Varie, 16 ottobre 2007
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GORNO TEMPINI Giovanni Brescia 18 febbraio 1962. Manager. Dal maggio 2010 amministratore delegato della Cassa depositi e prestiti
GORNO TEMPINI Giovanni Brescia 18 febbraio 1962. Manager. Dal maggio 2010 amministratore delegato della Cassa depositi e prestiti. Dal 2007 al 2010 direttore generale di Mittel (la holding presieduta dal banchiere Giovanni Bazoli) • «[...] esperienze professionali che lo hanno portato a vivere all’estero, come l’incarico londinese in Jp Morgan tra il ”98 e il 2001, per poi rientrare a Milano dove aveva studiato anni prima presso l’Università Bocconi, [...] Dopo aver ricoperto il ruolo di amministratore delegato e direttore generale in Caboto, Gorno Tempini era dal 2006 responsabile della finanza e della tesoreria del gruppo Intesa Sanpaolo [...] Tra gli altri incarichi di Gorno Tempini c’è quello nell’advisory board di E-Capital Partners, nel consiglio di Wwf Italia, nell’advisory board di Intercultura e presso l’Università Carlo Cattaneo-Liuc di Castellanza, presso Varese» (M. Sid., ”Corriere della Sera” 16/10/2007) • «[...] Noto soprattutto negli ambienti finanziari e privo di rapporti con la politica [...] l’unico momento di celebrità, probabilmente, se lo sarebbe risparmiato volentieri. Tra il 2006 e il 2007, infatti, il suo nome finì tra quelli dei banchieri coinvolti nelle inchieste giudiziarie sul crac Parmalat. La procura di Milano, in particolare, indagò su eventuali responsabilità nel collocamento di bond Parmalat da parte di una filiale di Intesa (Caboto), che Gorno Tempini aveva guidato negli anni precedenti. Il tempo trascorso da allora, senza che siano emerse novità, sembra però indicare che le verifiche effettuate non hanno condotto a nulla. Sui mercati finanziari, invece, il nome di Gorno Tempini è ricordato prima di tutto per gli anni di lavoro alla JP Morgan. Nella banca d’affari americana il manager [...] è entrato nel 1987, fresco della laurea in Bocconi e del servizio di leva nei Carabinieri. Sono gli anni delle speculazioni sulla lira da parte di raider del calibro di George Soros e, successivamente, delle scommesse sull’ingresso dell’Italia nell’Unione monetaria europea. Per il manager si rivelano anni d’oro. Sul piano delle relazioni, entra in contatto con Vittorio Grilli [...] Sul piano della carriera in JP Morgan, invece, lavorare in Italia rappresenta in quegli anni un trampolino di lancio. A dispetto di molte previsioni negative, infatti, il governo di Roma riesce prima a onorare i debiti e poi a centrare l’obiettivo europeo. La banca americana e Gorno Tempini azzeccano le loro scommesse, facendo ricchi guadagni come operatori specializzati sui titoli del Tesoro, un mercato che in quegli anni esplode. E il manager, da capo delle attività finanziarie in Italia, sale a Londra, dove allarga le responsabilità a Russia, Est europeo, Medio Oriente e Africa. Qui il momento è meno fortunato. Nel 1998, pochi mesi dopo il suo arrivo, la Russia fa crac. Per le merchant bank è un disastro e JP Morgan non fa eccezione. Nel 2001 la banca confluisce nella Chase Manhattan e Gorno Tempini si vede offrire una posizione - capo dei mercati obbligazionari europei - che gli va stretta. Torna in Italia, approdando in Caboto, chiamato da Lino Benassi, uno degli amministratori delegati che si susseguono al vertice del gruppo Intesa fino all’arrivo, nel 2002, di Corrado Passera. Anche a Milano, però, le fusioni non sembrano portargli bene. Nel 2007, infatti, Intesa conquista il Sanpaolo e Passera, nella riorganizzazione, tiene per sé la responsabilità della finanza, ultimo incarico di Gorno Tempini. Il manager trova una via d’uscita grazie a Bazoli, che conosce anche per via di frequentazioni di famiglia. Il banchiere gli offre la guida della Mittel, una storica società d’investimenti con una varietà d’azionisti che va dal raider Romain Zaleski a diversi enti cattolici. Gorno Tempini accetta e, un anno dopo, conclude le difficili trattative per acquistare la stella caduta della finanza bresciana, la Hopa di Emilio Gnutti, che in un paio d’anni torna in equilibrio. Chi ci ha lavorato lo descrive come dotato di competenze, ma non immune da scatti d’ira. [...]» (Luca Piana, ”L’espresso” 15/4/2010).