sembra", canta Battiato), e dunque l´editto bulgaro non c´è mai stato, il governo cadrà stasera all´ora di cena, la campagna elettorale è già in corso e i sondaggi lo danno imperatore delle galassie e vincente al festival di Sanremo
Ci sia o non ci sia la campagna elettorale, Berlusconi ha deciso di farla comunque. Lui è così: la realtà è comunque una proiezione dei propri sogni ("niente è come sembra", canta Battiato), e dunque l´editto bulgaro non c´è mai stato, il governo cadrà stasera all´ora di cena, la campagna elettorale è già in corso e i sondaggi lo danno imperatore delle galassie e vincente al festival di Sanremo. Passando dalle ovazioni degli arditi di Storace alle preghiere alla mamma, dalle vecchie nenie contro i giudici comunisti alle perorazioni per il povero Dell´Utri, il capo dei moderati (…) ripropone pari pari il suo repertorio, con la variante eroica del "solo contro tutti", anche contro i suoi alleati, nel rifiutare qualunque trattativa sulla riforma elettorale. (Evviva il Cav.) Lo si rivede transitare da tutti i tigì come ai vecchi tempi, stesso entusiasmo stessa pettinatura, e si avverte che la novità non sta in lui (e come potrebbe), ma in noi. Lo osserviamo inerti, continuando tranquillamente il pasto serale (un tempo il bicchiere o la forchetta si fermavano a mezz´asta per lo sgomento), e ci rendiamo conto di esserci perfettamente abituati. Abituati alle sue barzellette, ai suoi amici fascisti, al suo gongolante autocompiacimento, insomma a lui. Questo da un lato la dice lunga sulla nostra resistenza ai traumi. Dall´altro, sulla nostra sconfitta. Ci ha presi per sfinimento. 2 - ASSASSINII (DI MASSA) SUL LAVORO… Da ”www.beppegrillo.it” Nel 2006 ci sono stati 1302 morti sul lavoro, 930 mila infortuni, circa 27 mila invalidi. Un costo sociale di 41 miliardi di euro ogni anno. 5/6 tesoretti. Nel 2007 il numero sarà superato senza problemi. Solo lo scorso 5 novembre sono state assassinate sul lavoro 5 persone. I loro nomi erano Immacolata, Alan, Francesco, Cristiano e Paul. E’ una guerra che i giornali non raccontano, i che politici ignorano o usano. Bisogna domandarsi perchè un uomo o una donna decida di lavorare a rischio della sua vita. Non sono mai morti casuali, chi muore sa di affrontare un pericolo. Decide di farlo perchè ha dei figli, per pagare il mutuo della sua casa o semplicemente per sopravvivere. Lo fa perchè senza diritti, clandestino o precario con una lettera di licenziamento prefirmata, così, se alza la voce, si licenzia da solo. Ci sono più caduti in Italia in un anno che soldati statunitensi nella guerra in Iraq. Non basta? Dove si vuole arrivare? E perchè nessuno ne fa una battaglia nazionale, da vincere, da combattere fino in fondo senza fare nessun prigioniero? Chi ci guadagna? Perchè qualcuno ci guadagna di sicuro. Oggi, domani, per tutta la settimana i media ci satureranno il cervello con la violenza del calcio. Se qualcuno ha sbagliato deve pagare, ma per i morti sul lavoro nessuno si indigna, nessuno carica la polizia, nessuna prima pagina. Il calcio è uno strumento di distrazione di massa. Non fa pensare. E’ come il delitto di Perugia, quello di Garlasco o la Franzoni. Non c’è altra soluzione per il calcio: va chiuso almeno per un anno. Bisogna fermarsi e riflettere. Occuparsi di cose più serie come la morte per motivi di lucro di 1500 lavoratori all’anno.Lucro perchè la sicurezza costa all’azienda molto di più di una causa per un ”incidente” sul lavoro. Bisogna occuparsi della protesta della signora Maria, madre di un operaio romeno, Bogdan Mihalcea, travolto da un’ondata di piena mentre svolgeva la manutenzione di un condotto sotterraneo Dopo sedici mesi l’inchiesta giudiziaria non ha ancora accertato le responsabilità. Maria protesta davanti al Comune di Torino e alla Smat (l’azienda committente dei lavori poi appaltati e subappaltati alla ditta in cui Bogdan prestava servizio in nero). Se non succederà nulla ha detto che si darà fuoco. 3 - CON GRISHAM L’EUROSTAR ARRIVA IN ORARIO… Riccardo Chiaberge per ”Il Sole 24 Ore” Dalle pagine di «Tuttolibri», Ferdinando Camon lancia un grido d’allarme per la miserabile condizione degli scrittori nel mondo, e sua in particolare. «Siamo in crisi d’identità – geme il narratore veneto ”. Perciò abbiamo, vattimianamente (neoavverbio derivato da Vattimo, ndr), una "scrittura debole". Non sappiamo chi siamo, non sappiamo chi sono quelli che incontriamo, non sappiamo chi saranno i noi-loro che usciranno da questo incontro. Sappiamo soltanto una cosa: che dobbiamo capire chi sono, e fargli capire chi siamo». (John Grisham - Foto Lapresse) Sembra di ascoltare uno dei sermoni televisivi di Corrado Guzzanti «Quèlo»: «C’è grossa crisi. Non sappiamo quando stiamo andando su questa tèra...». Senza dubbio, da una profonda crisi vattimiana d’identità appare afflitto John Grisham, che dai legal thriller nei quali era maestro è passato agli sport thriller, e per la seconda volta ambienta un suo romanzo in Italia. Questa è la storia di un giocatore di football americano che si ritrova nei ranghi dei "Panthers" di Parma. ”Il Professionista” è il titolo che Mondadori ha voluto dare al thriller, ma forse era più acconcio quello originale, ”Playing for Pizza”. Perché, tra le principali motivazioni del protagonista, c’è proprio la cucina italiana, descritta con minuzia di ingredienti: anolini con funghi porcini, cappone arrosto ripieno. Per documentarsi a dovere sul contesto narrativo, Grisham ha trascorso a Parma ben quattro giorni e quattro notti. «Molto intensi», precisa. Infatti. Basta aprire a caso una pagina del libro per trovare conferme del suo incredibile spirito di osservazione. Per esempio a pagina 37: «L’Eurostar proveniente da Milano entrò in stazione, puntuale come sempre». Anche gli aerei per gli Stati Uniti, da Malpensa, a volte decollano puntuali. John, perché non ne prendi uno e te ne torni a Memphis? Lì potrai sfuggire alla nefasta influenza vattimiana, e ritrovare la tua identità, anche a costo di rinunciare agli anolini e al cappone ripieno. 4 - LE COLPE DEI GEOMETRI E IL BUON GUSTO PERDUTO… Alberto Arbasino per ”la Repubblica” Nell’eccellente polemica aperta da Francesco Rutelli sulla rovina del paesaggio italiano rurale e urbano, sarà difficile ripartire le colpe fra gli atroci geometri, gli orripilanti architetti e le economie senza buon gusto dei cittadini-consumatori che vogliono acquistarsi un’abitazione. Ma una domanda sorge spontanea: sono opera di geometri o di architetti, gli orribili gazebi che invadono quasi ogni giorno la romana Piazza del Popolo, mentre nessuno ripara gli avvallamenti e le buche piene di cicche e i rattoppi provvisori nelle vie vicine? E non sarebbero più utili come strutture d’accoglienza nei vari quartieri?